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Arrampicata sportiva: Ludovico Fossali conquista l’oro a Briançon. “il mio primo 4 ed è stata una salita perfetta”

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DI FABRIZIO RESTA

Credit foto e video: profilo Instagram di Fossali

A Briançon, uno dei templi mondiali dell’arrampicata sportiva, Ludovico Fossali conquista la prima tappa della Coppa del Mondo, riservato alla specialità dello speed maschile e femminile. Il trentino ha cominciato le qualificazioni in sordina con un 5.12, che gli ha fruttato il quinto posto ma comunque utile per qualificarsi, a differenza di Matteo Zurloni, partito in modo scoppietante, arrivando dietro soltanto al kazako Amir Maimuratov. Progressivamente Fossati ha preso il largo, prima battendo agli ottavi l’altro italiano Boulous, vittima di una caduta, poi il cinese Jingjie Huang, stavolta sconfitto da una falsa partenza. La semifinale è stata più accessa, con il tedesco Leander Carmanns pronto a vendere cara la pelle. La gara è stata combattuta fino all’ultimo ma Ludovico l’ha spuntata, anche se solo di un centesimo (5.11 contro 5.12). Evidentemente il trentino aveva bisogno di “scaldare i motori” perchè durante la finale, Ludovico tira fuori dal cilindro una prova da manuale e con un 4.97 si sbarazza dello spagnolo Erik Noya Cardona. Terzo il cinese Long Jianguo che ha battuto Zurloni,ai quarti dal cinese Jianguo Long per un centesimo (5.03 contro 5.02).

Ludovico so che sei abituato alle vittorie. Tu sei stato Campione del Mondo nel 2019 e vinto un sacco di trofei che per comodità tralascio, ma te lo chiedo lo stesso: Che emozioni hai provato a Briançon?

Felicità, pure e reale. Sai dopo aver lavorato così tanto e non aver ottenuto i risultati sperati una semplice vittoria mi ha fatto rivedere tutto il percorso che ho fatto e ho realizzato che vivendo giorno per giorno il processo è il modo migliore di andare avanti.

Briancon è un riferimento mondiale dagli specialisti. Cos’ ha di speciale?

In realtà per la Speed è solo il primo anno che disputiamo la gara a Briançon. La lead da qualche anno in più. È un posto meraviglioso immerso nelle alpi e questo vuol dire falesie a perdita d’occhio. Sicuramente un paradiso per i cordaioli.

Gara gestita sin dall’inizio. Sei partito per qualificarti, poi sia agli ottavi che ai quarti anche un po’ di fortuna ti ha arriso: una caduta (Boulous) e una falsa partenza (Jingjie Huang)

Ma si la fortuna forse sorride ma non mi sento di attribuire metà della mia vittoria a lei. Ho gareggiato con avversari forti ma che sapevo di poter battere, chi più chi meno. Boulos nel primo scontro è scivolato ma sono abbastanza certo che lo avrei superato nel finale, il Cinese era sicuramente da temere ma avendo lo stesso personale sarebbe stata una gara alla pari, sapendo però che mercoledì era il mio giorno. Lo dimostrano poi i tempi della semifinale e finale, quel giorno ero da podio e l’ho dimostrato.

In semifinale invece è stata dura: con il tedesco Leander Carmanns hai vinto per un centesimo. Durante la gara si ha la percezione di essere in vantaggio oppure si è troppo concentrati e lo si “scopre” solo una volta finita la gara?

Durante la salita l’avversario lo vedi ma non sai con certezza chi è davanti. In quel caso ho dato il massimo e analizzando il video lo passo quando schiaccio il pulsante. Un centesimo anche il più bravo tra il pubblico fa fatica a percepirlo.

In finale hai tirato fuori dal cilindro una prova da manuale: un 4.97 contro lo spagnolo Erik Noya Cardona che non è certo il primo arrivato.

Prova da manuale sarebbe stupendo, quello era il mio primo 4 ed è stata una salita perfetta. Erik è un amico che nell’ultimo anno ha fatto un salto di qualità incredibile, poco più anziano di me continua a spingere fortissimo. È un grande atleta e un esempio per me.

Resta un po’ di amaro in bocca per la mancata qualificazione alle Olimpiadi, soprattutto per via di quel piccolo errore commesso ai quarti contro l’ indonesiano Aspar

Purtroppo si ma quell’errore è solo una piccola parte di un percorso che ho affrontato e sto affrontando. Purtoppo è vero, se avessi vinto quello scontro avrei il ticket ma potremmo aggiungere altri se (tipo la mancata qualificazione alle finali di Shangai oppure la scivolata a Roma e infine un pessimo mondiale a Berna). Pensare continuamente a quello che ho sbagliato non cambierà il futuro, lavorarci e capire dove si commettono gli errori si.

Il tuo “allievo” Matteo Zurloni invece ce l’ha fatta. Tu che le Olimpiadi le hai già fatte (a Tokyo, ndr) che consiglio gli daresti?

Ma di maestro ho fatto ben poco io per Zurlo. Spero di essere stato un amico e di averlo motivato a spingere con i miei risultati passati ma non mi sento di prendere il merito di aver fatto altro, ha un team dietro, come me, che lo supporta per tutto. L’unico consiglio che darei a chi andrà a Parigi è di godersela, di gioire delle piccole cose e di rimanere presenti e non farsi prendere dalle emozioni forti che arriveranno. Sono abbastanza certo che così facendo, per quanto possa essere difficile, ne usciranno vincitori.

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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo