Cronaca
Il pallone insanguinato, la tragedia dell’Heysel
Lo sport è, dai tempi della prima Olimpiade, strumento per diffondere fratellanza e valori positivi. La supremazia delle nazioni dovrebbe essere decisa solo sui campi di gioco e non sui campi di battaglia.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Winston Churchill disse che gli italiani considerano la guerra come una partita di calcio e il calcio come una guerra. Affermazione, per alcuni aspetti, molto profetica nell’accostare calcio e guerra.
Nel 1985 l’Italia e l’Europa, hanno assistito ad una partita di calcio che si è trasformata in una guerra. Con un pesante bilancio di vittime.
Il 29 maggio 1985 si gioca allo stadio Heysel di Bruxelles, la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Una partita molto sentita. Il Liverpool aveva vinto l’anno precedente la coppa battendo la Roma, la Juventus puntava a vincere la prima Coppa Campioni. Allo stadio Heysel arrivano migliaia di tifosi inglesi e italiani.
La tifoseria inglese è conosciuta per la violenza negli scontri con le altre tifoserie. La tifoseria organizzata del Liverpool viene sistemata nei settori X e Y, mentre la tifoseria organizzata della Juventus viene sistemata nei settori M-N-O della curva opposta a quella dei tifosi inglesi. Le autorità provvedono, quindi, a separare le due tifoserie organizzate.
Ci sono, però, migliaia di tifosi italiani e non che hanno autonomamente comprato il biglietto. Questi tifosi vengono sistemati nel settore Z separato dalla curva dei tifosi inglesi da due basse reti metalliche e 5 poliziotti.
Un’ora prima della partita gli hooligans, la parte più violenta dei tifosi inglesi, sfondano la recinzione e si riversano nel settore Z. Le forze dell’ordine sono di numero insufficiente e scarsamente preparate. I tifosi seduti sugli spalti del settore Z vedono gli hooligans e provano a fuggire verso il terreno di gioco. Vengono però respinti dalla polizia belga. Sono costretti, quindi, ad ammassarsi contro il muro opposto al settore occupato dai tifosi del Liverpool.
Il muro non regge il troppo peso e crolla. Molte persone muoiono schiacciate dal crollo, altre perdono la vita calpestate dalla folla. I soccorsi arrivano in ritardo.
Il bilancio è di 39 morti , di cui 32 italiani , e 600 feriti. E la partita ? Dopo un’ora e mezzo di rinvio e molte discussioni si decide di giocarla per motivi di ordine pubblico. Bruno Pizzul durante la telecronaca disse “ Questa non è più la finale di Coppa Campioni ma una partita giocata per esigenze di ordine pubblico “. Anni dopo l’arbitro dell’incontro, lo svizzero André Daina, dichiarò “ Il mio obiettivo era di evitare assolutamente che scoppiassero degli altri scontri…Certo, l’incontro non rivestiva più la stessa importanza e sapevo che nessuno si sarebbe ricordato di quanto sarebbe successo in campo “.
Si sbagliava, molti ricordano ancora cosa è successo in campo. La Juve vince la partita e la Coppa Campioni. Molte furono le polemiche per l’esultanza dei calciatori della Juve alla fine della partita. Bisogna, però, considerare che i calciatori avevano informazioni parziali, inoltre molta era la confusione. Dopo i fatti dell’Heysel le squadre inglesi , su richiesta del governo di sua Maestà , vennero escluse per alcuni anni dalle coppe europee. Venne affrontato anche il problema della sicurezza negli stadi. La tragica vicenda dello stadio Heysel diventa attuale in occasione dei troppo ricorrenti episodi di violenza negli stadi.
Lo sport è, dai tempi della prima Olimpiade, strumento per diffondere fratellanza e valori positivi. La supremazia delle nazioni dovrebbe essere decisa solo sui campi di gioco e non sui campi di battaglia. I fatti dell’Heysel dimostrano che una partita di calcio può diventare una guerra. Per evitarlo basterebbe ricordare quando da bambini correvamo dietro ad un pallone. Innocenti e felici.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©