Dalle Regioni
Crack Banca Popolare di Bari : fotografia di un Paese mediocre
di NICO CATALANO
Il 31 gennaio scorso, Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, rispettivamente ex presidente ed ex direttore generale della Banca Popolare di Bari prima del commissariamento disposto dalla Banca d’Italia lo scorso 14 dicembre, sono stati arrestati in seguito alle indagini della Procura del capoluogo pugliese sulla cattiva gestione dell’istituto di credito. Ai domiciliari con i due Jacobini è finito anche Elia Cercelli, responsabile della funzione Bilanci della banca, mentre per l’ex amministratore delegato Vincenzo de Bustis è stato disposto il provvedimento di interdizione per un anno dalle funzioni di amministratore delegato di società nell’ambito del settore finanziario e bancario.
Da quanto emerso dalle indagini condotte dal procuratore aggiunto dott. Roberto Rossi e dai sostituti procuratori dott. Federico Perrone Capano e dott.ssa Savina Toscani risulterebbe ammontare a nove il numero delle persone indagate. Secondo l’accusa, sarebbero colpevoli di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza, tutti reati che avrebbero portato in breve tempo la popolare di Bari vicino ad un crack di circa due miliardi di euro. L’istituto di credito in grave crisi gestionale ed economica da diverso tempo era stato già salvato dal fallimento grazie all’intervento provvidenziale sia del governo ma anche del fondo di garanzia bancario. Infatti, prima del commissariamento, la banca popolare aveva accumulando perdite in bilancio per qualche centinaia di milioni di euro e di conseguenza azzerato il valore delle azioni acquistate dagli oltre 70 mila soci della popolare di Bari, quasi tutti piccoli risparmiatori.
Due le operazioni finanziarie finite sotto la lente di ingrandimento della magistratura, la prima riguarda i “facili” finanziamenti erogati dalla banca barese ad un imprenditore di Varese poi andato in fallimento vicino all’onorevole della Lega Nord Giancarlo Giorgetti. La seconda è l’acquisto avvenuto nel 2014 della Tercas di Teramo, una banca commissariata, in evidente dissesto. Quest’ultima operazione ha di fatto caricato i bilanci della Popolare Bari di crediti tossici, rivelatasi in seguito impossibili da smaltire. A tutto ciò si sommano i finanziamenti di imprese a rischio, tra le quali il gruppo Fusillo, fallita lo scorso settembre e debitore verso la popolare per oltre 100 milioni. Crediti mai riscossi e che mai potevano essere incassati dalla popolare ma che di fatto venivano posti nella parte attiva del bilancio al fine di gonfiare l’esercizio. Tutte operazioni che hanno portato la banca sull’orlo del fallimento, per evitare la liquidazione oggi l’istituto dovrà trovare circa un miliardo e mezzo, denaro garantito in parte dal Fondo interbancario di garanzia e in parte dallo Stato.
Ma se da un lato la magistratura ipotizza la messa in atto da parte degli ex amministratori dei reati di falso in bilancio nonché di ostacolo all’ attività di vigilanza bancaria da parte delle istituzioni preposte, dall’altro canto ci sarebbe da indagare anche sulla poco attenta vigilanza da parte della Banca d’Italia e della Consob rispetto a queste operazioni finanziarie poco attente o “corsare”.
D’altronde gli Jacobini per quasi due decenni sono stati i padroni incontrastati della finanza e del credito bancario nel capoluogo pugliese, acclamati e riveriti da tutti: politici, direttori di giornali, accademici, intellettuali, imprenditori, persino dalla chiesa cattolica. Questa vicenda mette a nudo tutta la mediocrità che attanaglia una città come Bari e il nostro sud in generale, sempre piano zeppo di sudditi pronti a chinarsi acriticamente davanti al potente di turno per poi prendere le dovute distanze tramite parole di fuoco in caso di caduta in disgrazia di chi un tempo era da tutti considerato un vero deus ex machina.
Mentre decine e decine di piccoli risparmiatori assieme ai tanti dipendenti della banca vivono giorni di angoscia viene spontanea la domanda: dove si trovavano negli anni passati tutti questi egregi signori che oggi tanto hanno da ciarlare sulla vicenda della banca popolare di Bari?
Fonte della Foto: L’Espresso