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Cronaca

Micaela Quintavalle e la rabbia delle persone buone

Dietro le parole di Micaela c’è il tormento di chi vede la vita spegnersi. Il dolore di dover dire ad un famigliare che non vedrà più la persona cara. Tormento e dolore che si ripetono quasi ogni giorno.

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Credit foto https://www.odisseaquotidiana.com/2018/02/sasso-contro-un-bus-atac-magliana.html

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Capita di dare un veloce sguardo ai giornali. Come ogni giorno. La guerra in Ucraina, la tragedia di Cutro, la situazione politica. Soliti argomenti. Poi improvvisamente su “La Repubblica” il titolo “Quintavalle ‘Spero che i capi Atac finiscano in sala operatoria’”. Conoscendo Micaela Quintavalle non ci credo. Primo perché è un medico e non direbbe mai una cosa simile. Poi è una persona buona. Vado a controllore sul suo profilo Facebook ed effettivamente ha scritto altro: “Stanotte davanti al solito deposito i soliti rom hanno rotto con le pietre i vetri di tre bus! Io davvero non so più che pensare!!!! Ma a sto punto mi auguro che gli autisti rimangano sempre illesi! Sarebbe quasi da augurarsi di trovarsi sul tavolo operatorio i dirigenti che non si occupano della sicurezza dei propri dipendenti!!!! Questi lavoratori rischiano di non tornare a casa dai propri figli la sera!!!!”. Il condizionale e quel quasi sono l’argine della ragione ad una legittima rabbia. Inoltre sarebbe bastato intervistare la Quintavalle PRIMA di scrivere il titolo “sensazionale”.

Micaela Quintavalle ha guidato bus Atac per undici anni ed è stata sindacalista. Ha rischiato la vita sui bus Atac e ha visto autisti rischiare la vita su bus Atac. È stata licenziata per aver difeso, quasi in solitudine, i lavoratori. Ha visto Luana Zaratti, dipendente Atac, diventare un vegetale a causa delle botte di uno che il biglietto non voleva pagarlo https://ilsudest.it/societa/2021/07/12/luana-zaratti-vittima-di-guerra/. Accettabile rischiare la vita lavorando su un bus nella Capitale d’Italia? Certo che no.

“Ma ora la Quintavalle è medico che le frega di Atac?”, in realtà proprio perché medico è ancora più comprensibile certa rabbia.

Sapete cosa fa un medico? Certo cura, opera e ricuce. Principalmente, però, vede ogni giorno vite rovinate. Da noi stessi o dagli altri. Ci uccidiamo con il colesterolo, bevendo come spugne. Un medico vede vite rovinate dalla violenza. Giovani in coma etilico o distrutti dalle droghe. Anziani maltrattati e abbandonati. Donne abusate. Bambini dilaniati dalla cattiveria degli adulti. Vede lavoratori finire in codice rosso per il mancato rispetto delle norme di sicurezza. Questo vede un medico. Questo vede e vedrà ogni giorno Micaela Quintavalle. Comprensibile che possa montare la rabbia. Perché un medico conosce il valore della vita.

Rabbia che è sempre meglio dell’indifferenza. L’indifferenza di giornalisti che si scandalizzano per le parole, travisate, della Quintavalle ma non scrivono degli autisti che rischiano di beccarsi un selcio in testa. Indifferenza di politici, imprenditori e dirigenti che dormono tranquilli pur sapendo di non fare tutto ciò che potrebbero per la sicurezza di lavoratori e utenti. Un medico, invece, spesso non dorme. Pensando che poteva fare di più per salvare una vita.

Dietro le parole di Micaela c’è il tormento di chi vede la vita spegnersi. Il dolore di dover dire ad un famigliare che non vedrà più la persona cara. Tormento e dolore che si ripetono quasi ogni giorno. Un medico è cosciente che spesso la morte è inevitabile, che la scienza deve arrendersi a volte. Altre volte, però, la morte e la sofferenza possono essere evitate. Con la prevenzione. Quanta rabbia può esserci pensando che una vita è persa solo per negligenza?

Diversi anni fa in una anonima via di Roma Est l’ennesimo incidente che vedeva coinvolti dei giovani. Uno in particolare era in gravi condizioni. Su di lui una giovane quanto esile dottoressa praticava con energia inaspettata le manovre e procedure di emergenza. Chiamando a raccolta, con padronanza teologica degna di un Papa e blasfema fantasia, divinità e santi. Sembrava posseduta, non certo il compassato medico che uno si aspetta. Era posseduta dalla rabbia di dover perdere una giovane vita per una delle solite stragi del sabato sera. Perché il buon medico non perde un paziente ma una vita. Non è la stessa cosa.

Apprezziamo la rabbia quando è sentimento positivo. Quando è ribellione alla rassegnazione e all’indifferenza.

Micaela Quintavalle è riuscita a far parlare di questi lavoratori che rischiano la vita guidando un bus. Poteva usare parole diverse? In realtà dobbiamo porci una diversa domanda, dopo anni d’indifferenza erano possibili parole diverse?

Teniamoci stratta la rabbia delle persone buone. Perché è la rabbia che può salvare una vita.

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