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ROMA CHIEDE GIUSTIZIA: 300MILA IN PIAZZA PER GAZA. “FERMATE IL MASSACRO, PALESTINA LIBERA!”

Un altro mondo è possibile, e sta cominciando dalle strade di Roma.

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Maddalena Celano (Assadakah News)

Roma si è vestita di dignità, coraggio e bandiere della Palestina. Sabato 7 giugno, un fiume umano – oltre 300mila persone secondo gli organizzatori – ha attraversato le strade della Capitale da Piazza Vittorio a Piazza San Giovanni per gridare un messaggio chiaro e potente: basta genocidio, Palestina libera ora.

Una manifestazione imponente, convocata dal Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, ma sostenuta da centinaia di realtà territoriali, collettivi, associazioni, sindacati, movimenti sociali, studenti e cittadini da tutta Italia, da Nord a Sud, che hanno risposto con una partecipazione senza precedenti. Sotto un sole cocente, in migliaia hanno resistito, uniti dalla rabbia, dalla solidarietà e dal desiderio di pace, quella vera, fondata sulla giustizia.

CORI CONTRO IL GENOCIDIO, CONTRO LE COMPLICITÀ

La piazza ha risuonato con slogan come “Free Palestine”, “Siamo tutti palestinesi”, “Netanyahu assassino”, “Non si uccidono i bambini”. Canti di lotta come Bella Ciao hanno unito le generazioni, mentre migliaia di bandiere – palestinesi, arcobaleno, rosse – sventolavano come simboli di resistenza e speranza.

Sul palco si sono alternati giornalisti, attivisti, militanti storici della causa palestinese, ma anche i leader dei partiti promotori: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Accanto a loro, anche Yousef Salman, presidente della Comunità Palestinese di Roma, che ha ringraziato le forze democratiche per la mobilitazione, richiamando però con forza la necessità di un cambio netto: “Stop al genocidio, basta armi, fine dell’occupazione israeliana. L’Italia riconosca lo Stato di Palestina”.

SCENE DI FORTE IMPATTO: “SALVIAMO GAZA”

A colpire nel cuore la piazza, l’azione simbolica di alcune manifestanti che, tra le sirene di allarme antiaereo, hanno stretto al petto fagotti insanguinati, rappresentando i neonati uccisi dai bombardamenti israeliani. Alle loro spalle, uno striscione gridava: “Salviamo Gaza”. Un’immagine potente, difficile da dimenticare, come le parole scritte su tanti cartelli: “Basta apartheid”, “Due popoli, uno Stato laico”, “L’Italia ha le mani insanguinate”.

LE CONTRADDIZIONI E LE CONTESTAZIONI

La giornata, pur straordinaria, ha visto anche voci critiche al corteo. Diversi collettivi e organizzazioni comuniste e palestinesi, tra cui il Fronte della Gioventù Comunista, l’Unione Democratica Arabo-Palestinese (UDAP) e il Collettivo Militant, hanno contestato la legittimità di partiti che – quando al governo – hanno autorizzato record storici di esportazioni di armi verso Israele. “Non si può essere per la pace mentre si armano gli assassini”, hanno denunciato. E ancora: “Italia fuori dalla NATO, fuori dalle guerre imperialiste!”.

Anche l’Associazione dei Palestinesi in Italia ha scelto di non partecipare, giudicando la manifestazione “tardiva e ambigua”, accusando l’assenza di una condanna netta del genocidio in corso e della complicità dell’Occidente, Italia compresa.

GUALTIERI E LE ISTITUZIONI: TRA RETORICA E REALTÀ

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha salutato l’evento come “una bellissima manifestazione contro la strage di civili a Gaza”, esprimendo sostegno alla soluzione dei “due popoli, due Stati”. Parole che suonano concilianti, ma che non cancellano il ruolo ambiguo dell’Italia: un paese che continua a commerciare armi con Israele e a sostenere, nei fatti, l’occupazione coloniale e il massacro in corso.

VERSO IL 21 GIUGNO: CONTRO GUERRA E RIARMO

In piazza anche gli attivisti della campagna “Stop Rearm Europe”, che hanno annunciato una nuova mobilitazione nazionale per il 21 giugno a Porta San Paolo, contro guerra, riarmo, genocidio e autoritarismo. Una data importante per consolidare un nuovo fronte popolare europeo contro l’imperialismo e a sostegno della resistenza palestinese e dei popoli oppressi.

La manifestazione del 7 giugno è stata storica, ma non basta. La lotta per la Palestina deve continuare. Non solo con le piazze, ma con un cambiamento radicale delle politiche estere, con il boicottaggio dell’apartheid israeliano, con la rottura delle complicità italiane ed europee, con una mobilitazione permanente contro il sistema di oppressione globale che consente massacri come quello in corso a Gaza.

Chi oggi grida “Palestina libera” grida anche “Fuori la NATO!”, “No al neocolonialismo”, “Giù le mani dai popoli!”. Un altro mondo è possibile, e sta cominciando dalle strade di Roma.