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Mario Cerciello Rega e il tragico ritratto di una nazione

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di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO

Un dramma che ha scosso l’Italia, l’omicidio del vice brigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega.

 

 

 

 

Non è ancora chiara la dinamica dell’omicidio. Ma alcune certezze ci sono. La prima è che Mario Cerciello non era solo un ottimo Carabiniere, ma anche una persona dal grande cuore. Pronto ad aiutare le persone in difficoltà, gli ammalati, gli ultimi. Lontano dalla figura dello “sbirro” creata dalla ideologia ACAB. E arriviamo alla seconda certezza. Il nostro, è un paese messo male, ostaggio di propaganda e odio. Mario Cerciello non era ancora morto e già partiva la caccia al nordafricano. Ad ucciderlo erano stati due nordafricani. Senza bisogno di conferme, la notizia è stata rilanciata ovunque. Usata per la propaganda politica. A tanti non sembrava vero di poter finalmente montare l’odio nazionale contro l’immigrato.  Infatti non era vero. Accusati dell’omicidio, sono due americani, bianchi e arrivati in Italia in aereo. Ma come non erano quelli con il barcone i cattivi? Non esistono razze buone o razze cattive, non esistono razze. Esistono persone, singole persone con il proprio inferno o paradiso. Non è mancata la propaganda contro le forze dell’ordine. A base di scuola Diaz, Cucchi o Aldrovandi. Episodi gravissimi, insieme a tanti altri, ma come dimenticare il sacrificio quotidiano delle donne e uomini delle forze dell’ordine? I tanti episodi di eroismo e abnegazione. Perché tutto deve diventare terreno di scontro ideologico?A peggiorare la situazione, la diffusione di una foto che ritrae uno degli indagati per l’omicidio del vice brigadiere Cerciello, in manette e bendato durante l’interrogatorio. Episodio gravissimo, ma che non deve essere usato per alimentare odio contro le forze dell’ordine. Mario Cerciello è morto in un paese e per un paese di fake news, di odio dilagante, di sterilità di buoni sentimenti, di politica ridotta a spettacolo circense. Il vice brigadiere Salvo D’Acquisto è il simbolo del sacrificio estremo per fermare la follia dell’odio, il vice brigadiere Mario Cerciello rappresenta ciò che va contrapposto alla barbaria dell’odio che si allarga nel nostro paese. La terza certezza è che le forze dell’ordine sono ostaggio della propaganda. A parole viene riconosciuto molto alle forze dell’ordine, ma poi i problemi rimangono senza soluzione da anni. Stipendi bassi, carenze nell’organico, armamento non adeguato, mezzi vecchi, mancanza di idonea assistenza sanitaria e previdenziale. Non serve essere esperti per avere coscienza dei rischi quotidiani che affrontano gli appartenenti alle forze dell’ordine. Prima di tutto aggressioni con oggetti contundenti e armi da taglio. Il coltello è più pericoloso della pistola, perché più diffuso, perché provoca ferite devastanti, l’incubo di ogni chirurgo d’urgenza. Per affrontare queste minacce le forze dell’ordine hanno mezzi scarsi. Spray al peperoncino, le prime pistole elettriche ma non basta. Perché bisogna avere il tempo di prendere la pistola, servono quindi difese passive come guanti antitaglio e maglie antitaglio. Serve addestramento. Molto concretamente, servono poche parole e molti denari. Dobbiamo tutti molto alla moglie di Mario Cerciello, rimasta vedova dopo 40 giorni di matrimonio. Costretta a rinunciare all’amore della sua vita. Amore, forse questa parola, questo sentimento, ci salverà.

Credit foto https://www.ilmessaggero.it/italia/mario_rega_cerciello_sottoscrizione_messaggero-4642500.html

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo