28 Luglio 2025
Anche con Trump non ci sarà una Internazionale nera
La destra è sempre il “leader” nel quale si identifica e che definisce il tipo di regime

Di Fulvio Rapanà
Il termine “internazionale” è uno di quelli che le destre proprio non digeriscono in quanto stride con gli ideali sovranisti e nazionalisti che stanno alla base dei loro movimenti . E’ sempre stato così . Negli anni ’30 non vi era alcuna Internazionale fra la Germania nazista, l’Italia fascista e la Spagna franchista. Molte differenze culturali e caratteriali fra i tre leaders facevano si che se di giorno manifestavano amicizia e condivisione in privato disfacevano tutto rimarcando le differenze in quanto i loro i leaders che identificavano i tre regimi fra di loro si detestavano. Hitler non rispettava né Franco né Mussolini in quanto a capo di popoli in declino con grandi passati ma nessun futuro a differenza del “popolo tedesco che avrebbe dominato il mondo”. Franco religiosissimo, oscurantista, non sopportava l’idolatria di Hitler né la dissolutezza morale di Mussolini e dei fascisti e mantenne sempre un rapporto più o meno equilibrato fra mondo anglosassone e regimi nazista/fascista. Mussolini non si fidava di Hitler e del nazismo di cui temeva che il revanscismo sfrenato avrebbe portato ad uno scontro con le destre anglosassoni che alla fine avrebbero avuto la meglio. I rapporti fra i due regimi inizialmente sfiorarono lo scontro quando nel 1935 a seguito del fallito colpo di stato dei nazisti in Austria Mussolini schierò quattro divisioni al confine del Brennero. Ma non successe nulla. Ciano, ministro degli esteri del governo fascista e genero di Mussolini, nel suo diario scrive chiaramente della sfiducia sua personale e di Mussolini verso l’avventurismo hitleriano. In una riunione del Gran Consiglio Fascista, che normalmente “ratificava” votando all’unanimità quanto già deciso da Mussolini, Ciano, contrario a dichiarare guerra agli anglo/americani, portò due elenchi telefonici uno era dell’intera Italia l’altro più del doppio era quello della sola città di New York. Anche con lo scoppio della guerra i rapporti fra i due regimi erano di notevole diffidenza e improntato al tatticismo. Mussolini nel ’40 volendo intestarsi un pezzo della vittoria già realizzata dalla Germania ne dichiarò guerra alla Francia e invase piccoli territori nella Francia del sud. Nel ’43 prevedendo il crollo del fascismo Hitler ordinò l’occupazione dell’Italia per garantire una certa tenuta del fronte sud. Come ha detto correttamente Giordano Bruno Guerri “se metti tutte le correnti della destra italiana in una stanza non finisce in festa ma a cazzotti”. Eppure come mai negli ultimi 80 anni vi è una situazione favorevole per le destre in Occidente. Sedici stati su 27 in Europa sono governati da governi di destra con un presidente americano più a destra di sempre eppure nessuno di loro si sente partecipe di un “movimento” o pensa di creare una piattaforma politica comune. Ogni destra ha ragioni “nazionali” che hanno portato il suo leader al potere e quelle poche motivazioni comuni come la lotta all’immigrazione sono declinate in modo diverso l’uno dall’altro con quelle del nord che accusano di lassismo e di chiudere un occhio alle destre del sud e all’Italia in particolare per la loro invasione. E poi ci sono gli interessi nazionali. Orban ha necessità del gas e del petrolio a basso costo di Putin che le destre del nord ne temono l’espansionismo e sono entrati in tutta fretta nell’unione militare della NATO. Unione , di sovietica memoria, è un altro termine che alle destre fa venire l’orticaria. La destra nasce dall’individualismo che messo insieme da un leader genera il nazionalismo che è poco flessibile nella comprensione delle ragioni degli altri, destre comprese. La storia non ci racconta di alleanze internazionali di destra tra partiti populisti né di espressioni di una vera solidarietà. Pochi leader di destra si sono sacrificati per andare in soccorso di un altro leader di destra o si sono seriamente intromessi negli affari interni di altri paesi per sostenere un altro leader di destra. Gli sforzi per unire l’estrema destra al Parlamento europeo si sono rivelati assolutamente deludenti. A differenza la sinistra che è più solidale nell’affrontare i pericoli derivanti dalle politiche delle destre e il 17 luglio scorso successivamente alle minacce di Trump a Brasilia si sono incontrati i leaders progressisti del Sudamerica e dell’Europa : il presidente del Brasile Lula da Silva Latina , Gabriel Boric presidente del Cile, Yamandù Orsi presidente dell’Uruguay, Gustavo Petro presidente della Colombia, e il capo del governo spagnolo Pedro Sánchez, per una manifestazione politica di grande rilevanza simbolica e strategica: difendere la democrazia, i diritti dei popoli e la pace mondiale di fronte all’avanzata delle forze autoritari e globali. L’elemento di novità che potrebbe far modificare la postura di tutte le destre è Trump che non sta più a capo di una democrazia liberale, con una tendenza ad una destra economica come il mondo anglosassone è sempre stato, ma di un autocrazia di destra che per la prima volta si definisce nazionalista e sovranista . Trump e l’ideologia MAGA, Make America Great Again “Rendiamo l’America di nuovo grande”, che esprime e specifica il suo progetto politico e sociale, sono la traduzione in termini reazionari degli strumenti ideologici utilizzati da sempre dalle destre in tutto il mondo. Ovviamente la presenza dentro le destre mondiali di un interlocutore globale tanto rilevante cambia gli equilibri, le priorità, nei rapporti fra le destre e in quelli delle destre con le democrazie liberali. A febbraio, il vicepresidente J.D. Vance ha rimproverato gli europei per la loro presunta mancanza di rispetto per la “libertà di parola”, negli stessi giorni, il Dipartimento di Stato ha preso di mira giudice brasiliano della Corte Suprema Alexandre de Moraes, che a un certo punto ha bloccato la X di Elon Musk in Brasile e inquisito Bolsonaro per il fallito golpe successivo alle elezioni di Lula del 2023. Di questi giorni la “fatwa” di Trump contro Lula e il Brasile con la minaccia di una tariffa del 50% per fare pressione sul governo affinché ponga fine al processo penale federale contro Bolsonaro per aver cercato di organizzare un colpo di Stato dopo la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2022. Nella sua lettera al governo brasiliano in cui annunciava l’imposta, Trump lo ha anche accusato di “caccia alle streghe” e di “attacchi insidiosi… ai fondamentali diritti di libertà di parola degli americani”, inclusa, direi soprattutto, per la censura delle “piattaforme di social media statunitensi”. Questi interventi fuori campo di Trump non sono manifestazioni di una leadechip che tendono a confermare un movimento delle destre mondiali ma sono atti sempre in funzione e in relazione alla politica nazionale e al suo programma punitivo-populista. Jan-Werner Mueller sul New York Times si chiede se Trump e questi governi di destra porteranno mai ad una qualche formazione politico-ideologica che così molto genericamente potrebbe essere definita come “internazionale nera? o internazionale nazionalista o sovranista??”. Personalmente non credo perché conosco molto bene il mondo della destra almeno italiana. Fra le destre si verificano solo alleanze tattiche su singole questioni in quanto ognuno vuole avere le mani libere. D’altronde la Meloni poca comunanza o solidarietà ha o riceve da Orban o dall’olandese Geert Wilders o con Petr Fiala della Repubblica Ceca. La destra si manifesta e prende il potere su fattori contingenti della società in cui operano per portare avanti le solite terapie contro le costituzioni liberali che non vengono abbattute ma aggirate, svuotate. Riduzione dell’indipendenza della magistratura, controllo delle nomine e dei programmi delle università, scontro con i media indipendenti, politicizzazione delle forze armate e delle strutture statali, le modifiche delle leggi elettorali e delle forme di governo, l’attacco all’indipendenza delle banche centrali, la scarsa considerazione degli organismi sovrannazionali come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’UNICEF, L’UNHCR. Tutte queste manifestazioni di illiberalità hanno un carattere e un modo di cambiare la società sempre declinata in base lle questioni nazionali e all’impostazione politica e culturale del capo. La destra è sempre il “leader” nel quale si identifica e che definisce il tipo di regime
RIPRODUZIONE RISERVATA ©
