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Editoriale

Una grande mamma – Premier

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Credit foto https://www.dire.it/28-07-2024/1067462-giorgia-meloni-visita-cina-pechino-memorandum/

di Lavinia Orlando

Stupisce lo stupore mostrato dalla Presidente del Consiglio a fronte delle tante critiche a lei rivolte per la presenza di sua figlia Ginevra in occasione dell’ultimo viaggio di Stato in Cina.

E stupiscono ancora di più le ragioni da lei addotte in risposta alle polemiche. La Premier ha parlato del diritto di scegliere in libertà – se portare o meno con sé la propria figlia – e si è eretta a modello per tutte le donne, affinché, anche grazie alle sue scelte pubbliche, non ci siano più dubbi circa la compatibilità tra maternità e carriera.   

Se non si può negare che la leader di Fratelli d’Italia abbia sempre avuto capacità di lettura della realtà ed abbia sempre fornito dimostrazioni di concretezza, sebbene immaginando e mettendo in atto risposte – molto – discutibili, Meloni dimostra ora totale assenza di collegamento con l’esistenza concreta.

L’idea che la sua vita privilegiata possa assurgere ad esempio per tutte le mamme e le possibili tali, oltre che come deterrente per i tanti che utilizzano la maternità per tarpare le ali al mondo femminile, è quanto di più lontano dal reale la Premier potesse affermare.

Meloni sembra non avere la benché minima idea delle estreme difficoltà in cui si ritrovano tutte coloro che, da neomamme non Presidenti del Consiglio, devono trovare soluzioni concrete e sostenibili per continuare a lavorare. In assenza di un’efficiente rete familiare, le mamme si trovano a scegliere tra costosissimi nidi ed altrettanto dispendiose babysitter. A tacere delle ancora più disastrose conseguenze cui sono costrette le tante impossibilitate a sostenere tali cifre, che, se non assegnatarie di posti in nidi pubblici, si trovano sovente costrette ad abbandonare il posto di lavoro.

E non meravigli l’assenza dell’altra metà della coppia dal ragionamento appena condotto, mancanza che, tra l’altro, dovrebbe aiutare Meloni a comprendere ancora di più lo stato dei fatti – stante la separazione col padre di sua figlia. Le mamme, infatti, partono, per legge, da una condizione di maggiore impegno rispetto ai padri, basti pensare ai congedi di maternità molto più lughi di quelli di paternità, e sono per ciò stesso le uniche destinatarie di misure discriminatorie, sia nella forma che nella sostanza.

L’immagine di una Premier single che scende la scaletta dell’aereo di Stato mano nella mano con la propria giovane figlia è, non solo irreale, ma suscita tanta ira. Meloni decide di portare con sé la progenie perché non vuole lasciarla “a casa, da amici”, ma non si è di certo recata alle riunioni con la dirigenza pubblica e privata cinese accompagnata dalla figlioletta, che sarà sicuramente rimasta in albergo seguita da tate e babysitter varie.

Non si tratta di discutere – non perlomeno in questa sede – della giustezza dei privilegi connessi ai ruoli di governo, ma dell’assurdità di comparare la propria condizione di vantaggio a quella di c.d. normalità – che tale non è – che riguarda la stragrande maggioranza delle donne italiane. Si tratta di stigmatizzare l’atteggiamento di chi vuole ritenersi un esempio da una parte, ma che non fa nulla per migliorare il gender gap dall’altra – ad iniziare dalla terribile condizione delle donne che lavorano con partita IVA o che devono accontentarsi di una posizione precaria.

Siamo l’Italia in cui, non più tardi di un anno fa, un’Amministrazione pubblica – il Comune di Monte Argentario – licenziava una neoassunta vincitrice di concorso per aver chiesto un congedo di maternità. Ed è di questi giorni la notizia della condanna a carico del Comune predetto al risarcimento danni subito dalla dipendente a causa del comportamento discriminatorio di genere. Se questo è lo stato del settore pubblico, si immagini la situazione drammatica in cui versa l’ambito privato.

Stante tale premessa, serve ben altro che qualche foto e poche parole di una Premier privilegiata, del tutto incapace di incidere concretamente sulla problematica ed oramai estranea alle questioni concrete della vita comune.   

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