ciclismo
Venturelli: “Ho riscattato il Mondiale”
Intervistiamo Federica Venturelli, 18 anni, la ragazza prodigio del ciclismo italiano che agli Europei juniores olandesi ha conquistato due ori e un argento. In questo periodo certamente non felice del ciclismo italiano, la Venturelli è il talento più importante italiano e sarà sicuramente una delle protagoniste del ciclismo professionista mondiale del futuro
DI FABRIZIO RESTA
Credit foto: per gentile concessione di Federica Venturelli
Che si parli di ciclismo su strada, pista o anche ciclocross, l’eroina di questo periodo è lei: Federica Venturelli. Il ciclismo italiano punta sulla giovane promessa, in grado di vincere in pochi giorni medaglie su medaglie durante gli Europei Juniores che si stanno svolgendo nel Drenthe (Olanda) e di portare l’Italia al primo posto nel medagliere insieme alla Gran Bretagna. Per lei oro nella Cronometro Juniores Femminile e nella Cronometro Staffetta Juniores Mista insieme ad Andrea Bessega, Luca Giaimi, Andrea Montagner, Eleonora La Bella ed Alice Toniolli e medaglia d’argento nella prova su strada Juniores.
Ciao Federica, partiamo subito. Europei indimenticabili: Prima classificata su crono sia a squadre che individuale, secondo posto nella prova in linea
Sono molto contenta dei risultati che ho avuto in questa trasferta. Dopo il quarto posto del mondiale di strada mi era rimasto l’amaro in bocca e le tre medaglie che ho vinto la settimana scorsa sono state una sorta di riscatto. Vincere tre medaglie europee su strada dopo i numerosi successi in pista è stato il coronamento di una stagione fantastica per me.
Isabel Sharp che ti aveva preceduta ai Mondiali non c’era. Eri convinta della vittoria sulla crono oppure c’era qualcuna che ti impensieriva?
Sicuramente l’assenza delle dirette avversarie più forti mi tranquillizzava, ma non posso dire che fossi convinta di vincere. Speravo in un bel risultato, questo non posso negarlo, ma sapevo che alcune atlete come Hannah Kunz e Fee Knaven mi avrebbero dato filo da torcere. Il secondo posto della svedese Stina Kagevi è stato invece una sorpresa: questa ragazza non aveva ottenuto molti risultati in precedenza, ma ha dimostrato di andare davvero forte.
La crono era di 20 km, un po’ insolito, con vento molto forte. Come hai gestito la gara?
20 km è un chilometraggio molto lungo per una gara contro il tempo juniores. Al mondiale di Glasgow avevo commesso l’errore di partire troppo forte e finire le energie troppo presto. Da questo errore ho imparato e all’europeo sono riuscita a gestire meglio lo sforzo, partendo non troppo forte e finendo in crescendo. Il vento è una variabile atmosferica che apprezzo e quindi per me non è stato un problema.
Pazzesca rimonta nel misto: eravate al quinto posto con 27″ di svantaggio ma poi avete vinto dando 25″ alla Germania e 42″ alla Francia
La prova del mixed relay è partita “in salita”: da subito abbiamo dovuto spingere a tutta per ricucire lo svantaggio causato dalla caduta del terzetto maschile. Già al primo intermedio, però, eravamo arrivate molto vicino al tempo della migliore squadra e abbiamo capito che ci bastava mantenere il ritmo per passare in testa. Sapevamo di essere una nazione competitiva in questa disciplina e, nonostante l’imprevisto caduta, siamo riusciti a dimostrarlo e prenderci la medaglia d’oro.
Infine, medaglia d’argento nella prova in linea. Eleonora (La Bella, ndr) ti ha preparato il terreno ma la belga Moors purtroppo ha resistito. Una medaglia comunque eccellente
Sono molto contenta del mio risultato e, sopratutto, di come ha corso la nostra squadra. Le mie compagne Eleonora La Bella, Marta Pavesi, Alice Bulegato, Vittoria Grassi e Silvia Milesi hanno avuto totale fiducia in me e mi hanno aiutata e supportata in ogni parte della gara. Ci siamo fatte trovare in testa al guppo ogni giro all’ingresso dello strappo (punto cruciale del circuito) e abbiamo preparato bene l’arrivo. Nell’ultimo chilometro ho fatto quello che potevo per vincere, ciò non è bastato ma non ho alcun rimpianto di come è andata. Mi sono giocata le mie carte e Fleur è stata più forte su questo tipo di arrivo.
La belga Moors ti ha preceduta anche nel Mondiale di Glascow, escludendoti dal podio. “Bestia nera”?
È sicuramente una ragazza forte e molto promettente e lo ha dimostrato nelle gare più importanti della stagione. Il mondiale e l’europeo sono però andati in modo molto diverso. Al mondiale, dopo l’attacco decisivo della francese Bego, io ho collaborato con le avversarie per cercare di ricucire il gap e riaprire la gara, mentre la belga è rimasta a ruota per poi attaccare sull’ultimo strappo. In questo caso, quindi, il risultato è dipeso anche dalla tattica e dalla scelta (diversa per me e per lei) di cercare di giocarsi la maglia oppure solamente un gradino del podio. Al campionato europeo, invece, la Moors ha dimostrato di essere la più in forma e la migliore su quel tipo di percorso.
Ciclismo su strada, su pista o il ciclocross, difficile scegliere la preferita?
Non posso sceglierne una, ogni disciplina ha il suo fasccino. La strada è la disciplina con più visibilità ed è considerata la più importante, quindi vincere su questo terreno dà un prestigio maggiore rispetto agli altri campi. La cronometro mi piace perché è una sfida contro sé stessi ancora prima che contro gli altri ed è quindi un confronto diretto con la propria mente e il proprio corpo. La pista è la disciplina che mi ha dato più risultati quest’anno e, forse, quella per cui sono più portata (ma questo solo il tempo potrà dirlo). Il ciclocross è la disciplina più varia per quanto riguarda climi e terreni e, per questo, la più divertente da praticare. Non mi importa se sto utilizzando la bici da strada, da crono, da pista o da cross… l’importante per me è dare tutto e divertirmi.
Campionessa italiana su strada,bronzo mondiale, campionessa europea nella crono, argento europeo in linea, oro mondiale su inseguimento individuale con record del mondo, argento a squadre, oro nella Madison con Valentina Grassi. Terzo posto ai campionati italiani e 4 posto ai mondiali di ciclocross. Quanto è difficile affrontare una gara con aspettative così alte?
Inizialmente è stato difficile partecipare a una gara ed avere addosso gli occhi di molti, ma ormai ci sto facendo l’abitudine. Maturando ho capito che non si deve dare troppo peso alle aspettative altrui, ma semplicemente ascoltare le proprie sensazioni ed essere convinti di avere dato il massimo. Non sempre si possono ottenere tutti i risultati che gli altri vorrebbero e lasciarsi condizionare dalla potenziale delusione degli altri non farebbe che peggiorare la situazione.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©