Scuola
Covid 19 Fase due
di NICO CATALANO
Riaprono le attività economiche, restano chiuse le scuole
Da lunedì 4 maggio comincerà in tutta Italia, la cosìdetta “fase due” ovvero l’inizio di un periodo di graduale allentamento delle drastiche misure di distanziamento sociale, durate quasi due mesi e imposte dal governo ai cittadini al fine di contrastare la diffusione del covid 19. Dall’analisi del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri datato 26 aprile scorso, emerge la scelta di rimandare la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado. Istituti scolastici che presumibilmente riapriranno solo a settembre, una decisione questa che differenzia il nostro Paese da diverse nazioni Europee. Difatti in Francia e Spagna le scuole riapriranno entro i primi di giugno, invece in Svezia e Islanda non hanno mai chiuso ad eccezione delle superiori e delle università che peraltro riapriranno a breve, mentre in Danimarca i portoni dei plessi scolastici sono stati riaperti sino dalla metà aprile, con l’adozione di rigorose misure igieniche e regole di distanziamento particolarmente stringenti. Certamente è doveroso precisare che in tutti questi Paesi, dall’inizio dell’emergenza, si sono registrati numeri di ricoveri e di decessi molto più bassi di quelli purtroppo censiti in Italia, così come è giusto anche sottolineare che le modalità adottate dalle autorità di queste nazioni per l’apertura delle scuole si potrebbero replicare anche in Italia. Se è vero, così come sottolinea la comunità scientifica, che il coronavirus non scomparirà del tutto e ci accompagnerà per diversi mesi, magari questa emergenza sanitaria, potrebbe rappresentare l’occasione giusta per le nostre istituzioni di ripensare finalmente al sistema scuola in una seria prospettiva futura. Da due mesi circa, dieci milioni di studenti e quasi otto milioni di alunni sono costretti a casa, ragazzi e bambini isolati nelle proprie abitazioni senza scuola, alle prese con un programma di didattica a distanza che secondo gli stessi dati del Ministero della Pubblica Istruzione non ha raggiunto oltre il venti per cento della popolazione studentesca. A detta del governo la riapertura delle scuole non è stata contemplata nella fase due per via del fatto che l’attuale strutturazione del sistema scuola non permette ad alunni e studenti di rispettare le regole sul distanziamento sociale, in soldoni per la politica non esistono strutture adeguate e personale sufficiente per gestire il rispetto di tali normative. Tutti aspetti che mettono in evidenza come nel nostro Paese, la scuola e in generale la pubblica istruzione negli ultimi due decenni, è stata indebolita sempre più dal susseguirsi di scellerate riforme messe in atto da una classe politica mediocre, superficiale e incapace di attivare anche una semplice programmazione strategica dell’istruzione pubblica. Andiamo incontro ad un periodo di elevato impoverimento economico, sociale e culturale, che rischia di portare delle gravi conseguenze sui bambini e sui ragazzi italiani, pertanto non diversamente dai vari settori economici anche il settore della pubblica istruzione deve essere interessato da forti investimenti. La scuola è la struttura portante di un Paese democratico, quindi bisogna investire in edilizia scolastica, infatti secondo il recente rapporto stilato nel 2019 dalla Fondazione Agnelli, il patrimonio edilizio scolastico italiano è in gran parte vetusto, sicuramente inadatto per il rispetto delle regole del distanziamento. Inoltre, necessita investire in tecnologie digitali per assicurare a tutti un adeguato livello di istruzione, affinché nessuno rimanga indietro. Oggi chi precedentemente all’emergenza covid era già in difficoltà, con la didattica a distanza rischia di rimanere molto più indietro, basti pensare ai tanti ragazzi e bambini figli di genitori non abbienti o ai tanti alunni fruitori di bisogni educativi speciali, su tutti merita menzione il dramma che in queste settimane stanno vivendo i genitori di bambini autistici, qualcosa è stato fatto tramite il Decreto Legge numero 18 del 17 marzo 2020, ma urge fare molto di più. Inoltre sarebbe utile che il governo concertasse con le amministrazioni regionali e locali sia investimenti sull’implementazione di una efficiente e sicura rete di mobilità pubblica così come l’incentivazione di una mobilità ciclopedonale. Infine sarebbero auspicabili maggiori misure di sostegno economico per le coppie di genitori entrambi lavoratori, quindici giorni di congedo parentale, gli attuali bonus baby sitter e lo smart working rischiano di essere misure insufficienti mentre l’affido dei figli ai nonni, risulta essere una soluzione incompatibile con le regole di distanziamento sociale necessarie a prevenire il contagio. La salute e l’istruzione viaggiano insieme, così come sancito dalla nostra Costituzione sono diritti ineliminabili della persona. Nessuna voglia di polemica con l’attuale governo, comprendiamo benissimo come sia difficile gestire una situazione in cui bisogna trovare il giusto compromesso tra la tutela della salute dei cittadini e l’avvio di una ripartenza economica fondamentale per evitare il tracollo del nostro Paese. Parlare oggi di scuola e degli investimenti che tale comparto necessita e merita, scongiura il rischio di ritrovarsi a settembre nelle stesse condizioni di oggi. Nei giorni scorsi anche il Presidente Mattarella, rivolgendosi a studenti e scolari ha ribadito che non ha futuro quel popolo insensibile ai bisogni dei giovani e bambini, pertanto un Paese che non pensa a come e quando riaprire le scuole non sta pensando al futuro, cerchiamo di invertire la tendenza.
Fonte della foto: Il Messaggero