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01 Dicembre 2025

Brasile, Africa e Sud Globale: il dottorato di Lula e il cambiamento di colore delle università

Questo diploma non è mio. È del popolo brasiliano.”

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Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

Il 25 ottobre 2025, a Kuala Lumpur, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha ricevuto dall’Università Nazionale della Malesia il titolo di Dottorato Honoris Causa in Sviluppo Internazionale e Sud Globale. La scena diventata virale non è stata solo il suo discorso — “Questo diploma non è di Lula. È di 215 milioni di brasiliani” — ma anche il discorso commovente di una bambina di 11 anni che lo ha omaggiato.

Questo momento asiatico si collega direttamente con l’attuale viaggio di Lula in Africa e rivela molto sul posto che il Brasile cerca di occupare nel mondo.

Un paese nero che ancora non si riconosce

Il Brasile è un paese a maggioranza nera: secondo l’IBGE (Censimento 2022), il 55,5% della popolazione si dichiara nera o parda (meticcia). È il paese con la maggiore popolazione nera fuori dall’Africa e, in numeri assoluti, il secondo al mondo, dopo solo la Nigeria.

Questo dato sorprende molti africani e dice qualcosa su di noi: un paese dal volto africano che insiste nell’immaginarsi “bianco” ed “europeo”. La distanza tra la centralità della popolazione nera nella nostra formazione e il posto che essa occupa di fatto — nei salari, nella violenza poliziesca, nell’accesso alla terra e all’università — definisce il razzismo strutturale brasiliano.

Dalla riparazione storica all’investimento strategico

Nell’aprile 2005, all’Isola di Gorée, in Senegal — porto storico della tratta degli schiavi —, Lula ha fatto qualcosa di inedito: ha chiesto perdono al popolo africano per la schiavitù praticata dal Brasile, riconoscendo il “debito storico” con il continente.

Non si è fermato al gesto simbolico. A partire dal 2003, il Brasile ha cambiato scala nelle relazioni con l’Africa: il commercio è passato da 6 miliardi di dollari a 26,5 miliardi tra il 2003 e il 2012 (aumento di oltre il 300%); sono state aperte 19 nuove ambasciate, passando da 18 a 37 rappresentanze; la BNDES e la Banca del Brasile hanno destinato oltre 4 miliardi di dollari in crediti per infrastrutture africane.

Da allora, il Brasile non parla dell’Africa solo in termini “culturali”, ma come partner strategico. L’attuale viaggio di Lula riprende questa politica di Sud Globale — cooperazione tra paesi in via di sviluppo per ridurre la dipendenza dalle potenze tradizionali.

Quando l’università cambia colore

Questa visione internazionale acquista consistenza perché il Brasile ha anche affrontato la propria disuguaglianza interna. Nel 2012, la Legge 12.711 (Legge sulle Quote) ha obbligato le università federali a riservare il 50% dei posti agli studenti delle scuole pubbliche, con quote specifiche per basso reddito, neri, indigeni e persone con disabilità.

I risultati sono stati rapidi e convincenti:

  • Gli studenti neri e pardi sono passati dal 41% (2010) al 52% (2020) nelle università federali
  • Gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito sono passati dal 44% (2003) a oltre il 70% (2018)
  • Nel 2018, i neri e i pardi erano già il 50,3% degli studenti dell’istruzione superiore pubblica — ancora al di sotto del 55,5% della popolazione, ma molto lontano dall’università quasi totalmente bianca di decenni fa

Quando l’università cambia colore, anche la stratificazione sociale comincia a cambiare. Le quote hanno affrontato resistenze iniziali, ma hanno dimostrato che le politiche pubbliche ben progettate funzionano. Non sono elemosina: sono correzione storica.

L’operaio diventato dottore

Lula non ha una laurea universitaria: ha studiato fino alla scuola secondaria inferiore e si è diplomato come tornitore meccanico. Eppure, è il presidente che ha aperto più università e ampliato l’accesso all’istruzione superiore per giovani neri e poveri. Nel corso della carriera, ha ricevuto oltre 30 titoli di Dottorato Honoris Causa secondo il governo brasiliano (rilevamenti indipendenti indicano circa 39-40 titoli), rendendolo uno dei brasiliani con il maggior numero di questa onorificenza, insieme all’educatore Paulo Freire.

Il paradosso è potente: l’operaio senza diploma diventa riferimento accademico globale; il paese che ha praticato la maggiore tratta di schiavi africani chiede perdono e investe in Africa; uno Stato storicamente razzista cambia la composizione razziale delle sue università.

Africa, Palestina e Sud Globale

In Malesia, Lula ha anche denunciato la brutalità contro la popolazione palestinese e l’inerzia internazionale nel riconoscere lo Stato di Palestina: non c’è “ordine mondiale giusto” finché i bambini continuano a morire di bombe e di fame.

Il dottorato honoris causa in Sviluppo Internazionale e Sud Globale non nasce dal nulla. Si basa su due decenni di cambiamenti interni — come le quote che hanno reso più scure le università — e su una politica estera che tratta Africa e Asia come partner strategici, non come periferia esotica.

È questa combinazione tra riparazione storica, politica pubblica concreta e cooperazione Sud–Sud che spiega perché un operaio brasiliano, senza diploma universitario, può dire con tutta legittimità, ricevendo un’onorificenza accademica internazionale:

“Questo diploma non è mio. È del popolo brasiliano.”