06 Ottobre 2025
Forma e sostanza dell’ imperialismo occidentale nell’ accordo di pace tra Israele e Palestina

Di Rosamaria Fumarola
Spiace sottolinearlo ma il recente accordo di pace in medio oriente, non sembra rispondere ad alcune importanti questioni sul tavolo delle trattative, prima fra tutte il cessate il fuoco che Donald Trump avrebbe imposto a Netanyahu per consentire il rilascio degli ostaggi israeliani ed avviare il processo di pace. Supponiamo che Israele deponga le armi nel più breve tempo possibile. È prevedibile che Hamas consegni gli ostaggi, così come è prevedibile che finalmente ai gazawi sia consentito l’accesso al cibo, all’ acqua, ai farmaci. Resta insoluto il problema del diritto del popolo palestinese ad autodeterminarsi, che è poi la questione più degna di rilievo, nonché la più urgente, perché per un popolo disumanizzato, brutalizzato, privato di ogni cosa, i cui componenti esistono solo in una condizione di infinita sospensione tra la vita e la morte, ripercorrere e riconquistare la dignità ed i propri diritti non è impresa semplice. Questa difficoltà è nota agli aguzzini dei gazawi, che non agevoleranno in alcun modo il già lento processo di emancipazione. Lo hanno dimostrato quando hanno gestito la distribuzione degli aiuti assieme agli americani e ne hanno fatto un’occasione ulteriore di sadico accanimento e persecuzione dei palestinesi, degno delle gesta più disumane dei nazisti nel ghetto di Varsavia. Peraltro gli israeliani hanno dato ulteriore prova di non rispettare gli accordi presi durante la tregua che vide il rilascio di alcuni ostaggi in cambio di palestinesi detenuti nelle loro carceri. L’accordo prevedeva che alla prima fase ne seguissero altre con nuovi scambi di ostaggi e prigionieri. L’ impegno, va ricordato, non fu disatteso da Hamas, ma da Israele. Spostandosi poi su un piano diverso, desta perplessità il linguaggio usato da Donald Trump. Intimare infatti ad Hamas di accettare le condizioni di questa pace “altrimenti sarà l’inferno” rivela il suo essere assolutamente parte e non terzo nel processo di pace. Un paciere infatti non ricatta, perché la sua è una posizione equidistante. La minaccia di portare a compimento lo sterminio rivela invece una partecipazione a tutte le azioni criminali di Netanyahu. Si obietterà che questa cosa è da sempre nota. Vero, tuttavia in tale circostanza Trump si è proposto come terzo tra le due parti, ma è così maldestro da non rispettare nemmeno la FORMA del suo impegno nelle trattative! Un linguaggio siffatto tradisce un’idea dell’ interlocutore come privo della libertà di scegliere, considerando invece legittimo per sé l’arrogarsi il diritto di vita e di morte su di esso. Questo modo di interfacciarsi con i palestinesi significa non riconoscerli come esseri umani dotati in quanto tali di tutele e diritti, esattamente come ha sempre fatto Netanyahu. Quale sarà poi il destino di quest’ultimo, visto che fino ad un attimo fa continuare il genocidio a Gaza ed aprire nuovi fronti di guerra erano funzionali ad evitare i processi per corruzione che lo attendono nel suo paese? L’intera vicenda e le parti in causa non possono non far tornare alla mente lo sterminio degli abitanti dell’ isola di Melo da parte degli Ateniesi durante la guerra del Peloponneso. I fatti, per come li apprendiamo da Tucidide, raccontano della proposta degli ambasciatori ateniesi alla controparte di scegliere tra due possibilità: l’asservimento o la distruzione. Melo farà alla fine appello persino al volere degli dei per evitare la strage, sentendosi rispondere che l’ordine naturale voluto dagli dei è proprio la prevaricazione del più debole. Gli abitanti di Melo verranno sacrificati in uno sterminio che sarà per sempre una macchia nella storia di Atene e del suo imperialismo, stigmatizzata persino dai più convinti sostenitori della prima democrazia al mondo. A distanza di così tanti secoli l’agire politico in presenza di un’abissale disparità di forze tra gli attori in campo rimane invariato. Resta solo da ringraziare il fato se si è nati nella parte fortunata del “globo terracqueo”, come disse qualcuno.
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