Cronaca
La morte di Aldo Bianzino, fiori nel posto sbagliato.
Mettete dei fiori nei vostri cannoni. Lo slogan simbolo degli anni 70. Nato nel risaie del Vietnam. Nato sui reticolati della Cortina di Ferro. Pacifismo, ambientalismo, fraternità. Tanti gli ideali della primavera degli anni 70. Purtroppo una breve primavera. Nei cannoni non più fiori ma erba. Marijuana. Lo spinello diventa anestetico per l’animo che non regge le ferite inferte dalla realtà.
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Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Mettete dei fiori nei vostri cannoni. Lo slogan simbolo degli anni 70. Nato nelle risaie del Vietnam. Nato sui reticolati della Cortina di Ferro. Pacifismo, ambientalismo, fraternità. Tanti gli ideali della primavera degli anni 70. Purtroppo una breve primavera. Nei cannoni non più fiori ma erba. Marijuana. Lo spinello diventa anestetico per l’animo che non regge le ferite inferte dalla realtà. I soldati americani fumano spinelli per fuggire dall’orrore della guerra, per fuggire da Charlie. Tanti giovani fumano spinelli per viaggiare. Lontano dalla realtà. Dopo lo spinello arriverà per molti ma non per tutti, il buco. Il flagello degli anni 80. Overdose, Aids.
Nel nostro paese abbiamo sempre faticato ad accettare la differenza tra l’uso di marijuana e l’uso di droghe come l’eroina. Sono tutti «tossici» e basta. Per anni abbiamo avuto una legislazione severissima. Poi delle graduali ma non sufficienti aperture.
La vita può essere pesante. Molto. Ciascuno reagisce come può. Anche come non dovrebbe. Ludopatia ; abuso di alcool; shopping compulsivo; eccessi alimentari; disturbi emotivi e relazionali. Tutti modi dannosi ma legali di reagire alle avversità della vita. Lo spinello però non si perdona.
Non è stato perdonato ad Aldo Bianzino. Vive nei pressi di Città di Castello con la compagna Roberta Radici e con il figlio di 14 anni. Aldo è un falegname. Persona tranquilla. Vita tranquilla.
Il 12 ottobre 2007 le forze dell’ordine fanno un controllo nel casale dove vive Aldo Bianzino con la sua famiglia. Trovano alcune piantine di marijuana. Bianzino specifica subito che sono ad uso personale e terapeutico. La compagna ha un tumore che dopo poco la ucciderà.
Aldo Bianzino e la sua compagna vengono arrestati. Condotti in carcere.
Mentre è in carcere la compagna di Aldo viene convocata dalla polizia penitenziaria. Per sapere se soffriva di patologie pregresse. Se aveva problemi di salute. No. Aldo Bianzino stava bene. Chiede il perché di queste domande. Le rispondono che Bianzino è stato portato in ospedale intubato. Viene ricondotta in cella.
Dopo poche ore viene scarcerata e uscendo dal carcere viene a sapere che il suo compagno è morto.
Bianzino sarebbe stato ritrovato esanime nella sua cella e condotto presso l’infermeria del carcere per praticare una inutile rianimazione. Tale tentativo causa ematomi cerebrali, lesioni al fegato e alla milza. Ad uccidere Aldo un aneurisma cerebrale. Morte naturale secondo la magistratura.
La famiglia la pensa diversamente. I consulenti di parte sostengono che quelle lesioni non sono state causate da un tentativo di rianimazione ma da un pestaggio.
Nel 2015 un agente della polizia penitenziaria viene condannato per omissione di soccorso. Per la magistrtura non ci sono prove di un pestaggio.
La famiglia di Aldo Bianzino chiede la riapertura delle indagini.
A prescindere dalla doverosa ricerca della verità è oggettivo che Aldo Bianzino non doveva essere in carcere. Non è possibile trattare allo stesso modo un trafficante di droga e una persona che coltiva qualche pianta per uso personale.
Bisogna distinguere ciò che è diverso dal nostro modo di vedere e ciò che è illegale perché pericoloso per la comunità. Cio che è diverso non può diventare automaticamente illegale.
Siamo vasi di vetro. Fragili. Resi tossici dalle avversità della vita.
I fiori andrebbero messi nei cannoni. Regalati alle persone che amiamo. Non sulla tomba di un uomo che voleva solo vivere pacificamente.