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Editoriale

Non se ne salva nessuno

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Credit foto https://www.nsp-polizia.it/liberta-sindacali-no-alla-legge-bavaglio-comunicato-congiunto/

di Lavinia Orlando

La notizia della settimana appena trascorsa è inevitabilmente quella della misura cautelare a carico del Governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti.

L’ex esponente di Forza Italia, ora leader di Noi Moderati, è accusato di corruzione, ossia, per semplificare al massimo, di aver approvato provvedimenti favorevoli a vantaggio di chi provvedeva a finanziare la sua campagna elettorale.

La vicenda è solo l’ultima di tante storie poco edificanti a rappresentare una tra le più rilevanti ragioni dell’allontanamento dei cittadini dalla politica e dell’astensionismo dilagante.   

Ed ancora meno edificante è l’atteggiamento di chi, tra i colleghi di Toti, prosegue nella difesa d’ufficio o nell’accusa, rivolta ai magistrati, di attuare inchieste ad orologeria, sempre in prossimità di competizioni elettorali.

In tanti teorizzano la necessità di aspettare l’esito dell’inchiesta prima di auspicare le dimissioni del Presidente ligure. Non è ben chiaro, tuttavia, cosa ci sia da attendere: il procedimento farà il suo corso e porterà i suoi provvedimenti, ivi compresa la possibile archiviazione, ma resta il profilo politico – morale della vicenda, che rimarrà permanente nel curriculum vitae di Toti e che non può essere sottaciuto.

L’idea che un amministratore pubblico si rechi sullo yatch dell’imprenditore che finanzia la sua campagna elettorale e lo tranquillizzi circa il fatto che i provvedimenti assunti o da assumere siano gli stessi richiesti dall’imprenditore di cui sopra è vergognosa. Ed è ancora più vergognoso che ci siano giornalisti, politici e leader nazionali, finanche Ministri della Repubblica, che ritengono tale comportamento ineccepibile, oltre che del tutto consequenziale, come se il do ut des fosse parte essenziale dell’operato dei politici. 

Basterebbe leggere le intercettazioni per comprendere la gravità della vicenda, quelle stesse intercettazioni che, tra l’altro, non potrebbero essere pubblicate, se fosse già vigente la c.d. Legge Bavaglio, che prevede il divieto di pubblicazione “integrale o per estratto” dell’ordinanza di custodia cautelare. Per l’appunto, la maggioranza targata Meloni, lungi dal favorire la trasparenza delle istituzioni, si batte affinché la legge imponga di nascondere tutte le informazioni di rilievo circa le ragioni delle misure comminate a carico, tra gli altri, dei politici. Una misura, quest’ultima, che ha fatto retrocedere il nostro Paese al quarantaseiesimo posto (dal quarantunesimo) nella classifica da poco pubblicata sulla libertà di stampa nel mondo.

Difesa d’ufficio dei politici corrotti, limitazioni alla libertà di stampa, repressione violenta ai danni dei giovani che manifestano – si veda, da ultimo, quanto avvenuto a Roma in occasione degli Stati Generali della Natalità. Bastino solo questi tre elementi a rendere palese l’orientamento di chi ci governa, che continua ad essere vergognosamente forte con i deboli e debole con i forti.

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