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24 Novembre 2025

La Falange Armata come sintomo del grande reset italiano (1990-1994)

La Falange Armata e il Grande Reset Italiano

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Credit foto Report

Di Maddalena Celano

L’inizio degli anni Novanta rappresenta uno spartiacque oscuro della storia repubblicana: mentre la Prima Repubblica crolla sotto i colpi di Tangentopoli, sullo sfondo si muove un attore inquietante e quasi disincarnato, la cosiddetta *Falange Armata*, sigla rivendicativa che appare come un ventriloquo del terrore. Nello stesso periodo, però, ciò che realmente si sta consumando è qualcosa di più profondo: un vero e proprio *reset* dello Stato italiano, del suo apparato politico, economico e persino culturale.

La Falange Armata si manifesta come un rumore di fondo, un sussurro minaccioso che attraversa attentati, omicidi, stragi, intimidazioni. Una sigla che sembra creata non per parlare, ma per confondere. Il suo scopo, più che rivendicare, è *annebbiare*, gettare una coltre di fumo su un Paese già stordito. Ed è proprio in questo contesto di incertezza controllata che il vecchio Stato, con le sue reti di potere, i suoi anticorpi istituzionali e la sua memoria repubblicana, viene lentamente smantellato.

Gli anni Novanta segnano infatti un processo simultaneo: mentre l’apparato politico implode sotto la pressione giudiziaria, le sue fondamenta culturali ed economiche vengono ricalibrate. Il senso stesso di Stato – come spazio di mediazione, responsabilità e servizio pubblico – si indebolisce. Le privatizzazioni, presentate come inevitabili, procedono a ritmi accelerati, erodendo settori strategici e trasformando la Repubblica in un mercato.

Il risultato è una torsione strutturale che muta l’identità del Paese. L’Italia, che agli inizi degli anni Ottanta era la quarta potenza industriale mondiale, inizia una discesa lenta e inesorabile. La sua classe politica viene azzerata, la sua industria pubblica disarticolata, la sua coesione culturale frammentata.

E in questo panorama di riconfigurazione radicale, anche la cultura – quella vera, fatta di autori, pensatori, registi, editori – entra in crisi. Dopo la grande stagione che aveva prodotto Pasolini, Moravia, Morante, Sciascia, De Sica, Fellini, Antonioni, l’Italia sembra incapace di generare una nuova avanguardia. Gli anni Novanta non inaugurano una rinascita: sanciscono una fine. Umberto Eco rappresenta l’ultimo esponente di una cultura nazionale riconosciuta e autorevole; dopo di lui, soprattutto dopo *Il nome della rosa*, si apre un vuoto. Si moltiplicano prodotti, ma non opere. Cresce l’intrattenimento, ma non la riflessione. Si diffonde il consumo culturale, mentre scompare la cultura come motore critico di una comunità.

La Falange Armata, dunque, non è solo una sigla oscura: diventa la metafora perfetta di un periodo storico in cui l’Italia perde progressivamente la propria voce. È il simbolo di un Paese manipolato attraverso il caos, reso più malleabile dal rumore, predisposto al cambiamento attraverso la paura.

Mentre il sistema si resetta, l’Italia comincia a somigliare a una Cuba “battistiana”: un luogo più turistico che politico, più periferico che centrale, più funzionale che protagonista. Una terra svuotata del proprio ruolo originario, resa appetibile per investimenti privati, trasformata in un parco servizi, una casa vacanze per l’Europa anziana, un territorio dove proliferano gioco d’azzardo, consumo facile, precarietà, micro-criminalità, speculazioni immobiliari.

Il paradosso è che tutto questo avviene in un Paese che avrebbe potuto essere molto di più, e che lo era stato: creativo, industriale, colto, complesso, capace di pluralismo e conflitto politico. Gli anni Novanta, con le loro sigle oscure, i loro processi accelerati, le loro narrazioni semplificatrici, segnano l’inizio di un’epoca in cui la profondità lascia il posto alla superficie e il pensiero critico alla gestione emergenziale.

È in questo senso che la Falange Armata diventa la spia, il sintomo, l’icona di un grande reset. Non tanto perché sia stata la mano occulta di tutto, quanto perché ha accompagnato – nella forma del caos – una trasformazione radicale dello Stato italiano. Una trasformazione che non è mai stata davvero nominata, ma che continua a proiettare la sua ombra fino a oggi.