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Inchiesta

DA TRIPOLI A ROMA, MORTE NELLA COMUNITA’ EBRAICA

Cohen e Debach avevano molto in comune. Originari di Tripoli; arrivati in Italia nello stesso periodo; ebrei praticanti; commercianti.

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Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Sono giorni di tensione e paura per la comunità ebraica. In Israele e nel mondo. Ovviamente anche a Roma. Dopo la strage del 7 ottobre e la violenta ritorsione israeliana contro Gaza.

La paura di attentati terroristici è alta. Notevoli le misure di sicurezza a difesa di luoghi simboli dell’ebraismo in Italia. Come il ghetto di Roma.

La comunità ebraica di Roma negli ultimi 41 anni è stata colpita da morti violente. L’attentato alla Sinagoga nel 1982. Recentemente la morte misteriosa di due commercianti di religione ebraica.

Il 13 agosto 2002 Roma è avvolta da una cappa infernale di caldo. L’Italia è soffocata da un caldo record. Le strade della Capitale sono vuote. Pochi i negozi aperti. Come il negozio di tappeti “Tappeti Kayan persiani” in via Luciano Capuana. Il negozio è di proprietà di Elie Debach. Nato a Tripoli e arrivato nel 1967 a Roma. Frequenta regolarmente la Sinagoga. Vive con la sua famiglia in via Assab. Si reca spesso in Israele per curarsi e incontrare i figli.

Nel negozio di Elie Debach lavorano due commesse part time.

Il 13 agosto 2003 nella pausa pranzo Elie Debach rimane solo in negozio. Come spesso accadeva. Quando, nel pomeriggio, la commessa torna al lavoro trova Debach morto nel ripostiglio. Le ferite da arma da taglio sono tredici ma solo una mortale. Sono presenti ferite da difesa. Scompare sia il portafoglio che l’auto, una Polo, della vittima.

Nei due giorni precedenti all’omicidio dei testimoni vedono un giovane aggirarsi attorno al negozio di Debach. Tentativo di rapina finito male? Perché rapinare un negozio di tappetti il 13 agosto? L’incasso era misero. Perché poi così tante coltellate? L’assassino perde il controllo, il movente aveva una forte componente emotiva?

Sono le 20.30 del 13 giugno 2011 quando Rafael Cohen rientra nella sua abitazione in via Lanciani 66 a Roma. Aveva concluso la sua giornata di lavoro presso il negozio d’abbigliamento che gestiva con i figli a Campo de’ Fiori. Ha 75 anni ma non smette di lavorare.

Cohen entra nel locale che era precedentemente utilizzato come guardiola per il portiere. Deve ritirare la posta dalla cassetta ivi ubicata. Improvvisamente uno sconosciuto l’aggredisce. Lo colpisce con una singola coltellata al cuore. In maniera quasi chirurgica.

Rafael Cohen era originario di Tripoli ed era arrivato in Italia nel 1967. Era ebreo e molto attivo nella comunità ebraica dove aveva funzione sacerdotale. Una persona molto conosciuta e molto stimata.

Un delitto che sembra opera di un professionista. Una sola coltellata, azione rapida e senza lasciare tracce. Come riesce ad entrare nel palazzo di via Lanciani 66? Segue Cohen? Esclusa la rapina.

Per l’omicidio di Rafael Cohen vengono arrestate e processate due persone, un ex appartenente ai Servizi Segreti italiani e la sua compagna, che secondo la Procura avrebbero ucciso Cohen per vendetta. Verranno entrambe assolte.

Cohen e Debach avevano molto in comune. Originari di Tripoli; arrivati in Italia nello stesso periodo; ebrei praticanti; commercianti. In entrambi i casi viene usato un coltello. L’omicidio di Elie Dabach potrebbe essere una rapina finita male e l’assassino ha sicuramente perso il controllo o così ha voluto far credere. Restano comunque dei dubbi sulla dinamica. Forse l’assassino non cercava denaro ma qualcosa di più voluminoso che  porta via con l’auto della vittima.

L’omicidio di Rafael Cohen è evidentemente un lavoro da professionista. Abituato ad usare uno strumento da taglio. Forse il coltello aveva anche un richiamo biblico. L’assassino poteva uccidere Cohen altrove invece lo colpisce nell’androne del suo palazzo. Come a lanciare una sfida. Dimostrando sangue freddo e conoscenza del luogo. Omicidio che richiama alla memoria , tranne per l’arma usata, quello di Wael Zuaiter ucciso il 16 ottobre 1972 nell’androne dello stabile di di piazza Annibaliano 4 dove viveva a Roma.

La sorte di Rafael Cohen e Elie Dubach è legata a vecchie vicende? A Roma gli “ebrei tripolini” erano una comunità con forti legami.

Restano le domande e il timore per una possibile guerra delle ombre combattuta anche a Roma.

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