Inchiesta
Stefania Pettini, Susanna Cambi e Simonetta Cesaroni, vittime senza giustizia
Sicuramente Stefania, Susanna e Simonetta hanno qualcosa in comune. Hanno avuto una morte atroce e non hanno avuto giustizia. Sono rimaste vittime anche di indagini svolte sulla base di innamoramenti investigativi. E’ la vittima ad indicare, con lo studio della vittimologia e delle risultanze scientifiche e medico legali, la via della verità. A noi il dovere di seguirla con umiltà e determinazione.
di PEIRDOMENICO CORTE RUGGIERO
Una premessa indispensabile. Lo scopo di questo scritto non è sostenere che Stefania Pettini, Susanna Cambi e Simonetta Cesaroni sono state uccise dalla stessa mano. Sono le evidenze ad escludere tale ipotesi.
Lo scopo, invece, è quello di raccontare tre vicende che presentano delle similitudini.
Stefania Pettini e Susanna Cambi sono vittime del mostro di Firenze.
Stefania viene uccisa il 14 settembre 1974. Viene prima colpita da proiettili calibro 22, che non la uccidono, poi l’assassino si accanisce su di lei con 90 coltellate. Alcune inferte con particolare violenza. Le ferite da arma da taglio, sono distribuite sul viso, intorno al seno sinistro, sul ventre, intorno al pube. L’assassino rovista nella borsa della vittima, e porta via degli oggetti. Che vengono ritrovati a poca distanza. L’assassino mette in posa il corpo di Stefania, una posa umiliante con le gambe aperte e il sesso esposto. Vicino al corpo di Stefania, vengono ritrovati dei pantaloni appartenenti alle vittime. I pantaloni sono ripiegati con cura.
Susanna Cambi viene uccisa il 23 ottobre 1981. Con modalità quasi identiche a quelle di Stefania Pettini. Con la differenza che a Susanna viene asportato il pube. Anche lei ha le gambe divaricate, nel suo caso sono anche flesse. Il reggiseno è stato spostato per mostrare il seno.
Simonetta Cesaroni viene uccisa il 7 agosto 1990. Prima viene stordita con un schiaffo, poi viene colpita 30 volte con un arma da taglio. Sul viso, sul collo, vicino ai seni, sul ventre e intorno al pube. L’assassino dispone il corpo in una posa umiliante. Gambe divaricate e flesse, il sesso esposto. Il reggiseno spostato per mostrare il seno. Vicino al corpo le scarpe della vittima perfettamente appaiate. L’assassino rovista nella borsa di Simonetta e porta via degli oggetti. Il capezzolo del seno sinistro presenta una ferita.
Elencate in questo modo, sono evidenti le analogie negli omicidi di Stefania, Susanna e Simonetta. Vittime colpite con violenza usando un arma da taglio, i corpi fatti trovare in pose degradanti, ferite o asportazione del seno sinistro, disposizione simile delle ferite nel caso di Stefania Pettini e Simonetta Cesaroni. Le vittime vengono prima rese inoffensive, o con colpi di pistola o stordite, e poi colpite con arma da taglio.
In tutti i casi l’assassino rovista nella borsa delle vittime. Vicino ai corpi di Stefania e Simonetta, vengono ritrovati capi di vestiario delle vittime poggiati con cura.
Escluso che siano vittime dello stesso assassino, come spiegare queste analogie? Coincidenze? Possibile. Ci sono, però, altre due ipotesi.
La prima è che l’assassino di Simonetta Cesaroni sia un emulo del mostro di Firenze. Un soggetto con disturbi sessuali simili. Un soggetto che ha seguito le “imprese” del mostro, attraverso i giornali e la tv. Un soggetto che ha visto crescere il desiderio di mettere in atto le proprie fantasie malate. Quando si è trovato nella situazione propizia, ha agito. Seguendo le modalità del mostro di Firenze, che ha preso a modello. Che le azioni del mostro, possano aver spinto ad agire qualche altra mente malata, non può essere escluso.
La seconda ipotesi, è che possa trattarsi di un depistaggio. Che tutto sia stato manipolato per far pensare ad un movente sessuale, per nascondere il vero movente.
Se la scena del crimine non è stata manipolata, è innegabile la presenza di un forte disturbo sessuale. Dalle caratteristiche simili a quelle riscontrabili dall’analisi delle scene del crimine degli omicidi di Stefania Pettini e Susanna Cambi.
Un soggetto, che come il mostro di Firenze, è riuscito a nascondere i propri disturbi, forse con la complicità di qualcuno.
Sicuramente Stefania, Susanna e Simonetta hanno qualcosa in comune. Hanno avuto una morte atroce e non hanno avuto giustizia. Sono rimaste vittime anche di indagini svolte sulla base di innamoramenti investigativi. E’ la vittima ad indicare, con lo studio della vittimologia e delle risultanze scientifiche e medico legali, la via della verità. A noi il dovere di seguirla con umiltà e determinazione.
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