Economia & lavoro
Auto elettrica: la politica imperialistica Usa distruggerà l’industria europea dell’auto?
Da quando si parla seriamente di mercato della mobilità elettrica la confusione aumenta di giorno in giorno e i commenti presenti sui media propongono situazioni e scenari diversi, negativi o positivi, dagli stessi dati e statistiche
Di Fulvio Rapanà
Da quando si parla seriamente di mercato della mobilità elettrica la confusione aumenta di giorno in giorno e i commenti presenti sui media propongono situazioni e scenari diversi, negativi o positivi, dagli stessi dati e statistiche . Solo alcuni titoli sull’argomento:
< Milano Finanza: Auto, il mercato europeo stenta a giugno e l’elettrico rallenta nonostante il boom in Italia;
< Sky Tg24 Crescono le immatricolazioni di nuove auto, ma decelerano (e non di poco) gli acquisti di vetture elettriche …
< Auto elettriche, non si ferma il boom delle vendite 30 apr 2024 — Dal Rapporto emerge che nel primo trimestre del 2024 le vendite di auto elettriche sono cresciute di circa il 25% rispetto allo stesso periodo … < Sky TG24 19 lug 2024 — Auto elettriche, boom in Italia con incentivi: +15% di auto a giugno le auto elettriche a batteria rappresentano il 14,4% del mercato dell’Ue, in calo rispetto al 15,1% dell’anno precedente.
< Motus-E 31 mag 2024 — Maggio 2024 – Auto elettriche, boom di prenotazioni per i Nel mese di maggio le immatricolazioni delle auto elettriche sono pari a 5.021 unità contro le 6.168 dello stesso mese del 2023, con una …
< Teknoring 23 maggio 2024 – Auto elettriche in Italia: vendite in calo, nel primo quadrimestre 2024 le immatricolazioni di auto elettriche in Italia registrano un -19,4% dal 2023, crescite in Europa e nel mondo.
< InsideEVs Italia 29 ago 2024 — Luglio negativo per le vendite di auto elettriche in Europa, anche se l’Italia e altri big riportano il segno “più” le vendite di auto elettriche in Europa scendono del 6%.
< La Repubblica 5 feb 2024 — TORINO — L’auto elettrica ha smesso di correre. Dalla Cina all’Europa Con 13,6 milioni di vendite, i veicoli con la spina lo scorso anno hanno registrato una crescita del 34% rispetto al 2022, …
Le notizie che provengono dal mondo della produzione sono meno confuse ma anche meno confortanti, la Volkswagen, che dichiara un calo di vendite per 500.000 autovetture taglierà circa 15.000 dipendenti e chiudere 3 o forse 5 stabilimenti in Germania e/o in Europa; la Mercedes, come la BMW, ha dichiarato che per il 2024 prevede una forte riduzione nelle vendite a causa del rallentamento del mercato cinese (!!).
Sull’argomento dell’elettrificazione della mobilità ho già scritto su questo giornale 3 articoli evidenziando, con un certo anticipo, i risvolti e le varie problematiche relative alla transizione dalle auto a combustione alla mobilità elettrica: questioni ingegneristiche, della produzione elettrica necessaria a livello mondiale e sui risvolti sociali di questa transizione:
https://ilsud-est.it/esteri/2023/11/27/lauto-elettrica-il-fattore-industriale/.
Il settore sotto la spinta dei ceti medi, dei giovani e delle donne è partito nel 2022 con una certa convinzione ma da marzo/ aprile di quest’anno vi è stata una brusca decelerazione della domanda di veicoli elettrici che è passata rapidamente dall’essere un elemento di spinta al rinnovamento dell’intero comparto a motivo di dubbi e diffidenza dei consumatori. Gli esperti del settore non individuano una causa specifica per questo cambiamento di umore dei consumatori se non quelli di sempre: costi eccessivi dei marchi europei, dubbi sulla distribuzione delle colonnine di ricarica, durata effettiva della ricarica rispetto a quelle dichiarate dai marchi,diffidenza sulla affidabilità dei marchi asiatici, costi molto variabili delle ricariche pubbliche. Tante riserve che messe insieme hanno contribuito a cambiare gli umori da positivi a neutri. Ma l’umore dei consumatori e le tendenze del mercato crescono se c‘è qualche elemento che “facilita e alimenta i dubbi , le perplessità, le riserve”. Come sempre per comprendere meglio la situazione, come diceva Falcone, “seguire i soldi da dove vengono e dove vanno” e le tracce portano dirette a Washington dove troviamo il colpevole che si chiama Inflation Reduction Act (IRA). Una legge federale che investe 369 miliardi di dollari e “mira a ridurre il deficit del bilancio federale (!!) , abbassare i prezzi dei farmaci da prescrizione, investire nella produzione energetica nazionale promuovendo nel contempo l’energia pulita”
l’IRA è l’azione più aggressiva di sempre degli Stati Uniti nell’affrontare la crisi climatica e la transizione energetica. E’ lo strumento legale e politico che getta le basi programmatiche ed economiche per accelerare la transizione dell’America dalla mobilità a combustione alla mobilità elettrica. Miliardi di dollari di investimenti con l’obiettivo di produrre veicoli elettrici fabbricati negli States, stazioni di ricarica elettriche in tutta l’America, batterie elettriche progettate e costruite negli States. Ma anche di condizionare le scelte dei consumatori americani verso le auto elettriche. Tutto made in America. Il primo obiettivo il governo federale lo vuole realizzare rivitalizzando una industria automobilistica americana che da una decina di anni è profondamente in crisi con l’eccezione della la new entry di Tesla che però produce e vende l’80% dei veicoli in Cina. Per questo obiettivo possiamo dire, senza ombra di dubbio, che l’IRA è un successo . Una quantità di denaro enorme, sia pubblico che privato, ha permesso un fiorire di iniziative con grandi investimenti nel settore delle batterie e della progettazione di nuovi standard industriali specifici per la mobilità elettrica. Marchi di auto morti e sepolti sono stati rivitalizzati, compresa la pretesa di riprendersi da Stellantis, anche a colpi di carta bollata e di minacce finanziarie ,la Chrysler. La legge include incentivi di investimento molto potenti per tutta la filiera produttiva , dall’estrazione dei materiali essenziali dalle miniere per finire con il riciclaggio di quei materiali come la batteria, e non solo, che una volta utilizzata devono essere smaltiti. Il secondo obiettivo utilizza i fondi stanziati dall’IRA. I produttori di auto stanno cercando di convincere più americani ad acquistare veicoli elettrici utilizzando un credito d’imposta di $ 7.500 per ogni auto. La concessione del credito d’imposta è però subordinato alla realizzazione di determinati requisiti tra cui quello relativo alla quantità dell’auto (80%) prodotta e assemblata in America.
Si potrebbe pensare che questa IRA poco o nulla abbia a che fare con la crisi di vendite e di interesse per le auto elettriche in Europa ed invece come spesso succede centra moltissimo. Con questa normativa gli Usa vogliono:1) rimettere in piedi e dare slancio all’intero comparto dell’automotive statunitense che è in situazione molto difficile sotto la spinta delle auto giapponesi, coreane ed europee;2) convincere marchi europei e asiatici a produrre negli States le auto non solo per il mercato americano ma per tutto il mondo; 3)colmare in breve tempo il gap con la Cina relativo alla mobilità elettrica finanziando tutta la filiera dalla produzione dei metalli, all’assemblaggio, alla componentistica, alla vendita; 4) stimolare il compratore all’acquisto di auto elettriche con un contributo di 7.500$ per le auto prodotte all’80% negli States; 5) ultimo, e molto rilevante politicamente nello scontro fra Democratici e Repubblicani, che vedono la transizione elettrica come il fumo negli occhi, creare posti di lavoro qualificati ed ad alto reddito proprio negli Stati a maggioranza politica repubblicana,. Questi sono tutti i fattori positivi ma sono obiettivi complessi e articolati per i quali ci vuole tempo, programmazione e progettazione. Nel frattempo gli Usa stanno convincendo i mercati che sono dentro il blocco occidentale a: non comprare auto cinesi; non effettuare investimenti o partnerchip in Cina o con aziende cinesi; applicare dazi anche del 100% per rendere più care le auto cinesi o vietnamite (ci sono anche questi a fare auto) o indonesiane; utilizzare la disinformazione sull’industria automobilistica asiatica seminando dubbi e perplessità.
La regola che stanno imponendo gli americani è “le auto e la mobilità elettrica diventerà di largo consumo quando saremo noi a produrle”. Per “noi” si intendono intanto quelle prodotte negli Usa e poi quelle prodotte in Europa o asia..ma dopo!!. Gli Usa vogliono ripetere il successo avuto dai cinesi con Tesla che ufficialmente è americana ma di fatto è legata mani e piedi alla gigafactoring di Shangai che gli produce l’80% delle auto. Con l’IRA gli USA vorrebbero che Mercedes, Volkswagen, Toyota, Peugeot ecc pur rimanendo dei marchi tedeschi, giapponesi o francesi producano gran parte delle auto negli stabilimenti degli States con lavoratori americani..o quasi. L’ IRA è uno strumento di politica chiaramente imperialista che gli Usa stanno utilizzando anche con i microchip a danno dei consumatori e delle industrie degli alleati.
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