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15 Dicembre 2025

Il Valzer Diplomatico di Zelensky e la Cruda Realtà del Fronte – il congelamento dei beni russi nella UE

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immagine di libero USO, modificata dall'autore.

Aree di crisi nel mondo n. 269 del 14-12-25

di Stefano Orsi

Mentre il palcoscenico della diplomazia internazionale si anima con la consueta frenesia, il quadro sul terreno ucraino si fa sempre più cupo, rivelando la distanza tra la narrazione ufficiale di una resistenza vittoriosa e la cruda, e spesso taciuta, realtà del conflitto.

Il Presidente ucraino Zelensky ha concluso un’altra serie di incontri di alto profilo, culminata con l’atteso vertice odierno con l’inviato speciale Witkoff, preludio a quello di domani a Berlino con i leader della UE. Queste tappe seguono i colloqui con il Papa e con la premier Meloni, configurando un’incessante opera di fundraising e ricerca di legittimazione internazionale che, a conti fatti, pare più finalizzata a sostenere l’immagine che a delineare un concreto percorso di pace negoziata. L’accoglienza calorosa maschera in realtà il crescente disagio in Europa e negli Stati Uniti sui costi economici e sulle prospettive belliche di Kiev.

L’Europa e il Sabotaggio della Pace: Un Esercito Senza Limiti

La vera chiave di volta per una pace duratura risiede non solo nelle cessioni territoriali, ma nella neutralità armata e limitata dell’Ucraina. Ed è qui che emerge il ruolo più ambiguo di una certa leadership europea, che sta attivamente sabotando ogni spiraglio di accordo.

Questi leader continuano a fomentare Kiev affinché rifiuti ogni riduzione delle proprie forze armate. Senza una limitazione dell’esercito in termini di effettivi e armamento, anche la mancata adesione formale dell’Ucraina alla NATO risulta del tutto inutile ai fini delle garanzie di sicurezza.

Un’Ucraina con un esercito numeroso, ben addestrato e costantemente rifornito dagli arsenali occidentali, rappresenterebbe comunque un pericoloso nemico ai confini russi.

Un simile arsenale permetterebbe a Kiev di riprendere il conflitto in qualsiasi momento, usando come pretesto un qualunque incidente di frontiera o un sapiente espediente mediatico per attribuirne la responsabilità alla Russia e chiedere l’intervento pieno dell’Occidente.

 Un’Ucraina con un esercito numeroso e iper-tecnologico rappresenterebbe un barile di polvere da sparo permanente. 

Odessa e i Crimini Silenziati nel Mar Nero

L’attenzione si sposta drammaticamente su Odessa, epicentro dei recenti e massicci bombardamenti russi contro le infrastrutture portuali. Sebbene l’Occidente gridi allo scandalo, è necessario ripristinare la verità dei fatti: questa azione russa è la risposta diretta a una serie di gravi crimini di guerra ucraini commessi nelle acque del Mar Nero.

Kiev ha ripetutamente preso di mira non solo obiettivi russi, ma anche navi mercantili e petroliere di nazioni terze, del tutto estranee al conflitto. Questi attacchi contro il naviglio civile neutrale costituiscono violazioni palesi del diritto internazionale e delle convenzioni di guerra, eppure non hanno ricevuto alcuna condanna dalle cancellerie occidentali. 

Questa “licenza di colpire” concessa a Kiev ha di fatto giustificato la reazione muscolare russa volta a neutralizzare i punti di partenza di tali minacce. La militarizzazione ucraina del commercio marittimo ha trasformato il bacino in una zona ad alto rischio, mettendo a repentaglio la stabilità economica globale.

Il Fronte: Avanzate Russe e la Tattica del Sacrificio

I recenti sviluppi sul campo mostrano un quadro in evidente deterioramento:

  • Cadute Strategiche: Le forze russe hanno consolidato la pressione con la conquista di Siversk, avvenuta l’altro ieri, apre la via berso Sloviansk,e Varvarovka, avvenuta ieri, che posiziona le truppe russe nella posizione ottimale per sferrare l’attacco all’ultima linea difensiva attrezzata e stutturata, da parte ucraina, prima di Zaparoje, mentre si stringe il cerchio attorno a Mirnograd, la cui caduta appare imminente. Questi cedimenti testimoniano l’erosione delle difese ucraine che il mainstream occidentale cerca di ignorare.
  • La “Vetrina” di Kupyansk: La parziale riconquista ucraina di settori presso Kupyansk, celebrata con la visita di Zelensky vicino al fronte, ha il sapore di un’operazione d’immagine. Questi risultati tattici effimeri costano migliaia di vite e non cambiano l’inerzia del conflitto, servendo solo a giustificare nuove richieste di armamenti.

La Realtà Oltre la Retorica

Il filo conduttore è chiaro: la leadership di Kiev, vincolata alle frange più belliciste dell’UE, continua a rifiutare ogni ipotesi di compromesso. Il tour diplomatico di Zelensky e i vertici con Witkoff non mirano a una pace stabile — che richiederebbe una drastica smilitarizzazione dell’Ucraina — ma solo a garantire il flusso costante di capitali e armi. La vera priorità dovrebbe essere quella di spingere per un negoziato serio, accettando che la “vittoria” totale è un miraggio inaccettabilmente costoso per l’intero continente europeo e che quella mera illusione, si è sciolta come neve al sole della realtà del conflitto sul campo di battaglia.

Il congelamento dei beni russi

Ho cercato poi di approfondire l’argomento della delibera della Commissione UE che ha scelto di ricorrere all’Art. 122 TFUE per congelare sine die i fondi russi.

Tale scelta, a mio modo di vedere, assolutamente contraria al senso stesso dell’articolo, è stata contestata sia in ambito del Consiglio della UE che in sede di Parlamento Europeo, nonché anche da giuristi.

1. Critiche Istituzionali e di Leader Politici

Le obiezioni più immediate sono arrivate da Stati membri e leader politici, spesso sostenute da dubbi legali interni:

  • Bart De Wever (Primo Ministro belga, al momento delle discussioni): Il Belgio, sede di Euroclear dove è bloccata la maggior parte dei beni russi, è stato uno dei più preoccupati. Bart De Wever aveva espresso chiaramente i suoi dubbi sulla legalità dell’uso dell’Articolo 122: Critica: Sosteneva che l’uso dell’Articolo 122 non fosse appropriato perché la situazione attuale non rientra in una vera e propria emergenza economica interna all’UE, come previsto dalla norma. Aveva paragonato l’operazione all’idea di “entrare in un’ambasciata, portare via i mobili e venderli,” evidenziando il rischio di violazione dell’immunità sovrana e l’esposizione legale del Belgio.
  • Viktor Orbán (Primo Ministro ungherese): Sebbene la sua critica abbia un forte tono politico, essa si basa sulla presunta elusione delle regole democratiche e dei Trattati: Critica: Ha denunciato apertamente che il ricorso all’Articolo 122 (che permette di agire a maggioranza qualificata bypassando il voto all’unanimità richiesto per la Politica Estera e di Sicurezza Comune) sostituisce lo Stato di diritto nell’UE con il “dominio dei burocrati” di Bruxelles, definendo la mossa una forma di “dittatura” istituzionale.
  • Dichiarazione Congiunta (Italia, Belgio, Bulgaria, Malta): Questi Stati, pur votando “sì” per ragioni tecniche di stabilità, hanno formalmente inserito una nota di riserva nel verbale del Consiglio: Critica: Hanno precisato che il loro voto “non costituisce un precedente per il settore della politica estera e di sicurezza comune”, indicando chiaramente che ritengono l’Articolo 122 una base giuridica inadeguata per una misura che ha natura sanzionatoria e geopolitica.

2. Studi Legali e Analisi Accademiche (Focus sulla Legalità)

Diversi studi e sintesi del Parlamento Europeo e di esperti legali mettono in guardia contro l’uso estensivo di questa base giuridica:

  • Studio del Parlamento Europeo (Sintesi – Il ricorso all’articolo 122 TFUE): Sebbene non focalizzato esclusivamente sugli asset russi, questo studio analizza il recente trend della Commissione di usare l’Articolo 122 per vari strumenti (come il SAFE, lo strumento di azione per la sicurezza dell’Europa). Critica: Lo studio suggerisce che, mentre l’Articolo 122 par. 1 può essere invocato anche al di fuori delle situazioni di emergenza in senso stretto, la sua clausola introduttiva (“Fatta salva ogni altra procedura prevista dai trattati”) dovrebbe garantire che il ricorso a questa base giuridica non vada a scapito delle prerogative del Parlamento Europeo. L’uso per misure di lungo termine o di politica estera è visto come un modo per marginalizzare il Parlamento e indebolire il processo legislativo ordinario.
  • Precedenti Contenziosi (Contestazione dello Strumento SAFE): Il Parlamento Europeo ha già adito la Corte di Giustizia dell’UE (CGUE) contestando l’uso dell’Articolo 122 per l’istituzione dello strumento di azione per la sicurezza dell’Europa (SAFE). Critica: Questo ricorso evidenzia la profonda spaccatura istituzionale: il Parlamento sostiene che l’Articolo 122 sia una base giuridica di natura emergenziale e limitata, e non possa essere usata per istituire strumenti strutturali o permanenti, come di fatto si sta cercando di fare con il congelamento “a tempo indeterminato” degli asset russi.
  • Giuristi Esperti in Diritto Internazionale: Le analisi legali sottolineano la potenziale violazione del principio di immunità sovrana degli Stati, stabilito dal diritto internazionale consuetudinario. Critica: Mentre il congelamento (mantenimento dello status quo) è ampiamente accettato come sanzione, il passaggio a un congelamento strutturale e potenzialmente l’uso dei proventi (o, peggio, la confisca dei beni stessi) è visto come un passo verso una misura di esproprio che Mosca potrebbe contestare con successo nei tribunali internazionali. L’uso dell’Articolo 122, che è una norma di diritto dell’UE e non di diritto internazionale, non fornisce una “cornice legale inattaccabile” sufficiente a giustificare una tale violazione dell’immunità.

In sintesi, le critiche degli esperti si concentrano sul fatto che l’Articolo 122 TFUE, pur essendo flessibile, viene utilizzato in modo strumentale per aggirare i meccanismi di consenso (unanimità) e di controllo democratico (coinvolgimento del Parlamento) previsti dai Trattati per la politica estera e le misure sanzionatorie.

1. Critiche Legali dall’Ambito Accademico e Think Tank

Gli esperti di diritto dell’UE e diritto internazionale contestano l’uso dell’Articolo 122(1) perché lo ritengono un abuso di un potere emergenziale per perseguire obiettivi di politica estera, che richiederebbero l’unanimità (Articolo 215 TFUE) e il pieno coinvolgimento democratico.

Fonte / AutoreFocus Principale della CriticaPunti Chiave
“Reassessing the Use of Article 122 TFEU: A Legal and Political Misstep” (Modern Diplomacy – Dicembre 2025)Base Giuridica Illegittima e Litigiosità InevitabileSostiene che l’Articolo 122 è uno strumento di politica economica e non di politica estera o sanzionatoria. I suoi trigger (difficoltà di approvvigionamento, energia, minacce alla bilancia dei pagamenti) non sono soddisfatti da una “scomodità politica” nel rinnovare le sanzioni. L’articolo predice che il ricorso sarà “giuridicamente indifendibile” e soggetto a inevitabili contenziosi legali (Source 2.2).
“The rise of Article 122 TFEU” (Verfassungsblog – Febbraio 2023, con riferimenti a S. Leino-Sandberg e M. Ruffert)Sviluppo in una “Super Competenza” Senza Scrutinio DemocraticoL’articolo discute un paradigm shift (cambiamento di paradigma) nell’uso dell’Articolo 122, avvertendo che esso si sta gradualmente sviluppando in una “nuova super competenza, da utilizzare senza un efficace scrutinio democratico”. Questo uso per misure che vanno oltre la gestione immediata della crisi è visto come una violazione del principio democratico e un’espansione dei poteri del Consiglio a scapito del Parlamento (Source 2.4).
Studio del Parlamento Europeo (Think Tank – Settembre 2023)Implicazioni Istituzionali e Impatto sulla Responsabilità DemocraticaLo studio, pur analizzando l’Articolo 122 in senso lato, solleva preoccupazioni istituzionali. L’uso di questa base giuridica permette al Consiglio di agire a maggioranza qualificata ed esclude il Parlamento Europeo (procedura legislativa ordinaria). La critica è che l’UE sta perseguendo la stabilità politica a spese della responsabilità democratica e del corretto bilanciamento dei poteri (Source 1.2).
Rapporto del Parlamento Europeo (Settembre 2025 – “EU sanctions and Russia’s frozen assets”)Immunità Sovrana e Rischi Legali InternazionaliRiguardo l’uso dei beni in generale, il rapporto evidenzia che gli asset della Banca Centrale Russa (CBR) sono protetti dal diritto internazionale sull’immunità sovrana. Si sottolinea che l’uso (anche solo dei proventi) di tali asset per riparazioni di guerra rimane “problematico” e presenta “importanti rischi legali” (Source 2.1).

2. Contesto Istituzionale di Critica

È fondamentale notare che il Parlamento Europeo stesso ha contestato l’uso dell’Articolo 122 in contesti analoghi, rafforzando la posizione dei giuristi:

  • Ricorso al CGUE per lo Strumento SAFE: Il Parlamento Europeo ha presentato un ricorso alla Corte di Giustizia dell’UE (CGUE) per contestare la legittimità dell’uso dell’Articolo 122 per istituire lo Strumento per l’azione di sicurezza europea (SAFE).
    • Motivazione: Sebbene non riguardi gli asset russi, il ricorso dimostra che l’istituzione democratica dell’UE non ritiene che l’Articolo 122 sia una base giuridica adeguata per strumenti di lungo termine che hanno a che fare con la sicurezza o la politica estera. Se la CGUE dovesse dare ragione al Parlamento su SAFE, ciò creerebbe un precedente giuridico molto forte che potrebbe essere usato per contestare il ricorso all’Articolo 122 per il congelamento degli asset russi (fonte: Vedi fonti in sezione 1.B della risposta precedente).

In sintesi, la critica degli esperti è che la mossa della Commissione, pur essendo politicamente comprensibile (superare il veto, stabilizzare il congelamento), è una forzatura legale che sposta il processo decisionale dall’unanimità alla maggioranza qualificata e dal controllo del Parlamento Europeo a quello del Consiglio, mettendo a repentaglio la stabilità a lungo termine dell’ordine giuridico dell’UE.