Inchiesta
Filippo Pittiglio, Gaeta e il mistero della Bottiglieri Challenger
di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO
Se vivi e cresci a Gaeta, il mare ti entra nel sangue.
Gaeta è una lingua di terra adagiata sul mare. Il mare è presente in ogni momento della giornata. Con i suoi colori, con il suo odore, con la sua maestosa forza. Gaeta è un porto civile e militare di grande importanza. Ogni giorno partono e arrivano navi. I bambini guardano quelle navi, immaginano viaggi, avventure, scoperte. Come Filippo Pittiglio. Cresciuto a Gaeta e innamorato del mare. Tanto innamorato da voler lavorare sul mare. Frequenta l’Istituto Nautico Caboto a Gaeta, una scuola che è una istituzione. Dopo aver completato la formazione scolastica, Filippo è pronto per la sua nuova vita sul mare come allievo di coperta. E’ giovane ma è capace e brillante. Nei primi giorni di aprile 2011 Filippo Pittiglio è in attesa di un imbarco. Ha già avuto un’esperienza di bordo. E la chiamata arriva. A chiamarlo è la “Giuseppe Bottiglieri Shipping Company” di Napoli. Deve raggiungere Singapore per imbarcasi sulla nave Bottiglieri Challenger. Una nave da carico in viaggio da Singapore verso l’India. Filippo Pittiglio deve sostituire un altro allievo che, improvvisamente, lascia la nave. Pittiglio arriva sulla Bottiglieri Challenger il 2 aprile 2011. Il 4 aprile viene trovato cadavere nella sua cabina. E’ sul letto, con una busta di plastica infilata in testa, sono presenti diverse macchie di sangue. Per la compagnia armatoriale è suicidio, per la famiglia di Filippo Pittiglio no. E nemmeno per la Procura di Roma che indaga ancora per omicidio. Nel 2012 la Bottiglieri Challenger viene sequestrata dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti per scarico in mare di rifiuti oleosi. Certamente l’ipotesi del suicidio è poco credibile. Filippo non aveva motivi per suicidarsi ed era arrivato da soli due giorni. Poi come giustificare le macchie di sangue in un suicidio? No il suicidio è decisamente poco credibile. Filippo Pittiglio potrebbe aver visto qualcosa di pericoloso? Certamente è possibile anche se era arrivato da pochissimo. Potrebbe essere stato ucciso anche per aver rifiutato di far parte di dinamiche inconfessabili all’interno dell’equipaggio. Filippo Pittiglio era giovane e forte, si sarebbe difeso questo potrebbe spiegare le macchie di sangue e forse ha ferito il suo assassino. Certamente non si può escludere che sia stato narcotizzato. A quanto risulta, il computer di Filippo è stato manomesso. L’assassino temeva che Pittiglio avesse inviato per mail notizie di ciò che aveva visto? Verrebbe da pensare che l’assassino non aveva l’appoggio di tutto l’equipaggio altrimenti è logico pensare che avrebbero gettato il corpo in mare, eliminando ogni traccia di sangue. Nel caso di omicidio il movente è nato in meno di due giorni e forse lo stesso movente ha portato a precedenti atti di violenza sulla nave. Filippo Pittiglio ora riposa per sempre a Gaeta, con il vento e il mare come compagni. Come nel suo ultimo viaggio.
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