Esteri
Addio al Petrodollaro
cosa comporta lo storico accordo sottoscritto tra Cina e Arabia Saudita, la situazione in Ucraina.
Aree di crisi nel mondo n. 139 del 18-12-2022
Riad
Con l’importante visita del presidente Xi in Arabia Saudita sono state poste le fondamenta di una nuova alleanza del Medio Oriente con l’Impero Celeste.
Non assistevamo ad una simile attenzione per gli ospiti di riguardo da più di dieci anni almeno, si è scomodato persino l’anziano e malato re Salman che è andato ad accogliere il Presidente Xi.
La firma dell’accordo che integra il progetto saudita Vision 2030 con il la Via della Seta cinese.
L’Arabia Saudita e la Cina si impegnano a divenire partner di investimenti reciproci, con trasferimenti e contratti di forniture pagati in monete proprie, non quindi il tradizionale dollaro.
Cina e Arabia nel passato investivano molto in USA, ormai sono almeno dieci anni che abbassano la loro esposizione in titoli di stato statunitensi, segno evidente dell’abbandono della partnership con gli USA, i Cinesi dieci anni fa detenevano quasi 1400 miliardi di dollari in titoli di stato statunitensi, oggi meno di mille.
La contrattazione del petrolio saudita con la Cina, maggiore importatore di petrolio arabo, in valuta nazionale significa di fatto la fine dell’economia in Dollari nel mondo del petrolio, l’Arabia non era certo la sola presente, essa parla per tutta la penisola, Emirati, Qatar, Oman, sono chiaramente accodati.
Il Qatar ha appena firmato un mega contratto di forniture di gas GNL con la Cina per i prossimi 30 anni.
Gli Emirati pur di non rinunciare alla loro partnership militare con la Cina hanno perso le forniture di F35 da Washington, ma non sembrano troppo dispiaciuti.
È di certo un momento storico questo.
Assistiamo ad un capovolgimento di alleanze che era nell’aria ma che si sta concretizzando sotto i nostri occhi.
Non credo che gli USA accetteranno silenti questo processo che li esclude quasi da tutto il territorio asiatico.
La Cina si assicura in tal modo anche un ponte verso la vicina Africa, dove sta già guadagnando molto terreno sui concorrenti occidentali assieme alla Russia, questo grazie a condizioni proposte nettamente più vantaggiose rispetto alle ex potenze coloniali europee o neo coloniali USA.
C’è un aspetto non secondario in questa vicenda.
L’Arabia è anche un importantissimo cliente di armamenti prodotti da Washington, ora questa collaborazione rischia di scomparire e di essere sostituita da quella con Pechino che si propone sui mercati con sistemi anche moderni e molto meno costosi degli analoghi USA che non hanno ben figurato nella recente guerra con lo Yemen.
Ricordiamo tutti molto bene con che facilità gli Yemeniti avessero lanciato i loro droni dal territorio yemenita facendoli passare non lontano dalla modernissima e ben difesa base aerea Prince Sultan, dove si trovano anche i caccia statunitensi, difesa da modernissimi sistemi antiaerei made in USA, eppure i droni e i cruise costruiti a San’a hanno volato attorno ad essa e virato a nord est per colpire e danneggiare gravemente la più importante raffineria Aramco a breve distanza dai comandi navali USA del golfo Persico.
La storia è fatta di momenti di rottura.
Quello che stiamo vivendo è proprio uno di quelli.
Se guardiamo a quanto si sta preparando in Europa con la sempre più probabile sconfitta della NATO contro la Russia, avremo modo di chiedere conto ai nostri governanti del loro operato in questi ultimi tre decenni, in cui abbiamo visto la loro incapacità crescere di pari passo con la loro corruzione, e la punta dell’iceberg di questa non è che il Qatargate destinato a dilagare se avverrà una corretta e scrupolosa indagine al posto di un possibile insabbiamento.
Un approfondimento sulla situazione in America Latina con Geraldina COlotti
Situazione in Ucraina
Questa settimana era atteso un nuovo attacco russo contro le infrastrutture ucraine ed è arrivato puntualmente.
Il tempo non è stato dei migliori e pertanto sono stati usati i missili cruise in loco dei droni Geran 2 troppo sensibili a gelo e vento forti.
Le temperature previste nel nord del Paese vedono l’arrivo di una bassa pressione e con essa il gelo invernale farsi avanti, fino a giovedì sono previste temperature attorno ai meno dieci gradi e poi un miglioramento per il fine settimana.
L’attacco russo ha visto colpire nuovamente e pesantemente le infrastrutture elettriche, anche quelle legate alla produzione da fonte idrica, sono stati colpiti i locali con gli alternatori collegati alle turbine ad acqua.
72 missili lanciati, la stragrande maggioranza di questi è andata a segno a tal punto che per ogni località sono state segnalate dagli stessi ucraini molteplici esplosioni.
Sono andati a segno a tal punto che l’energia è stata interrotta in tutto il Paese, sono state messe in stand by persino le centrali nucleari ancora in mano al regime di Kiev a causa del loro isolamento dalla rete.
La rete stessa di fatto è collassata a causa dell’attacco e ancora oggi non è attiva in tutto il Paese.
A detta del regime ieri è stata ripristinata la corrente in quasi tutta la capitale, ma sappiamo bene che queste dichiarazioni pecchino esageratamente di ottimismo.
Non sono stati colpiti solo obiettivi legati al settore infrastrutturale strategico, almeno 4 importanti e vitali radar di difesa aerea mobile sono stati individuati e distrutti dai caccia russi che hanno provveduto a eliminarli grazie a missili antiradar.
Sfruttando l’attivazione durante l’attacco con i missili da crociera, nel tentativo di colpire gli arrivi, gli Ucraini avevano attivato alla massima potenza i radar delle batterie S300, grazie a questo le posizioni precise dei radar sono state individuate dai caccia russi in volo e i missili puntati e lanciati, il resto è stato semplice e i sistemi di difesa aerea non avevano scampo.
Il radar distrutto, di fatto rende del tutto inutilizzabili i restanti mezzi delle batterie aeree che senza radar sono di fatto cieche.
I radar che dovessero fornire i Paesi della NATO, non possono essere integrati facilmente con i mezzi di lancio degli S300.
Il governo francese ha rivelato che l’Italia sta inviando una batteria di missili SAMP-T all’Ucraina, al pari dei Francesi.
L’Italia ha posto il segreto di stato sulle forniture, ma questo non vale ne per i nostri alleati e nemmeno per l’Ucraina che più di una volta ha rilasciato l’elenco delle forniture ricevute dai singoli Paesi, compreso il nostro.
Qui trovate alcuni dati su queste batterie, notare che ne abbiamo solo cinque di queste batterie, regalarne una ad un Paese nemmeno alleato mi pare una follia ed anche un rischio per il nostro Paese.
https://it.wikipedia.org/wiki/FSAF_SAMP/T
Polonia
La Polonia ha ricevuto il primo lotto di carri armati coreani K2 Black Panther, che non credo riguardino il noto personaggio Disney.
180 saranno consegnati dalla Corea, i restanti 820 verranno invece prodotti su licenza in Polonia.
L’esercito polacco si trova oggi ad avere in suo possesso M1 Abrams, prima produzione, mi pare ne arrivino 200, sta attendendo il lotto di nuova produzione di M1A2 Abrams, possiede diversi Leopard 2 A4 e pochi A5 e forse ha ancora 234 carri PT92 prodotti in Polonia sul progetto del T72, un vero incubo logistico.
Comunque mi chiedo come si possano permettere di mantenere più di mille carri armati di così differenti provenienze incompatibili tra loro.
Certo osservando come si comportano sul piano delle relazioni con i vicini, capisco perchè abbiano tanti timori e si armino.
Donetck
Segnalo che purtroppo proseguono ancora ed ogni giorno i pesanti bombardamenti ucraini contro i quartieri civili di Donetck, ancora di più mi pesa che questi avvengano con sistemi d’arma forniti dai nostri governanti occidentali, le nostre tasse spese per uccidere cittadini inermi mi pare davvero una follia oltre che un crimine.
Non sono segnalati movimenti particolari sui fronti pertanto rimando a dopo le feste il punto sui combattimenti.
Siccome per le feste il nostro-vostro giornale sarà in pausa, auguro a tutti i lettori e le lettrici di passare buone feste in famiglia o con i propri cari e un felice 2023.