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Ambiente

Rinviato al prossimo consiglio regionale il voto sul piano dei rifiuti.

La discussione sul piano dei rifiuti solidi urbani, è stata rinviata al prossimo consiglio regionale del 14 dicembre. Un provvedimento, che sta suscitando diverse polemiche tra le parti politiche e i malumori delle associazioni ambientaliste che lo ritengono in controtendenza alla green economy. Significativo è il caso delle discariche di Conversano e Corigliano d’Otranto.

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DI NICO CATALANO

Credit foto  uomoplanetario.org license CC BY-NC-SA 2.0

La discussione sul piano dei rifiuti solidi urbani, è  stata rinviata al prossimo consiglio regionale che si terrà il 14 dicembre. La motivazione ufficiale del rinvio del punto all’ordine del giorno previsto  lo scorso 30 novembre, sarebbe da attribuire alla sentenza emessa dal Tar Puglia, che di fatto ha stravolto la composizione dell’attuale Assise regionale, ridimensionando i numeri della maggioranza rispetto  a quelli dei rappresentanti delle minoranze consiliari. Un nuovo assetto politico amministrativo, tale da potere invalidare il voto del consiglio sul piano dei rifiuti, che dovrebbe nelle intenzioni della giunta regionale, sostituire la normativa vigente in materia risalente al 2013. Un provvedimento, che sta suscitando diverse polemiche e diffusi malumori, persino all’interno della stessa compagine che sostiene il governatore Michele Emiliano. Mentre la maggioranza, definisce il piano in via di approvazione come un “iter complesso e fortemente partecipato dagli enti territoriali e dagli stakeholders” difendendo il lavoro svolto dall’assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio, distintasi durante questa prima fase della legislatura per una certa sensibilità verso le tematiche ecologiche, diverso è il parere delle forze di opposizione e soprattutto delle associazioni ambientaliste. Proprio Italia Nostra, WWF e Legambiente, in un documento congiunto, hanno espresso valutazioni negative sul nuovo piano, soprattutto in merito alla decisione di rimandare al 2025 il divieto di accogliere i rifiuti da fuori regione, in violazione al principio comunitario secondo cui i rifiuti non dovrebbero viaggiare. Una preoccupazione reale, confermata dal recente accordo siglato fra la Regione Lazio e la Regione Puglia, che prevede il conferimento fino al 31 dicembre 2021, presso gli impianti di trattamento operanti nel territorio pugliese, di 280 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani non riciclabili, prodotti nella provincia di Frosinone. Secondo gli ambientalisti, tale scelta, porterebbe all’apertura di ulteriori discariche e ampliamenti delle stesse, in assenza di valutazioni preventive sull’impatto dei nuovi impianti e delle relative indagini epidemiologiche dei siti interessati. Una decisione in controtendenza a quanto previsto dalla green economy per i quali il piano prevede il sostengo pubblico e che potrebbe causare nel tempo, gravi conseguenze per la salubrità dell’ambiente e la salute dei cittadini. È il caso sia della discarica Martucci, che di quella di Corigliano d’Otranto,  per le quali tuttavia il Piano lascia la facoltà ai territori, entro dodici mesi dall’entrata in vigore dello stesso, di individuare siti di smaltimento alternativi, aventi analoghe volumetrie e rispondenti ai criteri localizzativi di riferimento. Due situazioni al collasso dal punto di vista ambientale, per le quali, anche la V Commissione Ambiente del Consiglio regionale, ha chiesto all’unanimità che il governo regionale trovi una proposta alternativa alle stesse. Al netto di tutte le considerazioni del caso, i legittimi interessi e le varie posizioni ideologiche, sarebbe opportuno per tutte le parti in causa, da un lato di abbandonare finalmente quella infantile sindrome di Nimby che caratterizza noi pugliesi ogni qualvolta discutiamo di scelte ambientali, così come soprattutto per la politica di lavorare per una stesura e definitiva approvazione di un piano regionale dei rifiuti partecipato, inclusivo e rispettoso dei territori.

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