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06 Ottobre 2025

USA: “A Civil War” ?

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Credit foto https://www.mymovies.it/film/2024/civil-war/news/e-al-cinema-lopera-che-ha-diviso-lamerica/

Di Fulvio Rapanà

Pochi minuti dopo l’assassinio dell’influencer di destra Charlie Kirk, avvenuto il 10 settembre , negli Stati Uniti si è verificato, su social e piattaforme, un picco di messaggi  che facevano riferimenti in modo esplicito ad una situazione di guerra civile strisciante o potenziale. Secondo un’analisi del New York Times, il termine “guerra civile” è stato menzionato mercoledì 10 settembre più di 129.000 volte sulla piattaforma social X e giovedì 11 settembre almeno 210.000 volte con un aumento del 1000%  rispetto alla media giornaliera di circa 18.000 dei mesi precedenti. Molti dei post che includevano la frase sono stati ripubblicati su altre piattaforme, tra cui Truth Social, TikTok e Instagram, amplificando il numero di utenti raggiunti. A scrivere  di guerra civile sono stati in gran parte elettori repubblicani, personalità dei media di destra e podcaster conservatori. Nei post si chiedeva se l’America fosse già   in una evidente situazione di guerra civile mentre in altri  si invocava la violenza e lo scontro contro la diversa parte politica. 

Ilsondaggio                                                                                                                                                   Questa reazione che si è manifestata a caldo per la morte dell’attivista è comunque sintomo di un malessere latente nella società americana che va crescendo e ne sta modificando gli orientamenti sociali e politici. L’ultimo sondaggio effettuato fra il 22 e il 24 settembre della Siena University mostra cambiamenti significativo nelle priorità e nelle preoccupazioni della  società americana con una impennata significativa per quelle relative alla tenuta del sistema politico e della democrazia. Il sondaggio evidenzia  che  in due anni, dal settembre 2003 ad oggi, fra i fattori che preoccupano gli  americani al primo posto c’è sempre con il 16% l’economia (in discesa dal 20% ) seguita dall’aumentata polarizzazione nella società e nello forze politiche al 14% (raddoppiata dal 7% ); terzo lo stato della democrazia al 9% (era al 3%), al quarto l’immigrazione con il 7% (era al 10%)  al quinto  l’inflazione al 5% (in discesa dal 14% ) . Il sondaggio ha anche verificato che in generale è di molto peggiorato “l’umore” della società americana, inteso come aspettativa  per il futuro, con  un’ampia maggioranza del 64% (era al 42%), che ritiene  le attuali forze politiche non  in grado di superare le  profonde divisioni politiche, sociali ed economiche presenti nella società,  rispetto al 33%  (era al 51%) degli intervistati che comunque ritiene che il Paese sia in grado di risolvere i suoi problemi.         

        Non è più un ambito marginale                                                                                                                   

Negli ultimi anni il termine “guerra civile” negli Stati Uniti è stata menzionata sempre più spesso dopo importanti momenti politici, in particolare quelli che coinvolgono il presidente Trump, ma restava confinata in un’area di siti e social dell’ estremismo di destra.  Dall’assassinio di Kirk in poi questa area si è allargata e secondo Jared Holt, ricercatore presso Open Measures , “non può più definirsi più marginale” e  sta iniziando ad essere menzionata  sempre più da influencer conservatori e ora anche fra i membri repubblicani del Congresso. Il deputato Derrick Van Orden del Wisconsin ha scritto su X : “La sinistra e le sue politiche stanno conducendo l’America verso una guerra civile. E la vogliono“. Elon Musk ha pubblicato uno dei post più condivisi e apprezzati in quell’area politica: “Se non ci lasciano in pace, allora la nostra scelta è combattere o morire“, visualizzato per più di 1,7 milioni di volte e ha ricevuto 37.000 “mi piace”. Altri post chiedono a Trump di distruggere tutto il sistema politico e sociale che fa riferimento alla sinistra radicale (Democratici!!).                                                                                                                                                        La guerra civile non è solo armata                                                                                                                      

E’ indubbio che si  è già in una fase di scontro fra le due fazioni e il fatto che non siamo ancora alle sparatorie per strada   non esclude l’utilizzo del  il termine “guerra civile”  in quanto questo non identifica solo uno stato di  violenza armata, il termine ha un significato più ampio e identifica uno scontro anche verbale tra gruppi con interessi e visioni contrapposte con episodi di violenza fisica come nel caso di Kirk o dell’assassinio della deputata democratica Melissa Hortman o il ferimento del senatore John Hoffman e della moglie. Esempi di una guerra civile  non armata sono le 145 persone  licenziate o sanzionate per avere rilasciato, dopo la morte, dichiarazioni negative su Kirk   o le minacce dei funzionari dell’amministrazione Trump di ritirare i visti o di espellere  gli stranieri che banalizzeranno l’omicidio di Kirk. L’evidenza di una situazione di “guerra civile” è avvalorata,  oltre che dalle minacce di  Trump,  ma anche di Musk e Thiel e molti ricchi  “oligarchi” di regime, da un fermento sociale in forte crescita.  

Trump ha dato rappresentanza politica a chi non l’aveva                                                                               

   La fascia demografica più numerosa in America è quella dei bianchi senza o bassa  istruzione,  particolarmente numerosi negli stati del nord indecisi,  come  il Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, che, prima di Trump non votavano e che ora in molti vanno a votare perché Trump li ha messi al centro delle sue attenzioni e promesse elettorali.  Un intero ceto sociale ora vota perché la loro protesta e il loro disagio, per il declino economico e la minaccia al sistema di vita ,  ha una rappresentanza politica che non sono i vecchi conservatori del partito Repubblicano. Siamo in presenza  di uno scontro sociale  in un paese in cui una metà nazionalista, religiosa e razzista non si riconosce più nella Costituzione e chiede di rivedere la  priorità dei diritti basata su una ideologia illiberale e autoritaria, che si scontra con l’altra metà che vuole una società multirazziale, laica , sessualmente tollerante che setaccia meglio ma integra i migranti di cui ha bisogno per migliorare l’economia e la demografia, che vuole proteggere i più fragili ed emarginati e che non sopporta di vivere in quell’altro tipo di società. Risulta chiaro che questa è una rappresentazione di categorie generali nelle quali le sfumature sono numerose a anche rilevanti in ambedue le parti ma in una situazione che diventa più incendiaria di giorno in giorno bastano pochi inneschi a far scoppiare l’incendio che una volta appiccato sarebbe difficile da spegnere anche utilizzando le 20 tra polizie e tipologie di forze armate che operano negli USA.                                                                   

Il ruolo delle forze armate                                                                                                                        Di qualche giorno fa in una “convention” di tutti i vertici delle tre armi organizzata dal ministro della difesa  Hegseth, in cui ha parlato soprattutto Trump,  entrambi hanno posto con forza al centro dei discorsi la rappresentazione dell’America in cui  il “pericolo internosta indebolendo i valori e le forze che hanno “reso grande la nostra nazione”. Un presidente che diffonde ordini di indirizzo militare verso una guerra interna non è unificante ma divisivo per la nazione nella sua forma più pericolosa e che non andrebbe bene né per corpi di polizia, come l’ICE,  nè certamente per forze militari  che stanno per difendere l’integrità e l’unità di tutta la nazione. Ma Trump da sempre onestamente e apertamente affermato di essere uno di parte. Nell’incontro  i due hanno affermato con forza che i militari devono adeguarsi a “nuove regole di ingaggio e alla militarizzazione delle  città pericolose”, ovviamente tutte democratiche,  “per essere utilizzate come campi di addestramento per i nostri militari“. L’impressione è che le forze armate non gradiscono questo ruolo e che avendo giurato fedeltà alla legge e alla Costituzione non seguiranno Trump e  Hegseth oltre un certo limite.  In un commento riferito dal Post, in modo riservato,  un ammiraglio a 5 stelle ha affermato che “non diventeremo mai una forza militare come l’IDF con compiti di repressione civile”. Sarà questo ad evitare l’esplosione di una “guerra civile”  cruenta ? Potrebbe non bastare l’impegno ad una “neutralità attiva”  delle forze armate.

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