Attualità
Caccia al camice bianco
Il mondo della sanità è una polveriera pronta ad esplodere. La sanità pubblica diventa sempre meno pubblica.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
“Caccia ad Ottobre Rosso” un film diventato un cult del genere spionistico/avventuroso. La caccia, l’avventura e l’adrenalina. Ingredienti perfetti in un film.
Purtroppo la vita di tutti i giorni è molto meno edificante. Le cronache, ad esempio, riportano sempre più spesso episodi di caccia al camice bianco.
Anche questo sembra un titolo di un film. Invece no. Quotidianamente medici ed infermieri vengono aggrediti.
La recente brutale aggressione al Prof. Francesco Le Foche ha evidenziato, per l’ennesima volta, la criticità della situazione.
Il mondo della sanità è una polveriera pronta ad esplodere. La sanità pubblica diventa sempre meno pubblica.
Lunghe attese per una visita o un esame diagnostico. Lunghissime attese in Pronto Soccorso. La necessità di dover pagare per accorciare i tempi. Così l’esasperazione dei pazienti aumenta.
Fondi scarsi, poco personale, turni massacranti. Una medicina territoriale inesistente. Questo è il peso che porta il personale sanitario.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere la visione classista che in molti hanno del medico. Il medico visto come quello che guadagna cifre spropositate sulle sofferenze dei pazienti. Noi vediamo le belle ville, le belle macchine, lussuosi studi. Pretendiamo di essere guariti.
Certamente ci sono medici che guadagnano cifre a volte esagerate. Ci sono medici che non hanno empatia. La maggioranza, però, lavora duramente e spesso in situazioni precarie. Con uno stipendio che non sempre è proporzionato ai sacrifici e alle responsabilità.
Un medico non è Dio. Non può guarire tutti. Non è onnipotente. Devono tenerlo presente quei medici che non hanno umiltà. Devono tenerlo presente i pazienti che non hanno davanti una macchina perfetta. Hanno davanti un uomo o una donna. Con preparazione ed esperienza ma anche con i limiti della natura umana. La negligenza è da punire severamente mentre va accettato che anche e soprattutto in medicina esiste l’imponderabile e l’inevitabile.
Il vero problema è che da anni, molti anni, manca una politica sanitaria. Con le marcate disparità territoriali presenti in Italia, non è stata una buona idea affidare alle Regioni la sanità. Tutti i governi cantano la stessa canzone stonata: bisogna razionalizzare i fondi alla sanità. In realtà il sistema sanitario nazionale ha bisogno di fortissimi investimenti.
La politica ha deciso di non decidere. Le opzioni sono tante. Creare una rete di medicina territoriale con una marcata vocazione per la prevenzione, la diagnostica e la medicina d’urgenza di piccola/media entità. Non è possibile andare in Pronto Soccorso per mettere quattro punti di sutura. Cambiare la figura del medico di famiglia che dovrebbe essere formato in Pronto Soccorso. Quindi assunzioni ed investimenti in diagnostica, prevenzione e medicina d’urgenza.
Anche la classe medica dovrebbe chiedere non solo sicurezza e pene severe ma anche una politica sanitaria illuminata. Un sistema sanitario nazionale altamente efficiente è la miglior protezione per il personale sanitario.
La triste realtà è che dalla fine degli anni 70 la politica ha smesso di affrontare i grandi temi. Tra cui la sanità.
La violenza contro il personale sanitario è ingiustificabile. Una guerra tra vittime di un moribondo sistema sanitario. Più aumenta la sfiducia nella politica più aumenta la “giustizia fai da te”. Questo è pericoloso per la tenuta sociale e democratica.
Il nostro Paese è gravemente malato e ha bisogno di cure professionali.
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