Attualità
Bari, stop alle carriere per chi non paga le tasse
L’Università di Bari blocca in un colpo solo sia il sistema di prenotazione degli esami sia le sedute di laurea. Le rappresentanze studentesche insorgono, gridano all’ingiustizia, ma nei confronti degli evasori.
In copertina, l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro (Wikimedia Commons, dominio pubblico).
di Alessandro Andrea Argeri
Il 28 luglio 2022 l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro ha bloccato esami e lauree a circa 300 universitari a causa dei mancati pagamenti delle tasse universitarie. Duro colpo agli studenti? Lesione del diritto fondamentale allo studio? Macché! L’Università di Bari è una delle dieci università italiane con le tasse più basse, oltretutto esonera dai pagamenti chi ha un ISEE al di sotto del venticinquemila euro, la misura si chiama proprio “no-tax area”. Poi ci sono ulteriori agevolazioni sempre in base al reddito o ai risultati degli studi, inoltre gli studenti più meritevoli sono premiati, poiché gli immatricolati con voto di maturità di 100 o 100 e lode sono esentati dal pagamento della tassa regionale.
Dopo aver presentato l’ISEE Universitario, molto più basso di quello “normale”, si possono ottenere esoneri totali o parziali, agevolazioni per l’acquisto di libri, o anche borse di studio attraverso le quali si accede ad ulteriori agevolazioni. Pertanto a pagare le tasse sono solo i più abbienti, attraverso un sistema di tassazione comunque graduale. Il regolamento si può consultare qui: “leggere per credere”.
In piazza Cesare Battisti un’associazione universitaria ha approfittato della situazione per la solita propaganda. Qualcuno l’ha descritta come la “sinistra universitaria”, tuttavia la sinistra mai si comporterebbe come la peggiore destra degli stereotipi dei social. Storicamente, la sinistra dovrebbe difendere i poveri nonché combattere per tutelare i servizi pubblici, anziché per il consenso di un indefinito elettorato. Siamo quindi dinanzi alla classica “parabola all’italiana”: chi ha non vuole dare, così si grida all’ingiustizia sociale, alla lesione dei diritti, si chiede la sospensione delle tasse fino a una certa data limite, poi una volta ottenuta si la richiede ancora, si propongono le rateizzazioni, si va avanti così in attesa di condono. Questa non è lotta per i diritti, né per l’uguaglianza. Dovrebbe anzi infastidire chi invece paga regolarmente le tasse nonostante i sacrifici. Comunque non è stata una grande mobilitazione: era più un sit-in di una decina di componenti, segno di quanto tali iniziative siano realmente sostenute.
Eppure la logica del sistema è facile da comprendere, immagino soprattutto per degli universitari: in qualsiasi Stato, se non si pagano le tasse, un dato servizio non può funzionare correttamente. In un articolo del 25 luglio 2022 scrivevo del gap delle università meridionali nei confronti di quelle del Nord, causato principalmente da una mancanza di fondi disponibili. Le tasse si pagano per il bene della collettività. Si tratta di rispetto delle regole così come di senso civico. Come si potrebbe pretendere altrimenti di avere 129 corsi di laurea? Come si potrebbe pretendere di studiare in una struttura adeguata? Come si potrebbe pretendere di usufruire di una didattica di alto livello?
A novembre 2021, in piena campagna elettorale per il senato accademico, uno dei temi principali delle varie propagande era l’estensione della no-tax area fino ai trentacinquemila euro. Poi cos’è accaduto? Se ci sono delle reali necessità degli studenti, dove sono i vari “tavoli tecnici” chiesti, promessi, garantiti? In altre parole, c’è chi vuole “fare politica”, ma dove sono finiti il dialogo, le proposte, la mediazione, tutte quelle procedure tipiche della politica? Non ha senso chiedere interventi strutturali se poi non si vogliono finanziare. Purtroppo o per fortuna, per quanto ci si voglia crogiolare nella propaganda ideologica dei diritti ottenibili da lotte astratte, questa è la realtà.
Nel mentre, con una pandemia ancora in corso, resta aperta la questione della didattica erogata in “modalità mista”, i trasporti pubblici locali sono allo stato attuale incapaci di rispondere alle esigenze dei pendolari, i quali compongono la maggioranza della comunità universitaria assieme agli studenti fuorisede, quest’ultimi da oltre un anno faticano a trovare alloggi o affitti privati, ma parleremo di tutto ciò la prossima settimana.
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