26 Ottobre 2025
Uruguay, il piccolo Paese che insegna al mondo a morire con dignità
“Morire non è l’opposto del vivere, è parte della vita.”

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
La morte: da tabù a diritto
La morte è sempre stata lo specchio della società.
Nelle comunità antiche, si moriva in casa, circondati dalle persone care, tra riti e addii. Morire era un evento pubblico, accettato e persino pedagogico — un momento per comprendere il ciclo della vita.
Lo storico francese Philippe Ariès ha definito questo periodo come “la morte domata”, quando morire era un atto sociale, comunitario e naturale.
Col passare dei secoli, e soprattutto con l’avanzare della medicina moderna e della logica ospedaliera, il morire è stato spinto lontano dagli occhi — e dai cuori.
Siamo passati dalla “morte domata” alla “morte proibita”: un fenomeno nascosto, vissuto come fallimento della medicina o come errore morale.
La morte, un tempo rito collettivo, è diventata un tabù. E morire — prima evento umano — si è trasformato in un atto tecnico.
Norbert Elias ha parlato della “solitudine dei morenti”: oggi si muore sempre più soli, circondati da macchine, lontani dal contatto umano.
La pandemia di COVID-19 ha portato questo dramma all’estremo. Milioni di persone sono morte isolate, senza funerali, senza riti, senza addii. Il mondo ha capito che negare la morte significa anche negare la vita. Il tabù ha un prezzo: il lutto collettivo si è trasformato in trauma.
Quando vivere diventa un’imposizione: il dilemma della vita a ogni costo
I progressi scientifici hanno prolungato la vita, ma anche la sofferenza.
Terapie intensive, respiratori, chemioterapie interminabili, farmaci sperimentali — la linea che separa il curare dal prolungare è diventata sottile.
La tecnologia, che dovrebbe servire l’essere umano, spesso detta invece il ritmo della morte.
Tra tubi, monitor e protocolli, abbiamo dimenticato una domanda fondamentale:
vivere significa solo respirare, o anche mantenere un senso?
Il diritto alla vita non può essere separato dal diritto di scegliere come e quando morire — con autonomia, lucidità e dignità.
È questa la base del dibattito contemporaneo sull’eutanasia.
L’Uruguay e il coraggio di affrontare il tabù
Mentre le grandi potenze si perdono nei dogmi religiosi e nelle ipocrisie morali, un piccolo Paese dell’America Latina compie un passo di civiltà: l’Uruguay.
Con poco più di tre milioni di abitanti, è oggi uno dei Paesi più sviluppati e più egualitari dell’America Latina.
Ha un alto livello di alfabetizzazione, politiche sociali solide, una democrazia matura e un popolo istruito e consapevole.
Ma soprattutto ha dimostrato coraggio morale nell’affrontare temi che molti evitano.
È stato il primo Paese al mondo a legalizzare il mercato della cannabis ricreativa nel 2013, diventando un modello globale di politica antidroga.
È stato anche uno dei primi nella regione a legalizzare l’aborto (2012) e il matrimonio egualitario, ed è noto per la sua tradizione laica, sancita già nel 1917.
Ora, nel 2025, l’Uruguay è diventato il primo Paese dell’America Latina ad approvare una legge sull’eutanasia, che consente agli adulti capaci di intendere e volere, affetti da sofferenze insopportabili, di chiedere assistenza medica per morire in pace.
Queste conquiste sono nate sotto governi di sinistra, ispirati da un’etica umanista e coerenti tra parole e azioni.
Da José “Pepe” Mujica, simbolo mondiale di semplicità e solidarietà, fino all’attuale generazione di leader progressisti, il Paese ha dimostrato che la politica può essere empatia e coraggio.
Mujica riassunse la sua filosofia con una frase che oggi risuona più che mai:
“La politica deve servire a fare del bene, ad aiutare le persone a essere più libere.”
Ed è proprio questo ciò che fa l’Uruguay: riconosce che la libertà è anche il diritto di scegliere la propria fine.
Un Paese davvero laico
L’Uruguay è stato il primo Paese dell’America Latina a sancire nella sua Costituzione la separazione tra Stato e Chiesa.
Da allora, ha mantenuto una laicità concreta — non come negazione della fede, ma come garanzia di libertà di coscienza.
L’approvazione della legge sull’eutanasia conferma questo lascito: la vita appartiene alla persona, non allo Stato, né alla Chiesa, né alla tecnologia.
Essere laico, nel caso uruguaiano, significa essere etico: garantire che nessuno imponga all’altro la propria credenza su ciò che è nascere, vivere o morire.
Significa proteggere il diritto di decidere — anche sulla fine della propria vita.
Il Brasile: un sistema d’eccellenza, ma una legge ancora assente
In Brasile, il dibattito è più complesso.
Il Paese dispone di un sistema sanitario pubblico esemplare — il SUS, riconosciuto nel mondo per l’universalità e la qualità dell’assistenza.
Esistono anche programmi pubblici di cure palliative, che offrono conforto, sostegno e accompagnamento nel fine vita.
Ciò che manca al Brasile non è l’assistenza, ma una legislazione chiara.
In una nazione profondamente religiosa, con la più grande popolazione cattolica del mondo, il tema resta circondato da moralismi e paure.
La sfida è conciliare la tradizione di solidarietà del SUS con il riconoscimento giuridico del diritto all’autonomia e alla morte dignitosa.
Non si tratta di sostituire la cura con la morte, ma di ampliare l’orizzonte della dignità umana — affinché nessuno sia costretto a soffrire indefinitamente, né a vivere attaccato alle macchine e al dolore, solo perché lo Stato non ha ancora avuto il coraggio di maturare questo dibattito.
Cultura, cinema e riflessione
L’arte apre strade dove la legge ancora esita.
Film e documentari aiutano a restituire umanità al dibattito, invitando a riflettere sul senso della vita, della libertà e della fine.
🎬 Mare dentro (2004) — la storia reale di Ramón Sampedro e della sua lotta per il diritto di morire in Spagna.
🎬 You Don’t Know Jack (2010) — la storia del dottor Jack Kevorkian e il dibattito etico negli Stati Uniti.
🎬 The Room Next Door (Il quarto accanto, Pedro Almodóvar, 2024) — un film sull’amore e sulla scelta nel fine vita.
🎬 Il desiderio di Laura (Laura’s Choice, documentario australiano) — una riflessione delicata sulla libertà e sulla dignità.
📚 Being Mortal (Atul Gawande) e When Breath Becomes Air (Paul Kalanithi) — due libri che ricordano che morire fa parte del vivere, se fatto con coscienza.
Queste opere ci invitano a guardare la morte non come tragedia, ma come parte della condizione umana — qualcosa che richiede coraggio, empatia e libertà di scelta.
Conclusione: la grandezza morale di un Paese
L’Uruguay dimostra che la grandezza di una nazione non si misura dal territorio, ma dall’umanità.
Mentre molti governi si nascondono dietro dogmi e slogan, il piccolo Paese del Sud afferma che la libertà umana include anche il diritto di morire con dignità.
La legge sull’eutanasia è un gesto di maturità civile e una lezione per il mondo:
la vita vale per la dignità che custodisce, non per la durata che lo Stato impone.
L’Uruguay non è solo un esempio; è una speranza.
Dimostra che la sinistra, quando resta fedele ai suoi principi di giustizia e compassione, può riconciliare la politica con l’umanità.
“Non è ciò che ci uccide che conta, ma come lasciamo questo mondo — e se siamo o no liberi di scegliere.”
📜 Leggi nel mondo
| Paese | Modalità principale | Osservazioni |
| Paesi Bassi | Eutanasia e suicidio assistito legalizzati nel 2002. | Uno dei regimi più ampi e consolidati. |
| Belgio | Eutanasia legale dal 2002 (include i minori in casi particolari). | Riconosce anche la sofferenza psichica in alcune situazioni. |
| Lussemburgo | Eutanasia e suicidio assistito legalizzati nel 2009. | Possono accedervi anche i minori secondo criteri rigorosi. |
| Spagna | Legge sull’eutanasia approvata nel 2021. | Rivolta a pazienti con malattie gravi o incurabili; processo regolato da commissioni. |
| Canada | “Medical Assistance in Dying (MAiD)” legale dal 2016. | Recentemente estesa a casi non terminali in determinate circostanze. |
| Nuova Zelanda | Assistenza a morire legale dal 2021. | Approvata tramite referendum nel 2020; condizioni precise. |
| Australia | Voluntary Assisted Dying (VAD) legale in diversi stati. | Le leggi variano a livello statale; tutti gli stati hanno o avranno VAD. |
| Colombia | Eutanasia riconosciuta da sentenza giudiziaria (dal 1997) e già applicata. | Uno dei pochi Paesi latinoamericani con questo riconoscimento. |
| Uruguay | Legge sull’eutanasia approvata nel 2025. | Prima legge di questo tipo in America Latina (per via legislativa). |

