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Buon Natale all’ insegna degli auguri scomodi di don Tonino Bello

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di MARIA DEL ROSSO

La lettera degli auguri scomodi di don Tonino Bello “Tanti auguri scomodi”, è la più conosciuta e provocatrice, scritta dal vescovo salentino di Alessano (Le), durante il suo episcopato nella diocesi di Molfetta-Giovinazzo-Ruvo-Terlizzi e presidente di Pax Christi Italia.


Una lettera scritta con parole profonde e intense che ci scuotono nel nostro egoismo e ci invita ad aprirci al mondo e a non essere indifferenti  dinanzi alla povertà, all’ emarginazione, alle ingiustizie che affliggono i nostri fratelli sfortunati dalle tristezze della vita.

Don Tonino Bello inizia la sua lettera con il suo desiderio di augurare un buon Natale all’ insegna di un Natale differente che non sia superficiale, una festa che non sia abitudinaria ma  di gioia,  di condivisione e di fratellanza.

“Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi Buon Natale senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non posso, infatti, sopportare l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti  dalla routine di calendario. Mi lusinga, addirittura, l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!”

In seguito, don Tonino Bello  afferma con parole forti che non è Natale senza l’ accoglienza e l’ integrazione di uno sfrattato, di un marocchino, di un povero di passaggio.

Basti pensare ai tanti fratelli marocchini, discriminati ed emarginati per avere il colore della pelle differente, ai tanti bambini e alle donne che affrontano il viaggio sui barconi per raggiungere le nostre coste in cerca di dignità ma trovano solo morte e razzismo.

Ai tanti nuovi poveri che perdono il lavoro a causa del fallimento delle aziende, a chi cerca il lavoro ma trova solo porte chiuse, a coloro che sono indifferenti dinanzi alla dignità dell’ uomo.

Don Tonino si rivolge anche ai corrotti, a coloro che utilizzano le armi della furbizia,  dell’ arrivismo e della prepotenza per raggiungere i propri successi mediante la manipolazione  del prossimo.

“Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda di inventarvi un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.”

A seguire c’ è una condanna al Natale del business in cui l’ uomo moderno  è sempre impegnato nei preparativi delle luminarie, nell’ acquisto dei regali, nelle tombolate, nei lunghi pranzi e cenoni in famiglia ma dimostra scarsa volontà nella difesa dei diritti degli esseri umani come il lavoro.

“Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini, o il bidone della spazzatura, o l’ inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’ affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.”

Gesù rifiutato dal mondo mondano trova conforto in una mangiatoia tra il bue e l’asinello come i tanti bambini di oggi che giungono dall’ Oriente per un futuro dignitoso ma in realtà sono emarginati e abbandonati dall’ arroganza di una politica disumana.

Parole molto attuali che rispecchiano i nostri tempi difficili nei quali viviamo, in un’Europa minacciata da incertezze e da nuovi fascismi che fomentano nella nostra società.

Per esempio gli attacchi subiti dalla senatrice a vita, Liliana Segre, dimostrano che l’odio verso gli ebrei è ancora ben radicato nella nostra società.

Tempi duri nei quali i nuovi Erode fomentano la paura del diverso strumentalizzando il Vangelo e il Rosario per ottenere consenso nell’ elettorato cattolico ma offendono i valori cristiani mediante la politica della violenza.

“Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio della fame.

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’ oscurità e la città dorme nell’ indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere una gran luce dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.

Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. Che il numero 167 non è la cifra di matricola data ai condannati dal sistema. [è il numero di una legge del 1962 sull’ edificabilità dei suoli, ndr].

Che i ricorsi a tutti i Tar della terra sono inammissibili quando a farne le spese sono i diritti sacrosanti di chi non conta mai niente. Che i poveri, i poveri veri, hanno sempre ragione, anche quando hanno torto.”

Don Tonino è stato un uomo di fede e di speranza con la sua coerenza al Vangelo come dimostrano le sue parole che potremo definirle scomode al Sistema.

É  stato un vescovo che ha scelto il potere dei segni ai segni del potere come l’ accoglienza nel suo episcopio degli immigrati, dei poveri, degli emarginati, delle prostitute, dei tossicodipendenti, dei giovani in cerca di un senso nella propria vita e li ha confortati e donato speranza con il suo sorriso e con i suoi valori all’ insegna della pace, dell’ integrazione, della solidarietà per condurli in una nuova vita autentica.

Don Tonino come amava farsi chiamare anche da vescovo, si è schierato sin da subito dalla parte degli umili e per la “convivialità delle differenze” dimostrando di essere un

vero servitore e praticante del Vangelo in tutto il mondo anche con la famosa “Marcia della pace a Sarajevo del 1992”, ha segnato la storia della nostra comunità, la Puglia come arca di Pace.

“I pastori che vegliano nella notte, facendo la guardia al gregge e scrutando l’ aurora, vi diano il senso della storia, l’ ebbrezza delle attese, il gaudio dell’ abbandono in Dio.

E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri : che è poi l’ unico modo per morire ricchi. Buon Natale! Sul nostro  vecchio mondo che muore, nasca la speranza”.

Don Tonino conclude la sua lettera con parole intrise di speranza per nuovo mondo con l’ invito a tutti gli uomini di lasciare all’ anno che sta per terminare l’ uomo vecchio, corrotto, egoista per aprirsi a nuova visione di umanità, capaci costruttori di pace.

Il vescovo salentino è  un uomo rivoluzionario nel suo messaggio di Natale, è un sognatore e utopista, immagina una società in cui le diverse culture e persone si integrano e si fondono proprio come sognava l’ immenso John Lennon in “Imagine”.

“Immaginate un  mondo senza proprietà

mi chiedo se ci riesci

senza necessità di avidità o rabbia.

La fratellanza tra gli uomini

condividere  il mondo

puoi dire che sono un sognatore

ma non solo il solo

spero che ti unirai a noi

anche tu un giorno

il mondo sarà come un’ unica entità”.


Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo