Attualità
Stellantis: da Melfi a Piedimonte San Germano deve diventare affare di Stato
L’errore cruciale è stato non intervenire durante la fusione che ha visto la nascita di Stellantis. Errore che il governo francese non ha commesso. La presenza dello Governo italiano come azionista avrebbe garantito, e garantirebbe, possibilità di guida e controllo così da assicurare investimenti in Italia.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Immagini di proteste disperate presso gli stabilimenti Stellantis di Pomigliano d’Arco, Melfi e Piedimonte San Germano. Gli operai di alcune ditte esterne perderanno il lavoro dal 1° gennaio 2025. Stellantis non ha rinnovato gli appalti.
In realtà in tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis tira una brutta aria. Pochi giorni di lavoro. Tanta incertezza per il domani.
Stellantis parla di piani industriali ambiziosi con prospettive per il futuro. Un futuro però avvolto dalla nebbia di un mercato in crisi.
Agli operai vengono chiesti sacrifici ma senza certezze riguardo ai tempi e ai risultati.
La transizione verso l’elettrico aumenta i problemi. Non è questo il momento per una transizione così repentina. Inoltre bisogna rendere sostenibile l’acquisto e il mantenimento di auto elettriche.
L’azione dei sindacati è forse tardiva nella mobilitazione. Azione che paga anche divisioni interne. Paga soprattutto la paura di ricorrere allo sciopero come strumento di tutela e pressione.
La classe politica italiana è accorsa al capezzale di Stellantis. Più nelle vesti di medico legale per accertare le cause del decesso che nelle vesti di anestesista/rianimatore.
Diversi esponenti politici vorrebbero John Elkann in Parlamento. Per “processarlo”. Addirittura qualcuno lo vorrebbe con l’assegno in mano per restituire il denaro pubblico ricevuto. Tanta propaganda. Pochi fatti.
Nei prossimi giorni ci sarà un tavolo istituzionale importante. Pochi giorni prima di Natale.
Probabilmente si concluderà con impegni e promesse. Con una proroga degli ammortizzatori sociali. Con lo scopo di passare le feste in tranquillità. Poi si vedrà.
Non basta un piano industriale di Stellantis. Non basta più.
Gli stabilimenti Stellantis italiani devono diventare affare di Stato.
Non è tardi per ragionare di un ingresso pubblico nella parte italiana di Stellantis.
Di fatto e per anni lo Stato italiano ha giocato un ruolo economico di primo piano in Fiat.
La Fiat era azienda privata di nome ma partecipata dallo Stato di fatto. La Fiat ha permesso la motorizzazione di massa con modelli alla portata di tutti. Filosofia oggi dimenticata con le disastrose conseguenze nelle vendite.
L’errore cruciale è stato non intervenire durante la fusione che ha visto la nascita di Stellantis. Errore che il governo francese non ha commesso. La presenza dello Governo italiano come azionista avrebbe garantito, e garantirebbe, possibilità di guida e controllo così da assicurare investimenti in Italia. Chiedendo anche una parziale riconversione degli stabilimenti Stellantis in Italia.
Gli stabilimenti italiani di Stellantis non possono essere lasciati unicamente alla guida del privato. Perché nascono per iniziativa sostanzialmente pubblica.
Ed è sempre intervenuto lo Stato a mitigare quelle difficoltà, strutturali ed economiche, che altrimenti avrebbero scoraggiato l’iniziativa privata.
Inutile fare propaganda sulle spalle degli operai. Stato e Stellantis devono fare gioco di squadra.
Dagli anni 90, soprattutto per ragioni di cassa, è iniziata una politica di privatizzazioni a tappetto.
Necessaria certo ma che ha finito anche per danneggiare lavoratori e consumatori.
Non puoi togliere improvvisamente la stampella ad una persona senza verificare che sia nelle condizioni di camminare da sola.
La partecipazione statale nell’economia non è una bestemmia o una cosa dannosa. Bisogna saperla fare.
Ed è tempo di farla bene.
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