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Serena Mollicone, quelle certezze che non esistono e l’art 592 cpp

L’errore più grande è stato quello di considerare l’omicidio di Serena Mollicone come un fatto isolato e non collegato ai tanti episodi, anche gravissimi, accaduti ad Arce a partire dalla fine degli anni 90.

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Credit foto Pierdomenico Corte Ruggiero

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Assolti anche in appello i cinque imputati per l’omicidio di Serena Mollicone. Esito prevedibile come avevamo già scritto https://ilsud-est.it/attualita/2023/10/23/serena-mollicone-cosa-accadra-in-appello/.

Eppure la reazione popolare è stata dura e incredula. Con le solite accuse alla magistratura. Dimenticando però che il Presidente della Corte d’assise d’appello che venerdì scorso ha assolto i Mottola è lo stesso che ha condannato il fidanzato di Maria Sestina Arcuri che era stato assolto in primo grado. Condanna confermata in Cassazione.

Segno che quando ci sono le prove la magistratura condanna.

La delusione per l’assoluzione è figlia di certezze che certezze non sono.

Santino Tuzi, che era una persona perbene, ha sempre dichiarato i suoi dubbi sul presunto avvistamento di Serena in caserma. La Professoressa Cattaneo non ha mai parlato di certezze scientifiche e con onestà ha dichiarato che la lesione potrebbe esser stata provocata da qualcosa di diverso dal cranio di Serena.

Una sentenza definitiva, quella del 2006, stabilisce che Carmine Belli ha visto una ragazza piangere davanti al bar della Valle il 31 maggio 2001 e non il 1° giugno 2001. L’avvistamento è genuino ma quella ragazza non era Serena. La dipendente del bar della Valle ha dichiarato che la ragazza vista nel bar la mattina del 1° giugno 2001 non era Serena Mollicone.

Non è stato trovato un movente. Non sappiamo perché Serena decide improvvisamente di recarsi in caserma.

Non sono state trovate tracce ed impronte riferibili agli imputati. Mentre ci sono impronte digitali mai attribuite.

Eppure in tanti sono convinti della colpevolezza dei Mottola, perché? Semplicemente perché lo hanno letto sui giornali o sentito dire in tv.

Nel caso di Serena Mollicone l’impatto mediatico è stato enorme e ha condizionato l’opinione pubblica.

Per anni, ad esempio, è stato affermato che fu il maresciallo Franco Mottola ad ordinare di prelevare Guglielmo Mollicone mentre piangeva sua figlia in chiesa. Non era vero ma ancora oggi molti ci credono.

Nel caso Mollicone molti giornalisti hanno sposato in maniera acritica le tesi dei famigliari. Senza battere piste alternative o complementari.

Il dolore dei famigliari merita grande rispetto. Rispetto che si manifesta anche cercando piste solide.

Dobbiamo prendere esempio dal settore sanitario dove è compito del medico e non del paziente individuare malattia e cura.

Ci sarà probabilmente un ricorso in Cassazione. Con oggettivamente pochissime speranze. La Corte d’assise d’appello ha vagliato nuovamente tutto. Accogliendo tutte le richieste testimoniali della Procura.

Attenzione, quindi, a non illudere nuovamente i famigliari di Serena e di Santino. Tanto più che ci sono anche aspetti economici. La famiglia Mollicone è stata condannata a pagare le spese del procedimento. Suscitando molta indignazione. In realtà il giudice ha semplicemente applicato l’articolo 592 del codice di procedura penale.

Credit foto https://www.brocardi.it/codice-di-procedura-penale/libro-nono/titolo-i/art592.html

Bisogna ricominciare a lavorare. Cercando movente, esecutori, complici.

Serena Mollicone era una giovane cittadina onesta uccisa probabilmente per aver detto NO. In quel periodo ad Arce non c’era solo la droga a cui dire no.

L’errore più grande è stato quello di considerare l’omicidio di Serena Mollicone come un fatto isolato e non collegato ai tanti episodi, anche gravissimi, accaduti ad Arce a partire dalla fine degli anni 90.

Dovrebbe essere tempo di riflessioni ad Arce. Ad esempio Marco Mottola ha un alibi. Se è genuino, per i giudici  è genuino, inutile accusare Marco Mottola. Se non lo considerano genuino sono gli arcesi che devono trarre le dovute conclusioni. Anche nella gestione della cosa pubblica. Questo è il tempo di decidere con coerenza.

Non basta chiedere agli altri di parlare. Inutile invocare la giustizia divina. Dio ha già così tanto da fare nei martoriati teatri di guerra.

Tocca alle persone di buona volontà impegnarsi per dare giustizia a Serena Mollicone. Cercando elementi solidi e decisivi.

Come sempre  faremo la nostra parte.

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