Attualità
OMICIDIO AMBIENTALE
Lo scopo di ogni genitore è lavorare per lasciare qualcosa in eredità ai figli. Case, beni e valori. Non ci preoccupiamo però del mondo che lasceremo in dote. Questo è grave. È folle.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
L’ennesima tragedia. Acqua e fango hanno ucciso nelle Marche. Come è successo tante altre volte in questa Italia dissestata. Ogni volta lacrime, accuse, promesse e poi il silenzio.
Non è ovviamente la Natura ad uccidere. Ipocrita parlare di casualità, di eventi imprevedibili. Sono eventi perfettamente prevedibili ed evitabili.
Impedire costruzioni che possono deviare o ostruire il corso dei fiumi. Pulire l’alveo, curare gli argini. Costruire le necessarie opere per contenere eventuali esondazioni. La ricetta è conosciuta da secoli.
Come è ben conosciuta la necessità della cura di boschi e montagne. Per evitare incendi, frane e slavine.
Conosciamo il problema e conosciamo la soluzione. Allora perché le persone continuano a morire?
Questione di fondi e competenze. I lavori per la messa in sicurezza costano. Parecchio. Sono necessarie anche specifiche competenze per la progettazione. Inoltre, la competenza è affidata alle Regioni, che spesso non hanno strumenti necessari.
Per moltissimi anni questi lavori erano di competenza statale. Precisamente del Genio Civile e del Corpo Forestale dello Stato. Agli inizi degli anni 70 il Genio Civile è diventato organo periferico regionale e molte competenze del Corpo Forestale dello Stato sono state trasferite alle Regioni.
Questo ha creato grossi problemi. Perché le Regioni procedono in ordine sparso. Come possono e come vogliono.
La salvaguardia ambientale dovrebbe essere un settore strategico nazionale, di stretta competenza degli organi centrali dello Stato. Invece, dal, 2017 il Corpo Forestale dello Stato non esiste più. Una scelta oggettivamente sciagurata. Senza senso e giustificazione.
Il Corpo Forestale dello Stato andava potenziando, con mezzi e personale. Con nuove/vecchie competenze come la progettazione ed esecuzione dei lavori di messa in sicurezza di boschi e fiumi.
La recente tragedia nelle Marche ha portato anche molte polemiche. Per la mancata allerta e per il presunto ritardo nei soccorsi.
Prevedere dove e quando pioverà non è facile. La tecnologia permette calcoli accurati ma la natura ha dinamiche imprevedibili. Avrebbe più senso fare allerte su ampie zone geografiche, perché cercare di circoscrivere troppo può portare ad errori e tragedie. Non è più rinviabile una app di allertamento della protezione civile. Come sarebbe da valutare l’utilizzo di sirene d’allarme.
Sui presunti ritardi nei soccorsi è doveroso sottolineare che quasi tutte le operazioni di soccorso di prima emergenza sono sulle spalle del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Professionisti eccellenti e dal grande coraggio. Soffrono, però, di gravi carenze di mezzi e personale. Ovviamente ci sono i tanti volontari della Protezione Civile. Purtroppo, ci vuole tempo per allertare e dislocare i gruppi di volontari della Protezione Civile. Inoltre, la dotazione di mezzi e la preparazione non seguono uniformi.
La soluzione era stata individuata dall’On. Zamberletti, padre della Protezione Civile italiana. La creazione di un Corpo di Vigili del Fuoco Volontari su base comunale. Addestrati dai Vigili del Fuoco professionisti e con una dotazione standard di mezzi e materiali. Zamberletti aveva anche stabilito che le operazioni di soccorso in zone rurali dovessero essere coordinate dal Corpo Forestale dello Stato. Invece ora i Vigili del Fuoco sono costretti ad occuparsi di tutto.
La Natura non è cattiva. Non ha intenzioni di vendicarsi. Siamo noi ad aver dimenticato ogni legge naturale. Per profitto ed egoismo.
Lo scopo di ogni genitore è lavorare per lasciare qualcosa in eredità ai figli. Case, beni e valori. Non ci preoccupiamo però del mondo che lasceremo in dote. Questo è grave. È folle.
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