Cultura
Antonella Fierli si racconta sul Sudest: ecco come nasce “Antonella Sings Antonella” ecco come nasce il suo album
Come sarebbe vivere una vita in cui il non sense apre ad altri mondi immaginifici?
Prova a raccontarcelo, attraverso musica e parole, Antonella Fierli, voce graffiante del panorama jazz pugliese, nel suo primo album di inediti. Un jazz che strizza l’occhio a più generi in brani con musiche e testi firmati dalla Fierli e arrangiamenti di Paola Arnesano.
di Fabia Tonazzi
foto: pressoffice
Come sarebbe vivere una vita in cui il non sense apre ad altri mondi immaginifici?
Prova a raccontarcelo, attraverso musica e parole, Antonella Fierli, voce graffiante del panorama jazz pugliese, nel suo primo album di inediti. Un jazz che strizza l’occhio a più generi in brani con musiche e testi firmati dalla Fierli e arrangiamenti di Paola Arnesano.
Come è stato collaborare con Paola Arnesano, Antonella?
Paola è la mia maestra. A lei piace improvvisare ed è l’unica cantante italiana che fa uno scat da paura. Fra di noi c’è sintonia ed è ormai una cara amica oltre che una collaboratrice preziosa.
Come ci si sente nel dar vita ad un proprio album per la prima volta?
Comporre è quello che dovrebbero fare tutti i grandi interpreti. Ma il mercato richiede le cover ed è difficilissimo piazzare un progetto di brani originali. Raccontare se stessi è il meglio che ti possa capitare attraverso la tecnica artistica che sia musicale o pittorica o letteraria.
Quanto gioca la passione e quanto la tecnica nella musica?
La passione è il fondamento, la tecnica il mezzo tramite la quale esprimere la passione. Come conoscere una lingua correttamente per potere esprimere dei pensieri profondi.
Tu affermi che I testi, in modo poetico, descrivono momenti della mia vita, soprattutto amori sbagliati, speranza di riconciliazione, sogni a occhi aperti, in una visione lirica delle esperienze di vita dove il non sense apre ad altri mondi immaginifici. Cosa intendi per mondi immaginifici?
I miei testi sono in lingua inglese. Io gioco con le parole che hanno un senso lato come nella poesia. Non raccontano un fatto ma creano immagini che rimandano a sensazioni quasi un linguaggio onirico di cui può sfuggire il significato.
Se tu potessi tornare indietro invertiresti l’insegnamento con il canto ?Ovvero preferiresti scoprire l’insegnamento da grande avendo iniziato prima la tua carriera canora guadagnando da questo o no?
A 20 anni volevo fare l’attrice di teatro. Sognavo di fare l’artista ma mi è mancato il coraggio di vivere di arte per non fare la fame. Insegnare è un grande lavoro ma ormai è difficilissimo avere a che fare con le nuove generazioni, ed è per questo che mi sono rifugiata in biblioteca. Fra i libri sono più tranquilla ed ho la mente sgombera per potermi dedicare alla musica che mi piace.
“L’album, spaziando, dunque, dal jazz alla world music, ha coinvolto, in fase di registrazione, un quintetto che vede Alessandro Binetti e Antonio Laviero al piano, Gianlivio Liberti alla batteria, Marco Boccia al contrabbasso, Ignazio Cascarano al violino e Alberto di Leone alla tromba. Come hai scelto i musicisti del tuo disco?
I musicisti che collaborano con me nel disco sono professionisti di cui mi sono occupata nella mia attività di pubblicista. Ho scritto recensioni per Puglia jazz gestito da Francesco Micunco. Ho seguito la loro produzione musicale da giornalista ed ho voluto coinvolgerli nel mio progetto perché li ammiro con professionisti del settore. Una prova e via! In studio abbiamo completato gli arrangiamenti di Paola Arnesano senza nemmeno parlarci sopra tanto. Ragazzi eccezionali !
Prevedi l’uscita di un altro album prossimamente e se si avrebbe un collegamento col primo una sorta di filo rosso o partiresti da zero?
Ho in mente di fare un Tributo a Thelonious Monk. Compositore su cui mi sono laureata al Conservatorio Nicolò Piccinni di Bari, relatore Roberto Ottaviano. Ho scelto un pianista Abbruzzese, Tony Pancella, che conosce Monk come le sue tasche. Sono sicura che mi ispirerà soluzioni improvvisative originali col suo pianismo. Il progetto è difficile ma ho sempre accettato le sfide. Poi mi dedicherò alla composizione di nuovo.
In che modo la musica ha influenzato la tua vita?
La musica sin dall’adolescenza è stata la colonna sonora della mia vita. Col mio ragazzo a 15 anni ascoltavamo i Pink Floyd, i Genesis, I Jethro Tull, Fabrizio De Andrè, Franco Battiato e quando potevamo li vedevamo dal vivo. L’amore per il jazz è nato dopo aver incontrato Guido di Leone e la sua scuola Il Pentagramma dove si formano i giovani talenti con cui ho stabilito delle collaborazioni come Bruno Montrone con cui ho inciso il mio Tributo a Kurt Weill.
Credi che sarebbe stata la stessa senza la musica e il canto?
Se non mi fossi dedicata al canto avrei fatto teatro o pittura o scrittura perché in me la passione per l’arte è primaria: come mangiare o respirare o farsi la doccia. Una propensione che sgorga dall’anima.
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