20 Ottobre 2025
Zelensky a Washington, i Russi piegano le difese ucraine
il vertice di Washington tra Zelensky e Trump non ha portato risultati per l’Ucraina, ma Trump vedrà nuovamente Putin, forse… La situazione sul campo di battaglia intanto degenera per Kiev

Aree di crisi nel mondo n. 261 del 19-10-25
di Stefano Orsi
Washington
La delegazione ucraina arriva un giorno prima del Presidente Zelensky.
Ermak, Umerov, e Svyrydenko la Primo Ministro, hanno incontrato, tra gli altri, i produttori di armi statunitensi, in particolar modo quelli di Patriot e Tomahawk, che rappresentano le massime priorità per le disperate forze armate ucraine.
L’arrivo di Zelensky non è stato dei migliori, nessun tappeto rosso per lui con ad attenderlo il Presidente Trump all’altro capo.
Scendendo le scale Volodimir ha trovato il “fido” Ermak e la premier, e… il pilota del volo, che era sceso prontamente per fare numero e “accogliere” il suo passeggero negli USA.
Scena davvero umiliante ed avvilente.
Arrivo alla Casa Bianca non da meno, lo accoglie Trump sul ciglio di ingresso e si complimenta con lui per l’abito “elegante”, specifico che aveva lo stesso identico completo dozzinale total black che lo faceva un po’ gerarca fascista e un po’ guardia giurata, insomma lo stava umiliando nuovamente ed in favore di telecamere.
Una volta seduti al tavolo, le delegazioni una posta di fronte all’altra, ecco il giallo sulla cravatta di Hegseth a metà tra i colori della Stars and Stripes americana e la sequenza esatta dei colori della bandiera russa, poteva francamente evitare, ma si sa, il buongusto chi non ce l’ha non se lo può dare.
Nella sala ennesima umiliazione, fanno entrare la massa di giornalisti che si accalcano e vociano alle spalle e a ridosso della delegazione ucraina, i volti infastiditi si Umerov, Zelensky e Ermak sono estremamente eloquenti.
Dal lato americano invece nessuno, l’intento di mettere fortemente a disagio gli Ucraini è stato quindi. chiaro e certo.
Arriviamo quindi ai contenuti, Zelensky vorrebbe i missili cruise, e molto semplicemente Trump lo liquida con un, “Servono a noi” per difendere gli USA, e non possiamo separarcene.
Chiuso il discorso, parlano poi della volontà di Putin di arrivare alla pace, e svelano un evidente giudizio difforme, Trump pare convinto che Putin voglia arrivare alla pace mentre Zelensky lo smentisce dicendo che per lui non è così.
In realtà nessuno di loro vuole arrivare alla pace, Trump aspira a congelare il conflitto per aggiungere una nuova tacca alla sua candidatura al Nobel per la pace, mentre Zelensky sa bene quanto siano esauste, logorate, ridotte nei ranghi le sue truppe e vuole subito la sospensione del conflitto per poi aprire le trattative.
Non otterranno nulla di tutto ciò, la Russia ha spiegato fino alla noia che devono raggiungere un accordo che rimuova le cause che hanno portato al conflitto, solo dopo la firma si arriverà al cessate il fuoco, e le condizioni saranno dure da digerire per Kiev, niente NATO, riconoscimento ufficiale dei territori persi come russi, niente più UE, dichiaratamente ostile alla Russia ed ergo anch’essa un pericolo esistenziale per la Federazione, disarmo e denazificazione del Paese con ripristino della libertà di stampa, di lingua e basta alle discriminazioni.
Nessuno dei due capi di stato ha fatto il minimo accenno a tutto questo, procedono come se nemmeno i Russi avessero parlato.
Il gioco di Trump
Trump sta procrastinando la concessione dei cruise per usarli come arma di pressione su Putin, “se non ci accordiamo, li concedo” pare dica, ma anche lui, come la volta scorsa, commette errori su errori.
Vuole la fine del conflitto? Conosce il prezzo da pagare, non tergiversi e lo dica chiaramente, altrimenti il conflitto arriverà alle sue conseguenze, e credetemi, può avere una fine sul campo di battaglia e procedendo così l’avrà.
Il giorno prima dell’arrivo di Zelensky, Trump ha avuto una lunga telefonata proprio con Putin.
Il summit a Budapest
Durante la telefonata intercorsa tra i presidenti russo e statunitense, avrebbero concordato di incontrarsi ancora, stavolta in Ungheria.
Contentissimo Orban, ovviamente, ma, un ma stavolta c’è ed è davvero enorme.
I “MA” sull’incontro
Esistono diversi motivi per dubitare che questo incontro avverrà.
Innanzitutto sarebbe la seconda volta che il Presidente russo dovrebbe mettersi a rischio volando su terreno nemico, la NATO non è certo neutrale.
Al precedente incontro, il Presidente Putin aveva invitato a Mosca Trump per ricambiare la fiducia e la cortesia, dovrebbe pertanto essere Trump a spostarsi a rischio, per ricambiare appunto la fiducia nel suo interlocutore.
Inoltre Budapest è molto vicina al territorio ucraino, che ne è confinante e vi sono decine di migliaia di cittadini ucraini sul suo territorio nonché milioni distribuiti nella UE stessa.
Il volo del Presidente Putin avrebbe opzioni molto ridotte per l’avvicinamento all’aeroporto della capitale ungherese, o volando sulla Bielorussia prima e su Polonia e Slovacchia poi, oppure scendere a sud e attraversare il Mar Nero, la Turchia, entrare nello spazio aereo NATO dalla Bulgaria o dalla Grecia e da li passare ai cieli serbi per arrivare poi a Budapest, ancora meno semplice, passare dal Montenegro percorrendo il Mar Adriatico.
I rischi sono a mio giudizio davvero troppo alti, viste le premesse che non mostrano una reale apertura statunitense alle ragioni di Mosca, non ritengo sia conveniente esporsi a rischi concreti di attacchi da parte ucraina anche su terreno formalmente neutrale, sia esso della NATO come anche non nel caso della Serbia, anche il passaggio sul Mar Nero non è esente da rischi di attacco con aviazione o droni marittimi dotati di missili antiaereo, capacità che gli Ucraini hanno dimostrato di avere.
In conclusione poche speranze e troppi rischi.
La situazione sul campo in Ucraina
Per comprendere i piagnistei di Zelensky per arrivare ad un cessate il fuoco al più presto, occorre guardare al conflitto.
Vi sono ormai diverse città lambite dalle truppe di Mosca e sono tutte città importanti, iniziando da nord a sud, abbiamo queste:
Kupyansk
Le difese della città stanno letteralmente collassando, nella settimana i Russi hanno conquistato quasi per intero la parte ovest, i difensori sono stati sconfitti e si sono ritirati dalle cittadelle difensive formati da alti palazzi e sono fuggiti verso sud, anche dal lato est non va meglio, oltre che la presenza russa a nord, il fronte sta cedendo anche più a est presso Pyshane.
Pochi giorni e la città sarà interamente caduta in mano russa.
Krasny Lyman
Le difese perimetrali, trincee, villaggi, foresta, stanno cedendo una dolo l’altra. Solo Satvky al centro pare reggere, dopo la caduta di Zarykne e Yampol, non ci sono più stati ostacoli per i Russi avanzanti da est, mentre più a nord stanno conquistando sia Novoselovka che Drobyshevo, a breve, forse ore, i primi incursori russi entreranno in città.
Siversk
Si trova ormai tre fronti molto vicini, a nord, dove i soldati di Mosca avanzano lungo le alture che dominano la città, a est ormai a ridosso dell’abitato, e anche da sud il fronte che fu da me chiamato Sacco e Vanzetti, dal nome di un piccolo villaggio, ormai ha in vista la periferia urbana.
Kostyantynovka
Il fronte dei combattimenti procede lungo i villaggi di Pleshkievka e Ivanopolie, unici villaggi che resistono a sud e frenano l’ingresso russo in città, mentre da est tutti i villaggi sono stati presi, ma non sono a contatto con la periferia e quindi le forze attendono che si completi il fronte per sferrare l’attacco alla città, ma manca davvero poco, e questo nonostante i copiosi rinforzi e presenza militare ucraina davvero consistente, segno questo dell’impossibilità ormai sopraggiunta di attuare efficaci misure contenitive e di contrattaccare, sebbene vi abbiano più volte tentato, sempre le forze di Mosca hanno assorbito la spinta ucraina e poi hanno ripreso le posizioni iniziali avanzando ulteriormente.
Il famigerato reggimento Azov, neonazista, è stato spostato su questo fronte per tamponare in qualche modo la disastrosa situazione.
Pokrovsk e Myrnograd
Questo al momento è il fronte dove più si spendono gli sforzi ucraini, queste città sono strategiche per le vie di comunicazione che da qui si diramano verso i territori in mano loro e che servirebbero magnificamente ai Russi per coordinare le future offensive verso Dnepropetrovsk e Zaparoje, soprattutto con l’inverno alle porte.
Eppure , nonostante le molteplici offensive da loro tentate, tutte si sono risolte in una disfatta e i Russi stanno avanzando ovunque.
Ieri hanno raggiunto il centro di Pokrovsk, estendendo in poche ore il loro controllo su quasi tutta la città a sud della ferrovia, e oltrepassandola a nord ovest.
Un vero e proprio cedimento della linea difensiva ucraina.
Myrnograd a sua volta è lambita, ma attendono l’esito di Pokrovsk in quanto se dovesse cadere questa, verrebbe chiusa in sacca e la resa delle forze al suo interno, o la loro fuga disperata poco prima di essere chiusi garantirebbe la presa della città senza dover combattere casa per casa.
Questa sarebbe la peggiore sconfitta ucraina dai tempi di Artemovsk e poi Andreevka.
Molte unità stanno protestando con l’assurdo accanimento difensivo del comandante Syrsky, che invece di cedere subito il terreno e preservare le forze, avrebbe dilapidato ancora una volta i reparti in assurdi assalti che sono costati la vita di migliaia di soldati per poi alla fine cedere comunque il territorio difeso invano.
Cherson
Si moltiplicano le voci di presenza russa sulle isole del fiume Dnepr.
Non vi sarebbero ancora certe conferme di ciò, ma riporto quanto stia emergendo.
I Russi avrebbero preso il controllo di diverse isole vicino alla città di Cherson, incontrando scarsa resistenza e si starebbero preparando ad attaccare alcune zone periferiche ed in parte isolate della città, se ciò fosse vero, e riuscissero ad entrare in Cherson, ciò significherebbe che pur avendo di mezzo un fiume di grandi dimensioni, sappiano che le forze ucraine non siano più in grado per qualità e numero, di opporre una efficace resistenza, e una ulteriore città si aggiungerebbe a quelle a rischio.
Diviene quindi chiaro il perchè della disperazione di Kiev nel richiedere un cessate il fuoco e come mai la Russia non lo concederà, nemmeno se gli USA dovessero concedere decine o centinaia di missili Tomahawk.
Il progressivo degrado delle truppe di Kiev si va rivelando e non potrà che peggiorare durante l’inverno e se i Russi manterranno su tutto il fronte la pressione attuale.
