Connect with us

Dalle Regioni

CS realizzazione Museo della Scienza Roma

Published

on

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Comunicato stampa

Roma, 27 luglio 2023

PROGETTO FLAMINIO, PIANO INTEGRATO DI INTERVENTO EX SMMEP

sviluppi e criticità di un progetto di trasformazione urbana

La conclusione del concorso per la realizzazione del Museo della Scienza, annunciata pochi giorni fa, se da una parte segna l’avvio di un importante progetto per la città di Roma, dall’altra evidenzia un’occasione mancata: quella di contemperare l’intervento con la conservazione di un complesso che testimonia un importante passaggio della storia industriale della città.

Questo è ciò che traspare dalla documentazione diffusa del progetto vincitore (all. 1), sul quale Italia Nostra, AIPAI e alcuni cittadini e studiosi, come già espresso in precedenti documenti (all. 2, 3, 4), riponevano grandi aspettative.

Stupisce, in particolare, a fronte di una proposta progettuale le cui valenze sono state riconosciute da un’autorevole commissione giudicatrice, quanto forte sia ancora la convinzione che la conservazione di un insediamento urbano possa essere ridotta al mantenimento del solo suo aspetto esteriore, perpetuando la pratica, ormai anacronistica negli interventi sull’esistente, dello “svuotamento” dei fabbricati storici, considerati come quinte stradali e non come architetture in tre dimensioni.

Nulla rimane, infatti, nel progettato Museo della Scienza, del grande impianto architettonico industriale realizzato agli inizi del ’900 per ospitare la prima sede della SAR (Società Automobili Roma) riconvertita, durante la Prima guerra mondiale, in Real Fabbrica d’Armi, se non le murature perimetrali dell’isolato. Ciò anche contro le aspettative del Documento di Indirizzo alla Progettazione che, pur con ampi margini, suggeriva di interpretare il progetto come una “successione e aggiunta di strati di un palinsesto più che la sostituzione della struttura attuale con la costruzione di una nuova architettura che cancelli quella precedente”. Documento che invitava inoltre a “preservare quanto più possibile l’integrità del sistema attuale”, valorizzando, quindi, non solo le facciate ma anche “le peculiarità spaziali dei capannoni, delle caratteristiche costruttive e delle componenti impiantistiche” (par. 7.6 del DIP, all. 5).

Guardando ora agli sviluppi complessivi del Progetto Flaminio, visti gli esiti del concorso per il comparto B, si rafforzano le perplessità già espresse per il prossimo passaggio, che riguarderà il comparto A del piano, dove è prevista la demolizione pressoché totale di ciò che resta del complesso industriale SMMEP (Società Militare Materiali Elettronici e di Precisione), per far posto a un insediamento residenziale di “palazzine” che, come già rappresentato, contraddice anche i principi insediativi che hanno caratterizzato l’area per oltre un secolo, creando le direttrici per lo sviluppo urbanistico dell’area.

Si rinnova pertanto l’appello, già inoltrato alle autorità competenti, a intervenire per far sì che il Progetto Flaminio nel suo insieme, pur senza rinunciare ai nuovi obiettivi funzionali che sono stati definiti, possa essere rivisitato, nel corso dei prossimi passaggi progettuali, perseguendo una maggiore conservazione di quelle che sono testimonianze significative della storia industriale della capitale.

Questa volta l’appello si rivolge non solo agli sviluppi progettuali del comparto B, ma anche, nei limiti del possibile per i prossimi livelli di progettazione, a quelli più avanzati del comparto A.

ASSOCIAZIONE ITALIANA PER IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALE – AIPAI

ITALIA NOSTRA