Editoriale
MORIRE IN UN ITALIA CHE SI SCIOGLIE
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Terribile la tragedia della Marmolada. Vite travolte da una natura apparentemente impazzita, in realtà vittima dell’uomo. Non è la prima tragedia di questo tipo. Frane, valanghe, esondazioni. Sempre più frequenti. Sempre più letali.
L’uso scellerato delle risorse naturali presenta il suo conto tragico. Sono molti anni che si parla di nuove politiche ambientali e di economia sostenibile. Alle parole, però, seguono sempre pochi fatti. Una svolta verde in economia ha un costo economico alto, che non sempre vogliamo pagare.
L’Italia ha addirittura smantellato l’unico strumento statale di tutela ambientale. Il Corpo Forestale dello Stato. Azione scellerata, avvenuta nel disinteresse generale. La commozione per la tragedia della Marmolada o per i morti dell’Ilva di Taranto dura sempre troppo poco. L’ambiente e le risorse naturali sono un bene strategico meritevole della più ampia tutela, principio scolpito recentemente anche nella Costituzione.
Sarebbe compito della politica tramutare le parole in fatti. In realtà l’Italia si sta sciogliendo anche politicamente.
Il Movimento Cinque Stelle è dilaniato da lotte interne. Non riesce a scegliere se rimanere al governo o tornare forza d’opposizione per cercare di recuperare consensi.
Il Partito Democratico è spesso paralizzato dalle tante correnti interne. Non ha saputo indicare un candidato per l’elezione del Presidente della Repubblica, ripiegando sulla rielezione del Presidente Mattarella. Anche la scelta del successore di Nicola Zingaretti nel Lazio mostra lo scontro tra correnti nel Partito Democratico.
La Lega di Salvini è stanca di essere la Lega di Salvini. Logorata dalle scelte discutibili del ex ministro.
Fratelli d’Italia avanza nei sondaggi, più sfruttando la rabbia che con proposte di governo concrete e attuabili.
Forza Italia è legata a Silvio Berlusconi, sua opera incompiuta. Con la vocazione moderata ma senza tagliare i ponti con il populismo. Ne carne e ne pesce.
La sinistra semplicemente ha smesso di esistere. Una miriade di piccoli e litigiosi partiti. Nessuna prospettiva concreta di un nuovo progetto. Eppure, è basilare la presenza di una sinistra ecologista.
La classe politica è confusa e priva di visione progettuale. Molto volentieri ha abdicato, lasciando la guida del Paese a Draghi nel momento più delicato della nostra storia recente.
In Italia si continua a morire. Morti sul lavoro o per disastri naturali. Lo scontro generazionale è sempre più forte, racchiuso nella frase “i giovani non hanno voglia di lavorare”. La giustizia aspetta riforme da anni e nell’attesa arriva sempre più tardi. Il sistema sanitario è a pezzi e l’emergenza Covid torna a mordere. La scuola aspetta interventi.
Serve una nuova fase costituente. Che possa creare le condizioni per affrontare le tante emergenze. Non basta il tanto sbandierato PNRR, che rischia di finire impantanato nelle paludi della burocrazia che la politica non riesce ad eliminare.
Non può essere un singolo partito o un presunto leader a risolvere la situazione. Una visione di parte può solo peggiorare la situazione. Servono scelte condivise: riforme costituzionali e provvedimenti legislativi. Giustizia, lavoro, salute, istruzione, sostegno sociale e tutela ambientale devono essere priorità.
Deve cambiare anche l’atteggiamento passivo e rassegnato di noi cittadini. Non andiamo a votare, abbiamo smesso di credere nei referendum. La delusione è legittima ma rimanere a casa non è più la soluzione.
Abbiamo una domanda a cui dover rispondere velocemente, che Italia vogliamo lasciare in eredità?
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