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Cronaca

Potremmo essere tutti Fabio Cagnazzo

Trattiamo Fabio Cagnazzo esattamente come vorremmo essere trattati noi in una situazione simile.

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Credit foto https://www.tunews24.it/ilcorrieredellaprovincia/2019/06/05/arma-dei-carabinieri-in-festa-per-il-205-anniversario/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo deve rimanere agli arresti. Ricoverato presso un ospedale militare. Così ha deciso il Riesame.

In maniera superficiale si potrebbe dire che ne escono rafforzate le accuse. In realtà non è così.

Molte, troppe, persone che hanno patito una lunga custodia cautelare sono state poi assolte con formula piena.

Verrebbe da chiedersi come può essere possibile. La fase preliminare delle indagini e le relative misure cautelari trovano fondamento sugli indizi. Mentre la condanna si deve basare sulle prove.

Lasciamo che sia la Cassazione a spiegare la differenza “In tema di valutazione probatoria, la differenza tra prova e indizio è costituita dal fatto che mentre la prima, in quanto si ricollega direttamente al fatto storico oggetto di accertamento, è idonea ad attribuire carattere di certezza allo stesso, l’indizio isolatamente considerato, fornisce solo una traccia indicativa di un percorso logico argomentativo, suscettibile di avere diversi scenari, e, come tale, non può mai essere qualificato in termini di certezza con riferimento al fatto da provare”. (Cass., II, sentenza n. 14704 del 22 aprile 2020).

A carico del colonnello Cagnazzo ci sono quindi indizi e non prove. Ecco perché la Costituzione prevede la presunzione di non colpevolezza.

Indizi che nel caso di Fabio Cagnazzo sono oggettivamente deboli. Dichiarazioni di pentiti che devono essere sempre prese con le molle e rigorosamente verificate. In più i presunti depistaggi.

Il video di sorveglianza che il colonnello Cagnazzo porta presso il comando di Castello di Cisterna, i bossoli spostati con il ramo e le cicche di sigarette raccolte.

Facendo delle considerazioni puramente logiche appare veramente poco credibile che un investigatore così esperto metta in atto dei depistaggi così plateali e maldestri. Che, soprattutto, portano direttamente a lui.

Un omicidio premeditato comporta una pianificazione accurata che prevede l’uso di armi pulite, l’attenzione ad eventuali telecamere di sorveglianza e la cura nel non lasciare tracce biologiche.

Nessuna organizzazione criminale avrebbe “bruciato” un contatto qualificato nelle Forze dell’Ordine per dei depistaggi così plateali.

Ancora più della logica è la storia professionale e personale del colonnello Fabio Cagnazzo a gettare fortissimi dubbi sull’impianto accusatorio rendendo moralmente inaccettabile l’ipotesi accusatoria.

Fabio Cagnazzo è uno dei migliori investigatori dei carabinieri. Con centinaia di colpi inferti alla criminalità organizzata. Sempre presente e attivo nel sociale. Un punto di riferimento morale ed umano.

Figlio del generale dei carabinieri Domenico Cagnazzo  figura leggendaria dell’Arma  e fratello di due ufficiali dei carabinieri.

Com’è possibile che un tale patrimonio di leale servizio allo Stato e di principi morali pesi così poco? In molti sono scesi dal carro del vincitore. Altri sono rimasti in silenzio. Il popolo di Barabba è sempre molto numeroso.

Scarso eco hanno trovato le parole forti e dignitose del generale Cagnazzo che da padre e carabiniere ha difeso il figlio non solo perché era naturale farlo ma perché conosce il valore del  carabiniere Fabio Cagnazzo.

Pochi coltivano il dubbio davanti al dolore muto e dignitoso della figlia e della famiglia di Fabio Cagnazzo.

Soprattutto in pochi pensano che tutti potremmo essere Fabio Cagnazzo. Inutile dire “a me non succederà mai” perché se è successo ad un ufficiale del valore di Cagnazzo può succedere a tutti. Basta una testimonianza malevola e delle circostanze sfavorevoli. Perché “niente è mai semplice quando si ha a che fare con la giustizia”.

Sono passati i tempi “del male non fare e paura non avere”. La giustizia è lenta e la gogna mediatica velocissima.

Occhio a scagliare la prima pietra che può diventare un boomerang.

Trattiamo Fabio Cagnazzo esattamente come vorremmo essere trattati noi in una situazione simile.

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