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La propaganda contagia anche i vaccini

Il Green Pass è dittatura o propaganda? Vediamolo in questo articolo.

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Credit foto Share Alike, licenza CC BY-SA 4.0.

di Alessandro Andrea Argeri.

Negli ultimi giorni si discute aspramente della decisione di alcuni stati europei, in particolare della Francia di Macron, di rendere necessario il Green Pass per la partecipazione a manifestazioni pubbliche, concerti, palazzetti, ristoranti. Ovviamente il dibattito, politico prima che mediatico, è arrivato anche in Italia, dove la propaganda contagia anche i vaccini.

Innanzitutto per ottenere il “Green Pass” bisogna aver completato il piano vaccinale contro il Covid-19. A tal proposito, alcuni vedono la possibile decisione di renderlo obbligatorio per la partecipazione a una parte della vita vita pubblica come una riforma anti costituzionale, oltre che una svolta verso la dittatura. Sicuramente il vaccino è stato creato in tempi brevi, tuttavia è la prima volta nella storia in cui ha partecipato tutto il mondo alla realizzazione della cura per una malattia. Inoltre non siamo totalmente “cavie”, perché dei test prima dell’approvazione ci sono comunque stati.

In pratica, è una sperimentazione, la quale fortunatamente ha fornito buoni risultati secondo la maggioranza della comunità scientifica. L’errore qua però è principalmente mediatico, causato proprio dalle istituzioni, colpevoli di non aver saputo comunicare correttamente ai cittadini, ne tanto meno di rassicurarli. Dalla disinformazione quindi si è arrivati alla degenerazione. Per questo è bene precisare come non tutti coloro i quali sono contrari al vaccino sono no vax, quest’ultimi infatti rifiutano ogni tipo di vaccinazione, non solo quello contro il covid.

Poi c’è il grottesco parallelismo tra l’anticostituzionalità e le leggi razziali, infondato per ragioni sia storiche sia logiche. Prima di citare la costituzione infatti sarebbe bene leggerla, allora, articolo 32 della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.” In Italia c’è la libertà di cura, così come c’è la possibilità per la legge di imporre un obbligo sul singolo individuo per la tutela della salute della collettività. Dunque: se lo Stato decidesse di rendere obbligatorio il Green Pass, non sarebbe contro la Costituzione, a patto di ritenere ufficialmente i vaccini necessari alla fine dell’emergenza pandemica. Se io non mi vaccino, vengo contagiato, danneggio le altre persone, tolgo la libertà a qualcun’altro.

In questo momento però, tranne per gli operatori sanitari, non c’è l’obbligo vaccinale, perciò il Green Pass non è obbligatorio, perché chiunque può scegliere di non vaccinarsi, quindi di non andare allo stadio, al concerto, al ristorante. In pratica non si è limitati di tutte le libertà, ma solo di quelle previste dalla Costituzione per tutelare la salute pubblica.

Il Green Pass quindi non è un obbligo, ma può essere legalmente imposto. Veniamo alla seconda argomentazione: “si comincia con il green pass, si finisce con la dittatura.” Ora, l’unico modo per sviluppare una vaga forma di chiaroveggenza è conoscere la storia, guardare il passato per comprendere il presente. Nei regimi totalitari, così come nelle leggi razziali, nessuno si può sottrarre ad esse. Un ebreo non poteva sottrarsi dall’essere espulso da scuola, dalla ghettizzazione, dal lavoro forzato nei campi di concentramento.

Di contro il Green Pass lascia la libertà di non vaccinarsi, per questo non è minimamente paragonabile alle leggi razziali, anzi, garantisce ancora più libertà. Del resto, non c’è nessuna deportazione, nessun marchio, nessuna stella gialla cucita sui vestiti. Parlare di dittatura sanitaria è tanto storicamente quanto eticamente scorretto, perché le dittature esistono, ma sono altre, nelle quali esprimere la propria opinione risulta estremamente pericoloso. Green Pass e libertà sono due complementari, non opposti. Io mi vaccino per evitare un nuovo lockdown, un’altra quarantena, per tornare a condurre una vita senza limitazioni né privazioni.

Per propaganda si è parlato addirittura di “società orwelliana”. Chi invece ha letto attentamente almeno una volta la produzione letteraria di Orwell sa bene come un giornalista “sociale”, rimasto socialista per tutta la sua vita, avrebbe anteposto il bene comune a quello individuale.

George Orwell (1903-1950). Credit foto Abee 5, licenza CC BY 2.0.

Tuttavia l’estrema destra italiana non sembra esserci arrivata. Ad esempio: Palla di Neve avrebbe pensato a procurare i vaccini per tutti gli animali della fattoria, mentre il dittatore compagno Napoleon l’avrebbe criticato con brevi frasi, avrebbe addirittura provato a sabotarlo, per poi riproporre l’idea così da prendersene il merito.

Concludiamo allora con una citazione dello stesso Orwell: “la storia si è fermata nel 1936, dopo è solo propaganda.” Effettivamente ai giorni nostri è una tautologia.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).