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Inchiesta

Emanuela Orlandi, il provino e la recita di “Mario l’americano”

La scomparsa di Emanuela Orlandi è una tragedia ma anche una recita. Con “attori” che abbiamo sottovalutato

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Credit foto https://www.osservatoreitalia.eu/caso-orlandi-il-vaticano-apre-nuove-indagini/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Nuova indagine della Procura della Repubblica di Roma sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. La terza indagine. Questa volta in collaborazione con la magistratura del Vaticano.

Sarà la svolta buona? Non resta che attendere. Sono trascorsi quarant’anni e non sarà facile arrivare alla verità. Qualche maligno potrà pensare che la nuova indagine serve a “disinnescare” la Commissione Parlamentare d’inchiesta. In realtà una nuova indagine è sempre una novità positiva. Speriamo ci sia una nuova indagine anche per la scomparsa di Mirella Gregori, visto che non mancano gli elementi da approfondire come abbiamo illustrato https://ilsudest.it/attualita/inchiesta/2023/05/01/mirella-gregori-la-citofonata-la-discoteca-e-la-pizzeria/ https://ilsudest.it/attualita/inchiesta/2023/05/01/mirella-gregori-la-citofonata-la-discoteca-e-la-pizzeria/

La vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi inizia il 22 giugno 1983, nel pieno centro di Roma. Negli anni è diventato un fitto mistero, con pochi fatti certi e tantissimi depistaggi.

Uno dei pochi fatti certi è la telefonata di “Mario” il 28 giugno 1983. Emanuela era scomparsa da sei giorni. Precedentemente a casa Orlandi aveva chiamato “Pierluigi” che aveva dimostrato di conoscere particolare della vita di Emanuela. Con “Mario” arriva quella che potrebbe essere la chiave di lettura dell’intera vicenda. Il 28 giugno 1983 “Il Messaggero” pubblica un articolo dove viene menzionata l’offerta di lavoro che Emanuela avrebbe ricevuto nel pomeriggio del 22 giugno. “Mario” incentra tutta la telefonata sull’articolo appena pubblicato.

“Mario” dice allo zio di Emanuela che conosce un ragazzo che per vivere vende profumi e che “tiene” in casa due ragazze. Una inglesina che poi sarebbe di nazionalità belga e una ragazza di Venezia di nome Barbarella. Quasi le stesse cose dette da “Pierluigi”. “Mario” ci tiene a specificare, più volte, che il suo amico è un bravo ragazzo. Fornisce molti particolari “Mario”: il ragazzo abita nei pressi del Teatro dell’Orologio, il padre agricoltore ha una casa al Gianicolense. Diventa molto generoso di particolari anche su stesso: ha trentacinque anni; è sposato; gestisce un bar tra Corso Vittorio Emanuele e Castel S. Angelo; ha lavorato precedentemente come “fornaro”. Teme che il suo amico possa fare la fine di Enzo Tortora, arrestato il 17 giugno 1983. Durante la conversazione telefonica si sente la voce di una seconda persona che è accanto a “Mario”.

La telefonata dura circa venti minuti. Nessuno farebbe una simile imprudenza senza la certezza di non essere intercettato. Vista la durata forse non è stata fatta da un telefono pubblico o era extraurbana. “Mario” fornisce moltissimi elementi, decisamente troppi. Con quale scopo? Certamente depistare. Probabilmente vuole dare consistenza a quanto scritto nell’articolo e spingere gli investigatori a cercare questo fantomatico amico. Quando “Mario” termina la chiamata dice “Gli è faccio gli auguri miei”. Quando a luglio 1983 “L’americano” termina una delle sue chiamate a casa Orlandi dirà “faccio i miei personali auguri”. Praticamente usano la stessa formula. Si conoscevano? O semplicemente “Mario” e “l’Americano” sono la stessa persona? Le perizie non possono dare certezze ma la logica porta a pensare che sia più che possibile.

Quella di “Mario” è evidentemente una recita come quella “dell’Americano”. Studiata con una certa padronanza, non è da tutti avere una predisposizione per la “recitazione”. “Mario” è a suo agio, padroneggia bene la finzione. Attore, truffatore o adescatore? Anche l’uso del nastro con la presunta voce di Emanuela Orlandi che ripete il nome della scuola che frequenta è “teatrale”. Ammesso che sia la sua voce, in quale occasione ha registrato quello che sembra un provino? “Mario” cita la città di Venezia e dice di aver fatto il “fornaro”.

Certo il “fornaro” può portare alla Banda della Magliana e a Franco Giuseppucci ma in campo teatrale Venezia e il “fornaro” hanno un significato ben preciso. Anche la sala Borromini e Piazza dell’ Orologio hanno un preciso collegamento con la recitazione. “Mario” nella telefonata parla di una “inglesina”, personaggio che per “coincidenza” è presente nel film “Sapore di Mare” uscito al cinema il 17 febbraio 1983.

 Per carità coincidenze e suggestioni ma sicuramente “Mario” e “l’Americano” hanno molto di teatrale. Sarebbe utile accertare se nell’ambiente intorno ad Emanuela erano presenti collegamenti con la “recitazione”. Pochi giorni prima della scomparsa di Emanuela sua sorella Federica era stata avvicinata da uno sconosciuto che le aveva offerto denaro per fare da comparsa in una serie tv. Lei aveva rifiutato e lui “mi disse anche che mi avrebbe richiamato a casa, ma non lo fece” https://www.fanpage.it/attualita/emanuela-orlandi-e-luomo-dellavon-la-sorella-federica-anchio-avvicinata-da-un-personaggio-ambiguo/. Questo soggetto, poi individuato, aveva il numero di casa Orlandi? Se si, perché?

Tra così tanti “attori”, troveremo mai la verità? Forse la troveremo proprio grazie a loro.

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