Attualità
Emanuela Orlandi, i Nar e la caccia al tesoro
La vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi è un po’ come l’album delle figurine. Ogni tanto uno spazio vuoto si riempie con una nuova figura. O un nuovo figuro.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
La vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi è un po’ come l’album delle figurine. Ogni tanto uno spazio vuoto si riempie con una nuova figura. O un nuovo figuro.
Ora tocca a ai Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari). Una persona che nel passato avrebbe avuto contatti con i Nar, ha fatto avere a Pietro Orlandi una foto che dovrebbe riprodurre il collarino giallorosso indossato da Emanuela.
La foto non è di buona qualità. Soprattutto è in bianco e nero. Una foto in bianco e nero è poco utile per dimostrare che quel collarino è giallo rosso.
Una prova che non prova. Non è la prima volta nella vicenda Orlandi.
Dopo la Banda della Magliana tocca quindi ai Nar.
I Nar avevano dei contatti con la Banda della Magliana quindi il copione è solo apparentemente diverso.
Ovviamente non esiste alcuna prova di un ruolo dei Nar e dell’eversione di destra nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Anche perché nel 1983 i NAR erano praticamente distrutti.
Per molti anni si è cercato di collegare la Banda della Magliana alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Senza riuscirci.
I Nar hanno un qualcosa che la Banda della Magliana non ha più. I Nar sono ancora attuali per certi aspetti. Per due aspetti in particolare.
I documenti rubati nel 1999 presso la Banca interna al tribunale di Roma. Documenti scottanti e mai ritrovati. Rapina organizzata da Massimo Carminati. Storico esponete dei Nar e dell’eversione nera.
Sono documenti che potrebbero ancora far gola a molti. Anche a qualcuno che ha conti da regolare con il Vaticano. Non è da escludere, anzi è probabile, che sia ancora in atto una caccia al tesoro.
Poi c’è la questione della strage di Bologna. Strage per cui sono stati condannati Fioravanti e Mambro. I Nar praticamente.
Fioravanti e Mambro si sono sempre proclamati innocenti. Una certa campagna revisionista, soprattutto su Roma, c’è sempre stata. Anche usando la vicenda di Maria Fresu per scagionare i Nar. Torneremo prossimamente su Maria Fresu.
Documenti esplosivi e una strage dal movente oscuro rendono quindi i Nar una pedina ancora utile sul tavolo di un gioco in cui anche Emanuela Orlandi è una pedina casualmente entrata in gioco.
Certi personaggi e certi poteri quando dicono Emanuela Orlandi non parlano della vicenda di una ragazzina probabilmente scomparsa per un motivo tragico quanto banalmente comune e non collegato a giochi di potere.
Parlano, questa volta veramente in codice, di un intreccio di potere e affari che coinvolge malavita, Vaticano, imprenditoria e poteri dello Stato.
In troppi hanno usato la tragedia di Emanuela e il dolore dei suoi famigliari per una partita che si gioca su altri tavoli.
Partita che continuerà anche sfruttando la Commissione d’inchiesta parlamentare.
Si saprà mai che fine ha fatto Emanuela Orlandi? Purtroppo è difficile. Perché dal luglio del 1983 la strada intrapresa ha allontanato l’attenzione dai vicoli di Roma, che custodiscono la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
Roma è la città dei grandi segreti e dei grandi ricatti. Una città che ha saputo nascondere le molte risposte alle troppe domande sul rapimento Moro, sulla morte di Roberto Calvi e sulla rapina del 1999. E che continua a farlo anche con Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi.
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