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Aborto, la parola alle donne

Federica, Rebecca, Margherita, Valentina, Elena, Emanuela e Chiara, ci dicono la loro sul tema aborto.

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Credit foto, Twitter. Nessun copyright né licenza.

di Alessandro Andrea Argeri.

Ha suscitato molto scalpore la decisione della Corte suprema USA di negare il diritto costituzionale a ricorrere alla pratica abortiva. Così questa settimana per parlare di aborto ho raccolto le opinioni di un campione di sette ragazze: Federica, Rebecca, Margherita, Valentina, Elena, Emanuela e Chiara. Al termine delle loro risposte c’è una spiegazione sul perché la situazione è certamente triste, ma non tanto tragica come sembra. Ma ora, diamo la parola alle donne.

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  • Qual è il tuo parere sull’aborto?

Federica: <<Penso che il diritto all’aborto debba essere tutelato.>>

Rebecca: <<È un diritto di tutte le persone che hanno un utero, devono poter scegliere se voler affrontare una gravidanza o meno.>>

Margherita: <<L’aborto a mio parere è un diritto che dovrebbe essere garantito in ogni Stato. Ogni donna ha il diritto di poter scegliere del proprio corpo senza doversi sentire giudicata o appellata come “assassina”.>>

Valentina: <<Credo che sia diritto della donna avere la facoltà di decidere se abortire o meno sia per fattori oggettivi quali gravidanza causata da violenza, giovane età, o scarse possibilità economiche (un figlio va mantenuto), ma anche per variabili strettamente personali.>>

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Elena: <<Favorevole perché prima del diritto alla vita c’è il diritto al benessere e alla felicità. Se un genitore non può garantirli deve avere la possibilità di scegliere di non mettere al mondo. Un figlio cambia la vita di entrambi i genitori e gli equilibri della coppia, se si hanno in mente progetti o non ci si sente pronti non deve essere negata la possibilità di scegliere per sé.>>

Emanuela: <<Completamente favorevole perché non bisogna solo guardare la vita del figlio ma anche la vita della madre. La donna deve poter scegliere cosa fare del proprio corpo e della propria vita senza impedimenti e senza sentirsi in colpa.>>

Chiara: <<Sono pro aborto. La donna non può essere obbligata a diventare madre.>>

  • Secondo te l’aborto può essere considerato o non può essere considerato “omicidio”?

Federica: <<Se consideriamo omicidio la soppressione di una vita umana allora può essere considerato tale. Però credo anche che si debba stare molto attenti all’uso delle parole, questa è molto forte e io non la userei mai in questo ambito per una questione di sensibilità.>>

Rebecca: <<Non è omicidio perché si tratta di un mucchio di cellule. Anche le cellule cancerogene soddisfano gli stessi criteri che le persone pro vita attribuiscono al feto prima del terzo mese per cercare di giustificare il fatto che si tratta di un “essere umano”.>>

Credit foto RSI News.

Margherita: <<Molti pensano che l’aborto sia paragonabile ad un omicidio, ma penso che questo sia un pensiero assolutamente sbagliato e neanche lontanamente paragonabile ad una simile atrocità. Decidere di abortire non è una scelta facile anzi il contrario… ogni donna ha le sue motivazioni che possono essere problemi economici (quindi di conseguenza l’impossibilità di assicurare un buon futuro al proprio figlio), problemi di salute o peggio si può essere state vittime di stupro. Non si può paragonare un feto di poche settimane ad una persona nata e cresciuta. Molti dicono “esistono le precauzioni” questo è assolutamente vero, l’aborto non deve essere utilizzato come un contraccettivo, ma penso sia un diritto che debba essere garantito ad ogni donna.>>

Valentina: <<Penso che se l’interruzione di gravidanza viene effettuata entro i termini stabiliti dalla medicina e con sicurezza per la paziente, medici e personale sanitario in primis dovrebbero eseguire il proprio lavoro senza giudicare scelte così personali.>>

Elena: <<Credo che sia giusto abortire in qualsiasi momento, non è omicidio. Da quando nasce acquisisce tutti i diritti. Fino a quando non avviene, non si tratta di una persona.>>

Emanuela: <<Potrebbe essere omicidio una volta che l’embrione si è sviluppato, dopo i 3 mesi.>>

Chiara: <<Non considero l’aborto omicidio in quanto per effettuare questa pratica il feto non è ancora sviluppato, si sta “uccidendo” un agglomerato di cellule.>>

  • Consideri l’aborto una conquista femminista o un progresso etico in generale?

Federica: <<Entrambi. È una conquista femminista perché chiaramente riguarda il corpo delle donne e la vita delle madri che poi molto spesso diventano le uniche a crescere i figli. Ma è anche un progresso etico perché in linea generale rientra nella vasta sfera dei diritti umani.>>

Credit foto Gabry-Gab on Twitter.

Rebecca: <<Entrambi, il femminismo intersezionale tutela tutte le persone che vengono discriminate, includendo uomini trans, comunque dotati di un utero, persone che subiscono discriminazione in ambito medico. Faccio un esempio: si crede tuttora che le donne nere hanno una soglia più alta del dolore, e questo risulta in molte problematiche durante il parto. Ma è anche una questione morale: stiamo davvero costringendo persone a partorire anche quando non saranno in grado di tenere il bambino, prendersene cura e crescerlo? Siamo consapevoli del numero di traumi che un bambino in queste circostanze va ad affrontare? Non è semplice adottare un bambino, non è come nei film. Stiamo condannando bambini a delle vite tumultuose senza le cure necessarie per avere una vita piena e dignitosa che comunque potrebbero non avere.>>

Valentina: <<Credo che semplicemente ogni donna abbia il diritto di decidere della propria vita, indipendentemente da correnti ideologiche.>>

Elena: <<Etico in generale. Non è una conquista solo della donna, una nuova vita influenza tutti quelli che la circondano.>>

Emanuela: <<Può essere femminista in quanto è una scelta della donna, che riguarda il suo corpo. Ma è anche un progresso etico considerando la vita del bambino che influenza tutti gli altri.>>

Chiara: <<Progresso etico per tutelare maggiormente le donne da gravidanze indesiderate.>>

  • In quanto donna, ti senti tutelata in Italia?

Federica: <<Poco. Si sentono spesso notizie riguardo obiezioni di coscienza, trattamenti disumani, condanne sociali (vedi l’ultima di Giorgia Soleri). La legge c’è, l’ambiente sociale adatto no.>>

Rebecca: <<No, se dovessi scrivere tutti i motivi per cui non penso di essere tutelata in Italia dovrei scrivere un saggio. Ogni singola cosa è oggetto di critica, veniamo sindacate su tutto, non c’è possibilità di vita senza rischiare di essere uccise, stuprate, molestate, derise, picchiate, sottopagate, discriminate (“and the list goes on”).>>

Margherita: <<Sì, in quanto donna mi sento tutelata in Italia, vista la decisione di rendere illegale l’aborto in America. Penso sia assurdo e surreale ciò che è successo. L’Italia ha molte cose da migliorare, ci sono varie problematiche, ma sono molto sollevata di potermi sentire tutelata sotto questo aspetto.>>

Credit foto, Twitter. Nessun copyright né licenza.

Valentina: <<No. In relazione alla morale di matrice religiosa (cattolica), poiché la maggior parte del personale sanitario è obiettore o assume un atteggiamento giudicante per la paziente, senza considerare che nella maggior parte dei casi tale scelta è esito di un processo molto doloroso.>>

Elena: <<No perché molto spesso ci sono medici contrari non disposti a supportarti. Credo anche che la scelta non venga ben vista e che poi si ripercuota negativamente sulla donna, che subisce la pressione delle opinioni degli altri.>>

Emanuela: <<Da un punto di vista sanitario abbastanza. È vero che i medici non sempre sono d’accordo però ci si può spostare e trovare qualcuno disposto a farlo. Dal punto di vista sociale per niente, è ancora vista come una cosa egoista.>>

Chiara: <<In ogni distretto sanitario dovrebbero esserci almeno un ginecologo non obbiettore di coscienza proprio per permettere l’aborto. Tutelata dalla legge… fino ad un certo punto, come scritto, non parliamo di legge costituzionale quindi chi lo sa se un domani questo diritto venga meno.>>

  • Quali riforme per la tutela della tua persona vorresti vedere approvate?

Federica: <<Gli obiettivi sono formazione e cambiamento sociale. Educazione nelle scuole e per il personale medico. Per il problema relativo agli obiettori di coscienza non ho ancora risolto il dilemma etico. Se da una parte si tratta di tutelare la scelta delle donne, dall’altra c’è anche la tutela della libertà dei medici.>>

Margherita: <<Non ho un’idea, ma mi piacerebbe vedere le donne maggiormente tutelate sotto il punto di vista della violenza domestica e non. Sono molto frequenti i casi in cui si chiede aiuto ma quest’ultimo non viene dato.>>

Valentina: <<Non ho competenze specifiche in materia, ma penso che il cammino per la parità di genere in vari settori come quello lavorativo sia ancora lungo.>>

Elena: <<Bisognerebbe obbligare i medici a farlo, se la legge lo permette tu sei obbligato a farlo e a rispettare i diritti degli altri. Dovrebbe essere introdotta una sanzione a chi si rifiuta.>>

Emanuela: <<Non saprei. Non bisogna obbligare i medici ma piuttosto educare.>>

Chiara: <<Nella tutela della persona potrebbe rientrare l’eutanasia? Perché bisogna costringere a sopportare cure estreme e dolori insopportabili quando potrebbe essere un nostro diritto.>>

  • Credi che in Italia si possa arrivare a negare il diritto all’aborto? Ti sentiresti negata del diritto di decidere?

Federica: <<Sono abbastanza sicura che ci si arriverà prima o poi. Le società cambiano assieme alle ideologie predominanti. In Europa vediamo i partiti conservatori riprendere vigore. Le ideologie possono cambiare le società ma presentano dei limiti e se si superano quei limiti si ottiene l’opposto di quello che si voleva ottenere. Forse abbiamo spinto per un cambiamento troppo rapido senza rinnovare dalle radici e senza esserne pronti? In caso avvenisse quando io sono ancora in vita e in grado di partorire la troverei una cosa davvero triste, spero di non viverlo. Mi sentirei privata della facoltà di scelta, privata della mia libertà. Per me l’aborto può essere anche un atto di generosità e di altruismo. Bisognerebbe garantire le condizioni adatte per far sì che vita sia felicità, altrimenti non c’è motivo di dar vita. E quando non c’è felicità c’è dolore, il che è un potenziale pericolo anche per la comunità quando è mal gestito e si trasforma in arma. Certo giudicare le condizioni e prevederle è difficile. Però forse mi sto addentrando troppo nella questione e sto filosofeggiando.>>

Rebecca: <<La maggior parte dei medici in Italia sono obiettori di coscienza, non penso di avere la possibilità di decidere già da adesso. Se mi dovesse capitare di rimanere incinta, nonostante tutte le precauzioni, e fossi costretta ad affrontare una gravidanza, preferirei uccidermi. Non scherzo, perché la mia paura più grossa è quella di affrontare una gravidanza. Non voglio mai fare una cosa del genere, perché è un percorso di 9 mesi distruttivo con un numero inqualificabile di problematiche. Come me, ci sono tante donne. Negare il diritto all’aborto non implica ridurre i numeri di aborti, ma semplicemente causare queste situazioni. Le persone faranno gli aborti comunque, da sé, o illegalmente, sicuramente in modo più pericoloso. Il modo in cui si evitano gravidanze indesiderate è con l’investimento nel sistema sanitario, nell’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, dalla quinta elementare come si fa in altri paesi europei. Bisogna insegnare come funzione il proprio corpo, e fornire contraccettivi gratuiti ai cittadini, che costano troppo per la persona media.>>

Margherita: <<Spero di no, anche se essendo successo in America (considerata avanzata e molto più avanti), credo possa succedere anche qui in Italia. Se mi sentirei negata del diritto di decidere? Si assolutamente, penso che privare le donne di questo diritto tolga la libertà di scegliere e questa è una cosa sbagliatissima. Ognuno ha il diritto di scegliere della propria vita, del proprio corpo, e togliere questo diritto è inaccettabile.>>

Valentina: <<Spero di no altrimenti sarebbe negato un diritto fondamentale, si veda in America la grande mobilitazione ad esempio alcune multinazionali garantiranno alle dipendenti di recarsi a proprie spese in uno stato dove è possibile effettuare l’intervento legalmente. Per cui si cerca di intervenire a tutela dei diritti nel privato. Ovviamente sì, mi sentirei negata del diritto di decidere. Una negazione/divieto rispetto ad una scelta personale è sempre un fallimento della società.>>

Elena: <<Si potrebbe arrivare a negarlo perché è successo nel continente più avanzato in ambito delle libertà e dei diritti per cui può succedere ovunque. Ovviamente mi sentirei negata del diritto di decidere.>>

Emanuela: <<Penso di sì perché siamo in uno stato laico ma l’influenza religiosa è molto forte. La religione ha una prospettiva diversa e potrebbe influenzare l’opinione pubblica. Anche perché si perde sempre di più fiducia nella scienza, vista in contrasto con la regione. Ovviamente mi sentirei negata del diritto di scegliere. Chiara: Spero che non venga mai negato e che possiamo essere progressisti come paese; ovviamente qualora venisse abrogato come legge, mi sentirei privata della facoltà di scelta. In una democrazia ognuno esprime il proprio parere e a volte per necessità di omologazione ci si accoda ad un pensiero diverso dal nostro, quindi sì, potrebbe capitare che la 194 venisse abrogata per un mancato dialogo.>>

  • Alcuni chiarimenti su quanto accaduto in USA.

C’è grande costernazione, giustamente, per la decisione della Corte Suprema americana di abolire il diritto costituzionale all’aborto. Ma siamo veramente “sull’orlo del Medioevo”? “It’s not over”, ha assicurato Biden. “Non è finita”. I più critici risponderebbero: “Non è nemmeno cominciata”. Eppure la Corte non ha proibito la pratica abortiva. Ha invece rimosso il diritto costituzionale a ricorrervi. Prima di gridare alla fine della democrazia dovremmo smettere di guardare oltre oceano. Dalle nostre parti nessuno dei paesi europei ha il diritto all’aborto in Costituzione, poiché la stessa Unione Europea lascia simili decisioni ai singoli stati membri. In Italia la pratica abortiva è consentita dalla legge 194, non dalla carta costituzionale, dunque in teoria un referendum abrogativo potrebbe realmente vietare l’aborto. In parole povere, il grande arretramento americano da cui sia politici sia cittadini europei sono scandalizzati ha portato i “moderni” USA al nostro stesso livello. Ci tengo a precisare però come in Polonia la situazione sia anche peggiore di quella nell’entroterra più repubblicano del Texas.

The white house. Wikimedia Commons.

Guardiamo quindi piuttosto agli scandali in casa nostra. Negli ospedali il 64,6% dei ginecologi sono obiettori. Il ministero della salute non vuole specificare in quali ospedali, città o regioni, però ci sono 72 centri in cui la percentuale oscilla dall’80 al 100% del personale. Dovremmo interrogarci inoltre su quanto la donna sia veramente assistita. Di conseguenza si dovrebbe aprire un dibattito sulla tutela della maternità. Il problema etico legato all’aborto riguarda prima di tutto la madre, poi i medici. Da anni in Italia non c’è un avanzamento davvero significativo sul fronte delle libertà civili.

Il problema, ancora una volta, è l’ideologia. Le ragioni dietro l’abolizione del diritto all’aborto non si riducono alla religione. Prendersela con Dio se le ingiustizie accadono è come attribuire le maledizioni alle streghe medioevali. Ragionamento più o meno analogo per chi si professa fieramente ateo ma poi non manca di incolpare il Signore. La Chiesa, un’istituzione nata per tutelare la vita, quale posizione avrebbe dovuto assumere? L’aborto in realtà non sarebbe nemmeno un tema strettamente religioso, almeno non nel 2022. Logica alla mano, il giuramento di Ippocrate, base etica della professione medica, si oppone all’aborto, ma non è certo riconosciuto tra i testi sacri, così come si sono opposti all’aborto molti non credenti. D’altra parte la Chiesa condanna reati come l’omicidio, lo stupro, la rapina, però non per questo si può parlare di ingerenza religiosa o di temi a cui i credenti sono vincolati.

Il problema di fondo è la sinistra illiberale, quella dei diritti garantiti dalla censura. Come ha sapientemente osservato anche Federico Rampini in “Suicidio occidentale”, i radical chic delle proteste monetizzabili sono riusciti a risollevare la destra conservatrice: il popolo impaurito diventa conservatore. Nel 2017 Trump è stato eletto alla Casa Bianca da un’intensa rabbia popolare nei confronti di chi vuole cancellare i valori della “vecchia grande America”. “Make great America again!”, è il grido di battaglia dopo cinque anni. Lo stesso ragionamento può essere applicato al nostro paese. Dovremmo chiederci come mai la sinistra in Italia è quasi inesistente, perché da noi il partito cattolico-conservatore è di destra rappresentato da Fratelli d’Italia, attualmente in cima nei sondaggi. In America non esiste la “destra” o la “sinistra”, ma “repubblicani” e “democratici”.

Nella foto, Donald Trump. Credit foto lanf64 on Twitter.

Trump è stato eletto dagli operai, non dall’élite capitalista, mentre le interferenze russe consistono nella propaganda di disinformazione che ha indotto i cittadini americani a votare in un certo modo, non in un furto di voti. Evidentemente, qualcosa non va nell’impostazione del dibattito mediatico, oltre che nei luoghi dove viene tenuto. Per riassumere: la sinistra è sabotata dai radicali, la destra si rafforza. Sono due estremismi intenti a combattersi a vicenda. Come tali, rappresentano il decesso del progresso realmente benefico. Ne deriva un gran caos dove a risentirne siamo noi cittadini coi nostri diritti. Non è un caso se in Italia da quasi due anni la risposta alla crisi politica è stata la creazione di centro moderato. In questo forse abbiamo avuto un timido segnale di lungimiranza politica. Concludiamo allora con una domanda: in Italia rischiamo di abolire la 194 a causa dell’incapacità di saper dialogare in democrazia?

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).