22 Settembre 2025
Esistono ancora i Maestri?

Di Rosamaria Fumarola
Il nostro è un mondo complesso e dominarlo è difficile perché è difficile comprenderlo. Altrettanto ardua è peraltro l’individuazione di figure che possano orientarci nel dedalo di informazioni che il mondo lo raccontano, un dedalo nel quale tutto è sullo stesso piano e distinguere il vero dal falso è impossibile, perché ciò che oggi è vero potrebbe non esserlo più domani e ciò che è falso potrebbe diventare vero nello spazio appunto di una manciata di ore. Interpretare un universo nel quale cose, fatti, persone sono oggetti e soggetti di copioni sottoposti ad un cambiamento permanente, non facilita l’adesione ad un programma, proprio perché il programma non esiste e questo ci condanna all’ immobilismo, al non essere parte ed al sentirci disorientati. Sembra che il nostro senso critico venga frustrato al punto tale da disattivare qualsiasi scelta di fronte alla contraddittorietà ed inaffidabilità del reale. Ma il reale è davvero così sfuggente e “liquido” oppure esiste un modo per comprenderne i meccanismi? Un modo sarebbe ad esempio cercare e trovare risposte logiche a domande semplici, prima fra tutte: come siamo arrivati fin qui?
Da ragazza mi capitava di accendere la TV ed ascoltare Giovanni Falcone raccontare in un talk da Santoro o Costanzo come funzionava la mafia a lui contemporanea. Dopo qualche giorno la RAI mandava in onda l’intervista di Enzo Biagi a Buscetta e la narrazione del pentito era altrettanto lineare, logica e persino un’adolescente la percepiva come ragionevole. Ascoltare le parole di Falcone era un po’ come sentire un conoscente parlare di un problema tutto sommato semplice, che avrebbe potuto trovare una soluzione perché, come egli stesso amava sottolineare “ogni cosa umana ha un suo inizio ed una sua fine”. Farti comprendere le dinamiche della mafia significava dunque ridimensionarla, fartela guardare per ciò che era davvero, costringendola a scendere dal piedistallo delle mostruosità irrisolvibili su cui certa cronaca da tempo immemore l’aveva collocata. Non fu difficile ascoltare nemmeno tutte le udienze di Mani Pulite: gli interrogatori di Antonio Di Pietro erano sorretti da una logica lineare e perciò convincente, che obbligava gli imputati a risposte altrettanto lineari, pena la loro irricevibilità. Le narrazioni di questo tipo, tranne le poche eccezioni di grandi giornalisti o scrittori, sono andate nel tempo diminuendo, trovando sempre meno spazio nei salotti televisivi, nei quali l’attenzione dello spettatore viene mantenuta su eventi di cronaca nera, che avrebbero bisogno di ben altro approccio per descrivere davvero la società. Persino il racconto della politica non chiarisce le ragioni dei protagonisti, ma limita il suo sguardo superficiale ai fatti del giorno o al massimo della settimana, dei quali peraltro rende impossibile una comprensione autentica.
Accade poi che assisti alla lectio magistralis tenuta da Roberto Scarpinato alla festa del Fatto Quotidiano, una lunga, serrata, puntuale disamina dei fatti che nel tempo hanno orientato davvero le sorti di questo paese ed allora torni a comprendere che dietro ogni cosa esiste una logica semplice perché, come ci ha insegnato Feuerbach, quando cerchi la risposta a qualcosa devi accogliere la soluzione più semplice alla tua domanda. La forza etica ma anche narrativa di Scarpinato ha reso le sue parole materiche, al punto tale da restituire un peso pienamente civile alla partecipazione dell’ ex magistrato alla Festa ed il suo discorso non passerà, resterà nel tempo a parlarci come certi interventi di Pasolini, ma soprattutto a riannodare quei fili della comprensione per troppo tempo recisi. Il nostro è un paese che continua a non risolvere davvero i suoi problemi, ad imbellettarsi come certe dame facevano a Versailles, sporche e malate ma dall’apparenza impeccabile. Per essere parte del nostro mondo è necessario avere orecchi per chi racconta la verità, che non è poi difficile da riconoscere, perché la verità è sempre semplice.
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