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Politica

Numeri da circo

Il populismo è forte nei piccoli centri, mentre nelle città la sinistra domina. Il Pd da solo va avanti, con i populisti invece crolla. Il M5S di Conte verso il minimo storico. Salvini cala vertiginosamente nei sondaggi, ma il cdx vincerebbe comunque le prossime elezioni trainato da Fratelli D’Italia.

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Immagine di copertina presa dal sito del Senato della Repubblica, pertanto di dominio pubblico.

di Alessandro Andrea Argeri

Ottantacinque a quindici è il vero rapporto dei sondaggi francesi, dove, come ha sapientemente evidenziato Michele Serra su Repubblica, “Macron aveva come principale protagonista non la destra, ma la gauche di Mélechon, che al primo turno nella capitale di Francia ha preso più del trenta per cento politico dei voti”. Spinto da una certa curiosità, sono andato a vedere gli stessi rapporti da noi in Italia.

L’agenzia Swg ha recentemente pubblicato un rapporto in cui viene analizzata la percezione degli elettori, così come il clima interno sia dei partiti sia delle varie coalizioni italiane. L’analisi è stata effettuata su un campione di 1200 individui rappresentativo dell’intera cittadinanza nazionale, dunque scelti in modo da rappresentare proporzionalmente la popolazione italiana di riferimento. I risultati sono particolarmente interessanti, riassumo brevemente.

Prima domanda: l’intenzione di voto per la coalizione. Se si votasse oggi con sistema maggioritario il Cdx (Fi, Fdi, Lega) otterrebbe il 46,5% dei voti, il Csx (Pd, M5S, altri) otterrebbe il 41% dei voti, mentre l’area di centro (Azione, +Europa, altri) otterrebbe il 7,7%. Tra gli intervistati ben il 44% non ha espresso un’intenzione di voto. Il Cdx uscirebbe vincitore da un’ipotetica elezione odierna, in gran parte trainato da Fratelli d’Italia (circa 22%, stando ad un’altra indagine di Swg sulle intenzioni di voto).

Seconda domanda: il clima interno alle coalizioni. Agli intervistati è stato chiesto di esprimersi sui partiti appartenenti alla coalizione che voterebbero ma diversi dal partito preferito. Ad esempio, ad un votante del Pd verrebbe chiesto di esprimere un parere su un altro partito della coalizione di Csx come il M5S. I risultati sottolineano come nel Cdx i rapporti siano più distesi, con maggiore compattezza rispetto alla sinistra, attraversata probabilmente dai vecchi rancori Pd-M5S. Infatti in media soltanto il 28% del Csx apprezza gli altri partner dell’alleanza, contro il 45% del Cdx.

Terza domanda: le caratteristiche dei partiti. Gli intervistati hanno indicato le caratteristiche che attribuiscono ai vari partiti. Il voto è insufficiente per tutte e tre le aree politiche, ma il Cdx ne esce vincitore per la coesione. Al Csx viene invece riconosciuto un migliore posizionamento a livello internazionale. Insomma, tutte le compagini escono sconfitte, pertanto alle prossime elezioni si preannuncia un’altra vittoria dell’astensionismo, ovvero del “partito del non-voto”.

Ora, lungi da me voler parlare di numeri. Da quando ho finito il liceo schivo la matematica come Dante fuggiva dalle tre fiere nella Selva Oscura, però anche a un maldestro calcolatore, detto così sembra ci voglia Machiavelli, risalterà all’occhio la netta differenza di orientamento politico tra città e paesi, un abisso enorme, oltretutto acuito da una grossa percentuale di astenuti, o “astemi della politica”, perché se veramente le inebrianti promesse di stelle, cieli, pianeti non ubriacano più la massa, quegli elettori, il cui orientamento ormai è sconosciuto, potrebbero prima o poi tornare a votare. Dunque attualmente le previsioni possono tranquillamente essere smentite da una serie di elettori in versione “mine vaganti”. In pratica, al di là dei sondaggi, non sono scontate sorprese a tavola, magari proprio nel momento clou della cena.

Il centrodestra vincerebbe, principalmente grazie ai demeriti della sinistra, la cui strategia è riassumibile in un recente tweet di Enrico Letta.

Poi però lo stesso PD si allea con Conte, a sua volta precedentemente in moglie a un certo Matteo Salvini, quelli del “decreto sicurezza e immigrazione”, del “questo governo è fieramente populista”.

Ad ogni modo, sebbene il centrodestra di Giorgia Meloni versione atlantista-repubblicana sia portato vincitore alle prossime elezioni, risalta la netta contrapposizione di credo politico tra i piccoli e i grandi centri. La Lega impera in Lombardia, ma a Milano c’è Beppe Sala da quasi dieci anni. In Puglia il capoluogo è saldamente in mano a un rispettabilissimo primo cittadino, Antonio Decaro, mentre alla regione Michele Emiliano è al secondo mandato dopo aver vinto proprio contro un candidato di centrodestra. Eppure la maggior parte dei piccoli comuni vota destra. Alcuni berlusconiani nostalgici (di cosa?) restano ancora ancorati a Forza Italia, nonostante le previsioni vedano il partito prossimo alla scomparsa.

Nelle città ci sono le editorie, i giornali, le basi del potere culturale prima ancora di quello politico. Tuttavia al di là dei confini del “quartier generale”, la maggioranza degli elettori si trova nell’hinterland sempre poco considerato. Ebbene tre milioni di romani sono meno di tutto il Lazio, così come trecentomila baresi non sono quattro milioni di pugliesi. Nelle principali città italiane vivono meno di dieci milioni di abitanti. Nei paesi invece più di cinquanta milioni. È matematica “spicciola”, certo, ma forse la chiave per le prossime elezioni consisterà proprio nel saper attirare i piccoli borghi, le realtà comunali, le periferie abitate dai meno abbienti, esattamente come riuscirono i pentastellati nel 2018, armati di una demagogia da manuale di storia della politica.

Insomma, alla fine dovremmo ricordarci sempre da dove siamo partiti, dove siamo arrivati, chi in mezzo è responsabile di buona parte del percorso. Le elezioni sono ancora lontane, ma un gran risultato sarebbe già riuscire a nominare un premier capace di scegliere l’europeismo al posto dell’estremismo fascista.

Fonti:

https://www.swg.it/osservatorio

https://www.repubblica.it/rubriche/l-amaca/2022/04/26/news/lamaca_di_michele_serra_di_mercoledi_27_aprile_2022-347017338/

Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).