Ambiente
La spiaggia di Enea cancellata dal maltempo.
Non c’è pace per il Salento. Dopo gli incendi estivi, una pioggia di portata e intensità eccezionale ha provocato ingenti danni e cancellato la spiaggia di porto Badisco. Sono gli effetti del cambiamento climatico in corso a cui necessitano urgenti misure di contrasto da parte delle istituzioni.
DI NICO CATALANO
Credit foto Giovanni Picuti, già Buferanera is licensed under CC BY-NC-SA 2.0
Non c’è pace per il Salento, dopo la tragedia della xylella e degli incendi estivi, che sempre più numerosi, prendendo origine dagli uliveti resi secchi sia per l’azione del batterio che per l’incuria dell’uomo, mettono in serio pericolo turisti e residenti. Nelle prime ore di giovedì 18 novembre scorso, una pioggia di portata e intensità eccezionale ha causato danni ingenti ad un paesaggio già in precedenza violentato da un’azione antropica invasiva e non rispettosa dell’ambiente e dall’ecologia di luoghi considerati tra i più belli d’Italia. Un volume d’acqua corrispondente a circa 193 millimetri di pioggia si è abbattuto in poche ore, nella zona dell’idruntino. Una vera e propria “bomba d’acqua” preceduta da una tromba d’aria marina e una forte grandinata, ha colpito principalmente i comuni di Uggiano La Chiesa, con la frazione di Casamassella, Minervino di Lecce, Giurdignano, Otranto e Ortelle. L’evento meteorologico estremo, causato da quel cambiamento climatico, generato dal surriscaldamento e provocato della nostra incapacità di vivere adottando modelli sostenibili, solo per la casualità non ha prodotto lutti e perdite economiche di maggiore rilevanza. A farne le spese abitazioni, cantine e scantinati invasi da oltre un metro e mezzo di acqua, autovetture finite sott’acqua e alcune case rurali, che rese inagibili sono state evacuate dalla protezione civile. I vigili del fuoco, hanno anche tratto in salvo diverse persone e qualche centinaia di animali, intrappolati nelle stalle e nei loro recinti. I campi coltivati e alcune strade campestri si sono trasformate in tumultuosi torrenti in piena, veri e propri fiumi di fango, capaci di travolgere muretti a secco e seppellire interi uliveti. Una enorme massa di acqua, che ha ripristinato con la forza della natura, l’alveo dell’antico fiume Idro, i cui argini erano stati ostruiti prima dalla monocoltura intensiva, successivamente da asfalto e cemento al servizio di una urbanizzazione selvaggia, funzionale esclusivamente ad un turismo predatorio. Migliaia di metri cubi di acqua misti a detriti di ogni tipo, che dopo alcuni giorni continuano ad essere riversati in mare, in uno sfociare rumoroso e impetuoso che ha praticamente cancellato la spiaggetta di porto Badisco, un luogo ricco di bellezza e storia, dove la leggenda narra che sia sbarcato addirittura Enea. Secondo gli scienziati, eventi meteo di questa portata saranno sempre più frequenti nei nostri areali. In un territorio come quello salentino, così ecologicamente fragile, in preda al dissesto idrogeologico e prossimo alla desertificazione, questi avvenimenti nefasti devono essere da monito per la politica e le istituzioni. L’agire in modo emergenziale e frammentario che ha caratterizzato il recente passato non può essere più la strada percorribile, urge una pianificazione strategica che possa mettere le basi per la realizzazione di una rigenerazione territoriale multisettoriale, integrata, condivisa e partecipata.
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