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Esteri

USA 2024-2 I PAC hanno in mano la Presidenza degli Stati Uniti

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Credit foto https://scenarieconomici.it/8-novembre-elezioni-presidenziali-usa-2016-come-si-elegge-il-presidente-degli-stati-uniti-di-giuseppe-palma/

Di Fulvio Rapanà

“Gruppi esterni (pac) promettono un miliardo di dollari per la rielezione di Biden” New York Times                                                                                                                                          “Il Super PAC di Trump dichiara di aver raccolto quasi 70 milioni di dollari a maggio” Politico                                                                                                                                                        “Preoccupati per la salute di Biden i donatori democratici iniziano a cercare di sostenere altri candidati alle elezioni presidenziali” Washington Post

“Trump chiede ai petrolieri di creare un PAC da 1 miliardo di dollari e promette di ridurre le normative sull’estrazione di idrocarburi e sulle leggi green” New York Times                       “Alcuni finanziatori minacciano di volere abbandonare Biden”  Politico                                             “I principali donatori democratici elaborano piani  per fare pressione su Biden affinchè si faccia da parte ” Washington Post                                                                                                                  Delle Presidenziali Usa 2024 le nostre televisioni   ne parlano poco, qualche articolo sui giornali ogni tanto esce spesso più come gossip che come informazione politica: “Clooney chiede a Biden di dimettersi”. Per quei pochi che si interessano alla vicenda  la convinzione è che  alla fine prevarranno  le idee , i progetti,  le proposte politiche o economiche o militari di Biden o Trump. Non è così o  è vero solo in parte perché le idee sono più valide e ascoltate a secondo di quanti soldi  spendono i candidati per farli arrivare “forti e chiari” all’elettorato. Mancano 120gg dal giorno delle elezioni e lo scontro si fa sempre più cruento non tanto fra i candidati quanto fra i PAC elettorali che raccolgono fondi da spendere per sostenere i costi della campagna elettorale dei due  candidati.                                                                                                                                             I candidati, a qualsiasi elezione, non possono raccogliere personalmente denaro per finanziare la  campagna elettorale e sono sostituiti dai Political Action Committee,( PAC),   organizzazioni a  livello federale, registrati presso la Federal Election Commission (FEC), che raccolgono  fondi  per influenzare l’esito di una elezione o di una votazione. Per queste Presidenziali 2024 i principali PAC democratici sono il Senate Majority PAC da 260 mln di dollari, il Future Forward USA da 180 mln, Hause Majority PAC da 160 mln. Nel campo  repubblicano i maggiori PAC sono Senate Leaderchip Fund da 360 mln di dollari, Congressional Leaderchip Fund da 180 mln. Si tratta solo di alcuni dei PAC più grossi che complessivamente, sommando altri PAC più piccoli  alle singole donazioni di privati o aziende, spenderanno a sostegno di Biden circa 3 mld di dollari e per Trump  2/2,5 mld. Attualmente i PAC iscritti alla FEC  sono circa 8.560. E’ evidente  che dietro i PAC ci sono le aziende, le istanze di gruppi di privati cittadini, le organizzazioni imprenditoriali, i sindacati, che negli Usa sono corporativi, i gruppi razziali e quelli religiosi, che finanziano un PAC piuttosto che  un altro se ritengono che il candidato o il partito finanziato dal PAC possa perseguire meglio i propri interessi. Accanto ai PAC politicamente ben indirizzati ci sono i PAC trasversali che finanziano un candidato piuttosto che un altro indipendentemente dalla propria appartenenza politica ma in base a istanze politiche o sociali o raziali contingenti, un esempio è AIPAC  un movimento nazionale di americani pro-Israele a cui partecipano 3 milioni di americani , ebrei e non,  che finanziano in ambedue i partiti candidati apertamente favorevoli alle politiche di Israele.                                                                                                                                        Le istanze e gli interessi  politici, economici, sociali, religiose o morali non vengono assemblate  nei partiti, che negli Usa non esistono se non come comitati elettorali,  ma  nei PAC che in termini lobbistici  portano avanti, a pagamento,  nei comuni, negli Stati o nel Congresso quelle istanze che chiedono di essere istituzionalizzate e riconosciute. E’ una giungla di circa 8.560 PAC  in conflitto o in alleanza fra di loro per determinare la politica del partito democratico o repubblicano oramai svuotati di un potere effettivo, trasferito di fatto alle organizzazioni che la finanziano. Dopo il Watergate il Congresso provò a moralizzare il finanziamento alla politica modificando una serie di leggi in senso restrittivo ma nel 2010 la Corte Suprema su istanza dei Repubblicani con una sentenza ha stabilito che il governo non può vietare o ridurre il finanziamento alla  politica  “poiché queste entità sono associazioni di cittadini, che lo esercitano in base al Primo Emendamento, che sancisce la libertà di parola, e quindi anche dei modi di esercitarla”. Il principio è bellissimo ma nel 2024 cosa significa negli Usa pensare con la propria testa? Ha lo stesso tenore di quello scritto nella Costituzione dai padri fondatori nel 1788 o altro? Attualmente quale è il percorso  che determina un convincimento personale verso uno dei partiti o uno dei candidati?. Risulta evidente che se la Costituzione protegge la libertà di parola questa è  di fatto“acquistata con il denaro”. Il candidato che non ha denaro sparisce perché non riesce a comunicare agli elettori il suo programma. Per una campagna elettorale come le Presidenziali i comitati elettorali sono formati da decine di migliaia di persone, dagli attivisti ai consulenti agli uomini di marketing agli strateghi, pubblicità, televisione, giornali, tutto costa una quantità enorme di denaro, e tanto più denaro si spende quanto più facilmente si riuscirà a diffondere il proprio messaggio. Sulla carta il processo elettorale si basa sulla libertà di parola in pratica “è il denaro che compra la parola”.  Il caso che conferma in pieno quanto nella premessa è quello che sta vivendo  Biden che ha perso malamente il primo dibattito televisivo con Trump e ha dato l’impressione di avere un gap cognitivo probabilmente non compatibile con gli impegni e le decisioni di un Presidente degli Stati Uniti. Biden ha ribadito con forza che non si dimetterà  “non cammino più tanto velocemente ma il mio cervello continua a funzionare meglio di quello di Trump”. In effetti, da un punto di vista Usa,  Biden in questi 4 anni ha operato  positivamente. La posizione degli Stati Uniti ad oggi è molto migliore di come l’aveva lasciata Trump sia dal punto di vista economico che politico che militare. Biden ha rilanciato l’economia e l’industria manufatturiera con una serie di leggi che elargiscono contributi alle aziende che rientrano con la loro produzione o che impiantino aziende produttrici e manufatturiere negli Usa; ha riannodato i fili dei rapporti con gli alleati storici Nato ed europei; ha avviato progetti di collaborazione militare nell’indo-pacifico con Giappone, Corea e Filippine; è stato insufficiente sul conflitto Israele-Hamas ma si trattava di mettersi contro tutte le lobby sioniste che negli Usa sono più potenti della Presidenza. Biden è stato per i nemici dell’America, Russia e Cina, il peggiore dei presidenti possibili. Ma è anche portatore di interessi in patria e fuori che ora si sentono in pericolo ad essere rappresentati da un candidato che  i sondaggi danno perdente rispetto a Trump. Dopo diversi giorni di silenziose lamentele nella speranza che  Biden abbandonasse spontaneamente , sono entrati in campo i PAC e i loro finanziatori che stanno cercando di prendere in mano la situazione. Alcuni potenti donatori    hanno intrapreso una serie di iniziative per fare pressione su Biden affinché si dimetta e gettare le basi per un candidato alternativo. Un gruppo di loro sta lavorando per raccogliere fino a 100 milioni di dollari per una specie di fondo di deposito a garanzia, chiamato Next Generation PAC, che verrebbe utilizzato per supportare un candidato sostitutivo. Gideon Stein, un donatore con  forti legami nella politica democratica, ha detto che la sua famiglia sta trattenendo 3,5 milioni di dollari fino a quando Biden non si fosse messo da parte. Abigail E. Disney, erede della fortuna Disney, ha comunicato  al super PAC  Democratic National Committee, che “non avrebbero ricevuto un altro centesimo  finché non sostituiranno Biden “, e ancora “Biden è un brav’uomo che ha servito bene il suo paese, ma la posta in gioco è troppo alta per permettere alla timidezza di determinare il nostro corso d’azione“. Altri gruppi “chiunque-tranne-Biden” hanno dichiarato che  intendono trattenere i finanziamenti finché il signor Biden non si dimetterà dal suo incarico di candidato o finché non si concluderà la Convention nazionale democratica con la nomina di un diverso candidato che a questo punto non potrebbe essere se non la vicepresidente Kamala Harris . Se il signor Biden si facesse da parte e venisse sostituito dalla signora Harris questa potrebbe ereditare i finanziamenti già raccolti dalla campagna di Biden , che all’inizio del mese scorso ammontavano a 212 milioni di dollari. Non si intravede altra possibilità, un diverso candidato complicherebbe molto la situazione e i democratici rischierebbero di perdere i finanziamenti e i fondi già raccolti e il  Comitato Elettorale Democratico (DNC) sarebbe costretto a trasferire ad un ente indipendente. Raymond J. McGuire, presidente della società finanziaria Lazard, si è augurato “che per il bene degli Stati Uniti Biden si faccia da parte” e definito la Sig.ra Harris “l’unica candidata capace di unire questa nazione superando ogni divisione, la sua candidatura è convincente”. Ma la palla è nelle mani di Biden che se deciderà di farsi da parte lo farà solo se sarà evidente che i PAC non pagheranno la sua campagna elettorale, non  certamente perché lo chiede Clooney.

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