29 Settembre 2025
La pista inglese nel caso Orlandi: indizi, depistaggi e ombre
Quarant’anni di ipotesi, depistaggi, dossier veri e presunti

Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Roma, giugno 1983. Una ragazzina di 15 anni sparisce mentre rientra a casa dopo la lezione di flauto. Si chiama Emanuela Orlandi, è cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia.
Da allora, quarant’anni di ipotesi, depistaggi, dossier veri e presunti. Tra queste, una in particolare ha resistito al tempo: la cosiddetta pista inglese, l’idea che Emanuela sia stata portata a Londra e nascosta lì.
Londra entra in scena già un anno prima della scomparsa. È il 1982 quando Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, viene trovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge. Un omicidio mascherato da suicidio, secondo la giustizia italiana. Lì si intrecciano i destini di banche, Vaticano e massoneria.
Se c’è un luogo che rappresenta il lato internazionale del crac Ambrosiano, quello è Londra. Non stupisce che qualcuno abbia collegato la vicenda della ragazza a quella città.
La questione però è la mancanza di riscontri e collegamenti logici tra la scomparsa di Emanuela Orlandi e il crac Ambrosiano. Rapire una ragazza di 15 anni per fare pressione sul Vaticano per recuperare oltre mille miliardi!? Difficile credere che per un simile giro di denaro non ci siano state ben altre garanzie e forme di pressione.
Manca poi la prova principe di ogni rapimento: la foto del rapito. Una semplice Polaroid.
Negli anni scorsi compare un documento misterioso: una lettera datata 1993, a firma dell’allora arcivescovo di Canterbury, George Carey. Nel testo si citava un indirizzo londinese, Clapham Road, come luogo in qualche modo collegato alla vicenda Orlandi.
Per la famiglia, un indizio da non ignorare. Ma Carey, contattato dai giornalisti, ha sempre smentito. Una smentita netta, che ha alimentato più dubbi che certezze.
Nel 2012 i Vatileaks fanno emergere nuovi documenti interni alla Santa Sede. Alcuni di essi menzionano piste internazionali, compresa quella londinese. La fuga di notizie riaccende le speranze, ma anche i sospetti di depistaggio.
Negli anni, le procure italiane e quella vaticana hanno riaperto più volte il caso. Ma nessuna prova concreta ha mai dimostrato che Emanuela sia stata trasferita in Gran Bretagna.
Gli indirizzi londinesi indicati da anonimi non hanno portato a nulla. Le testimonianze si sono spesso rivelate inattendibili. Le segnalazioni di ricoveri in istituti religiosi o cliniche psichiatriche della capitale britannica non hanno mai trovato riscontri documentali.
Oggi la pista inglese resta sospesa tra verosimiglianza e leggenda. Da un lato, la cornice storica la rende plausibile: Londra era davvero il crocevia finanziario degli anni Ottanta, legato a Calvi e ai fondi neri vaticani.
Dall’altro, i presunti indizi si sgretolano uno a uno: lettere contestate, informatori screditati, documenti di dubbia provenienza.
Soprattutto i documenti legati alla pista londinese sono stati dichiarati falsi dalla grafologa forense Sara Cordella https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/09/i-documenti-sulla-pista-di-londra-sono-falsi-la-rivelazione-choc-della-grafologa-alla-commissione-dinchiesta-su-emanuela-orlandi-il-fratello-pietro-qualcuno-vuole-affossare-tutto/8055972/
Perché allora questa ipotesi continua a circolare? Tre ragioni spiegano la sua persistenza: il ruolo di Londra nello scandalo Ambrosiano, la continua comparsa di nuovi documenti e, soprattutto, l’assenza di una verità giudiziaria.
Inoltre si abusa del concetto di verosimile. Chiariamo la differenza tra vero e verosimile “La differenza tra vero e verosimile sta nel fatto che il vero si riferisce a ciò che è realmente accaduto o esiste, mentre il verosimile è qualcosa di inventato ma plausibile, che ha l’aspetto della verità e potrebbe essere vero, anche se non lo è. Il vero è inconfutabile, mentre il verosimile appartiene all’ambito del possibile e si basa sulla credibilità e la coerenza del discorso”.
Anche l’ipotesi di Emanuela Orlandi vittima di violenza a sfondo sessuale è verosimile. Come verosimile è la morte accidentale durante un litigio. In un caso di scomparsa, tranne il rapimento da parte degli alieni, tutte le ipotesi sono più o meno verosimili.
Dopo quarantadue anni abbiamo bisogno di elementi inconfutabili.
Che nella famosa pista londinese non esistono. Ad esempio anche Giuseppe Dioguardi, che da testimone dovrebbe rafforzare la pista londinese, afferma “Ma non sapremo mai se quel volo era per lei”, come riportato dal quotidiano “il Fatto Quotidiano”.
Così, quarant’anni dopo, la pista inglese resta lì: un sentiero costellato di ombre, depistaggi e suggestioni. Non una certezza investigativa.
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