Cronaca
Dal divorzio all’italiana al femminicidio
Le donne hanno sempre qualcosa di grande ma spesso hanno la sfortuna di incontrare ed amare piccoli uomini.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Nel settembre 2019 alimentò feroci polemiche l’intervista di Bruno Vespa ad una vittima di tentato femminicidio https://www.open.online/2019/09/18/porta-a-porta-la-controversa-intervista-di-vespa-a-una-donna-scampata-a-un-femminicidio/, ad una donna che stava per morire per mano di un uomo che diceva di amarla. Una storia che, purtroppo, si ripete spesso. Come nella tragica vicenda di Giulia Cecchettin ad esempio.
Ad alimentare le polemiche furono le domande e le considerazioni fatte da Bruno Vespa. Il noto giornalista Rai, capace da anni di adattarsi ad ogni cambio, disse che la donna poteva ritenersi fortunata visto che se il suo aggressore avesse voluto ucciderla lo avrebbe fatto. Non contento ha continuato dicendo che cercando di ucciderla, l’uomo ha dimostrato di amarla tanto da non poter vivere senza di lei e che la donna nei lunghi mesi di relazione, avrebbe dovuto accorgersi che qualcosa non andava.
Bruno Vespa è giornalista di altri tempi, di altre stagioni, anche se cerca di adattarsi ad ogni stagione.
Molti italiani sono rimasti ai tempi del “divorzio all’italiana”. Non a caso le tematiche trattate dal film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi sono considerate attuali.
In Italia il divorzio è consentito solo da 53 anni e l’attenuante per il “delitto d’onore” è stata eliminata solo all’inizio degli anni 80. Per tanti anni, troppi anni, fare violenza ad una donna o ucciderla era considerata una manifestazione di nobili sentimenti: manifestazione d’amore, di senso dell’onore, di gelosia. Sembra assurdo ma era così.
Erano tempi in cui il matrimonio estingueva il reato di violenza carnale. L’uxoricidio era raccontato dai giornali con enfasi, con toni epici. Basta vedere un film degli anni 60 e 70 per capire la mentalità: Alberto Sordi che come manifestazione d’amore e gelosia gonfia di botte Monica Vitti nel film “Amore mio aiutami”; in “Operazione San Gennaro” la fidanzata si rivolge a Nino Manfredi dicendo “ Lo vedi ? Non mi vuoi più bene, altrimenti mi avresti dato una schiaffo “; in “Romanzo Popolare” Ugo Tognazzi butta fuori a calci la Muti dopo averne scoperto il tradimento.
Era visto quasi con simpatia l’uomo che innamorato di un’altra donna uccideva la moglie per essere libero di vivere il nuovo amore.
Illustri clinici, avvocati e magistrati descrivevano le donne come costituzionalmente portate all’isteria, alla menzogna, all’immoralità, all’infedeltà e che quindi l’uomo era autorizzato a correggerne la natura anche con qualche schiaffo. Erano anni in cui una donna violentata ma ancora viva era comunque una “peripatetica” visto che si era permessa di non seguire la sorte della Santa Maria Goretti.
Ancora negli anni 80 e 90 molte violenze sessuali non venivano denunciate perché ad essere giudicate, alla fine, erano le stesse vittime.
Succede anche oggi. Come nel caso della ragazza violentata a Palermo.
Le donne sono creature meravigliosamente complesse e contraddittorie. Capaci di contenere un universo di emozioni e sentimenti. Le donne hanno sempre qualcosa di grande ma spesso hanno la sfortuna di incontrare ed amare piccoli uomini.
Possedere con la violenza. Uccidere per non perdere il possesso, è l’atto più blasfemo perché viola l’unico comandamento valido anche per gli atei. L’amore.
Spesso i piccoli uomini ricoprono grandi incarichi ed uno dei modi per fermare il femminicidio è dare spazio alla grandezza delle donne. In ogni campo.
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