Attualità
A scuola tra green pass, distanziamento, caos
Riaprono le scuole, ma con quali criteri?
di Alessandro Andrea Argeri
L’obiettivo è di evitare a tutti i costi la didattica a distanza, ristretta esclusivamente per casi eccezionali, ma quali concrete garanzie ci sono per il ritorno in sicurezza? Nelle ultime settimane si è parlato per la scuola di mascherine, Green Pass, distanziamento sociale, il tutto nel caos più totale.
Settembre è alle porte, così come la riapertura delle scuole, prevista il sei settembre per Trentino Alto Adige, il tredici per Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Trentino, Valle D’Aosta, Veneto, il quattordici per la Sardegna, il quindici per Campania, Liguria, Marche, Molise, Toscana, il sedici per Friuli, Sicilia, il venti per Calabria e Puglia. A tal proposito, se fino agli inizi di agosto il Governo non aveva ancora un piano per il rientro in sicurezza, a due settimane dall’inizio delle prime lezioni, dopo varie indiscrezioni è finalmente stato pubblicato il piano scuola del ministero dell’istruzione.
Rispetto allo scorso anno restano le misure di prevenzione relative alla sanificazione degli spazi, gli ingressi scaglionati per evitare assembramenti, con turni differenziati sia per l’ingresso sia per l’uscita dalla struttura, il distanziamento sociale di almeno un metro tra i banchi, due tra quest’ultimi con la cattedra dell’insegnante. Ancora, nell’impossibilità di garantire la distanza di sicurezza, per gli alunni di età superiore ai sei anni rimane l’uso della mascherina, indipendentemente se chirurgica, di stoffa o trasparente nel caso di studenti sordomuti. Nelle palestre invece si praticheranno esclusivamente attività individuali, dove è più facile garantire il distanziamento sociale, a differenza degli sport di squadra più propensi all’assembramento.
Tra le novità invece debutta il tanto discusso Green Pass, misura di prevenzione capace di animare il dibattito politico di un’intera estate, obbligatorio esclusivamente per il personale scolastico, pena la sospensione dal lavoro, mentre gli alunni ne saranno esonerati, sebbene il Governo abbia incentivato le vaccinazioni dei ragazzi tra i dodici e i diciotto anni. Il compito di controllare quotidianamente la presenza del documento spetterà ai presidi, oppure a un loro delegato, con l’ulteriore introduzione di un referente Covid all’interno degli istituti.
Se tuttavia uno studente dovesse manifestare i sintomi del Covid, una temperatura superiore al 37.5°, o sia stato a contatto con un positivo, dovrà necessariamente rimanere a casa, dove affronterà il periodo di quarantena. Terminato l’isolamento la procedura per la riammissione in aula prevede un tampone negativo convalidato da una visita del medico curante prima del definitivo via libera. Per gli studenti positivi con ciclo vaccinale già completato, l’isolamento durerà solo sette giorni, nel caso contrario dieci anziché quindici come inizialmente proposto.
Viene introdotto infine l’help desk, ovvero un portale web attraverso cui sarà possibile richiedere assistenza oltre che porre questioni da discutere in sede istituzionale. Inoltre per gli studenti saranno previsti sportelli di supporto psicologico per “fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta ad eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in “presenza”, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta”.
In tutto questo il Governo si incaricherà di fornire gel disinfettante, mascherine, ma non tamponi gratuiti, per i quali i sindacati si sono già mobilitati, con particolare attenzione alla vaccinazione per il personale scolastico.
Le perplessità però rimangono, a partire dallo stesso Green Pass, obbligatorio solo nelle aule, non sugli affollatissimi trasporti locali né sugli scuolabus, o ancora la soluzione attuata per il cambio d’aria, necessario ma impossibile da applicare per tutti gli istituti, per questo passato da obbligatorio a “semplicemente consigliato”, per un virus la cui trasmissione avviene per via aerea, mentre la temperatura sarà misurata a casa dai genitori prima di mandare i figlia a scuola, anziché all’ingresso dell’istituto, quasi a voler simboleggiare l’enorme divario tra teoria e pratica, tra retorica e realtà. A questo punto una domanda sorge spontanea: i vaccini riusciranno a scongiurare la dad?
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