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Inchiesta

Chi ha ucciso Giovanni Violo?

Sono a centinaia e centinaia in Italia i casi irrisolti. Alcuni molto famosi. La maggioranza, invece, è dimenticata.

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Credit foto Wikipedia

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Ogni Procura della Repubblica ha un particolare archivio. Quello dei casi irrisolti. I cold case, volendo fare gli americani.

Sono a centinaia e centinaia in Italia i casi irrisolti. Alcuni molto famosi. La maggioranza, invece, è dimenticata.

Molti cold case vengono riaperti, con grande risalto sulla stampa, ma pochi poi arrivano ad una sentenza di condanna.

I molti anni trascorsi rendono difficile una condanna.

Anche la Procura di Cassino ha il suo archivio di casi irrisolti. In cui spicca Serena Mollicone. Altri casi sono invece praticamente sconosciuti.

Come l’omicidio di Giovanni Violo. Carpentiere di 59 anni viveva a Sant’Elia Fiumerapido nei pressi di Cassino.

Il 18 ottobre 1996 esce di casa. Con la sua Polo rossa deve recarsi a Sant’Angelo in Theodice dove stava costruendo una casa per la figlia. Violo saluta sua moglie e si avvia.

Non arriverà mai presso il cantiere di Sant’Angelo. Di lui nessuna notizia.

Iniziano le ricerche. Di Giovanni Violo nessuna traccia. Una decina di giorni dopo la scomparsa viene trovata la sua auto. Parcheggiata nei pressi della stazione ferroviaria di San Vittore del Lazio. La vettura era parcheggiata con cura, chiusa. All’interno del cruscotto erano presenti i documenti, compresa la patente. Nessuna traccia di sangue o di lotta.

Mancava la busta con i panini che la moglie aveva preparato per la colazione. La Polo aveva la marcia inserita. Contrariamente alle abitudini del Violo. Inoltre il sedile del guidatore era spostato all’indietro.

Il corpo di Giovanni Violo viene ritrovato nel dicembre 1996 nel tratto del fiume Garigliano che attraversa il territorio di Sessa Aurunca.

L’autopsia stabilisce che Giovanni Violo è stato ucciso con tre colpi d’ascia. Quando il corpo viene gettato nel fiume, Violo era già morto.

Gli investigatori passano al setaccio la vita della vittima. L’unico episodio rilevante, in una vita senza ombre, è legato al periodo in cui Giovanni Violo aveva, insieme al cognato, una piccola impresa di costruzioni. Un cliente che riteneva di essere stato truffato aveva sparato dei colpi di fucile contro i due soci. Episodio avvenuto alcuni anni prima.

Le indagini arrivano ad una svolta il 14 gennaio 1997. Viene arrestato Claudio Cerelli, imprenditore edile. Secondo l’accusa la famiglia Cerelli era in lite con Giovanni Violo.

Claudio Cerelli viene assolto. Non è stato lui ad uccidere Giovanni Violo.

Il contatto tra l’assassino e Violo potrebbe essere avvenuto nei pressi di Sant’Angelo in Theodice. Il fatto che la borsa con i panini sia sparita può essere significativa. Indicando che la vittima la prende quando scende dall’auto. Ovviamente potrebbe anche essere un depistaggio.

Le modalità dell’uccisione sono state molto violente. Era necessario un luogo chiuso e isolato. L’assassino tenta un depistaggio lasciando l’auto nei pressi della stazione ferroviaria. Depistaggio poco efficace.

Il corpo viene gettato nel fiume. Ad indicare che il luogo dell’omicidio era nei pressi del fiume o che il punto dove viene lanciato in acqua il corpo era facilmente raggiungibile con un veicolo. Il fiume Garigliano nasce dalla confluenza del Gari nel Liri in località Giunture nel comune di Sant’Apollinare. Vista la distanza percorsa è ipotizzabile che sia stato gettato in acqua nei pressi del punto di confluenza.

L’omicidio, il tentativo di depistaggio e l’abbandono del corpo sono avvenuti in uno spazio ristretto. Uccidere una persona a colpi d’ascia indica una componente emotiva molto forte. Odio e rabbia. Che quel 18 ottobre scoppiano senza più controllo.

Cosa può provocare una simile esplosione? Perché Giovanni Violo avrebbe dovuto incontrare un qualcuno con cui sapeva di avere motivi di rancore? Nel caso sia stato prelevato con la forza è possibile che nessuno abbia visto o sentito?

Non tutti i cold case possono essere risolti. Tutti però devono essere raccontati. Un tributo doveroso e un tentativo di smuovere le coscienze. Anche di chi ha dimostrato di non avere coscienza.

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