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Politica

E alla fine tornano i Kennedy

“E alla fine tornano i Kennedy”, potrebbe essere il titolo di una saga familiare, una di quelle soap opere per casalinghe in onda nel primo pomeriggio arrivate alla terza dimenticabile stagione, ma andiamo per gradi. Non solo Donald Trump o Kamala Harris, la corsa alla presidenza della Casa Bianca vede la partecipazione di un terzo candidato, Robert F. Kennedy Jr., nipote del presidente John F. Kennedy assassinato nel 1963, figlio del senatore Robert F. Kennedy, anch’egli vittima di un attentato nel 1968. Così un terzo candidato potrebbe strappare voti sia ai democratici incerti su Kamala Harris sia ai repubblicani insoddisfatti di dover rivotare Trump.

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Robert F. Kennedy, Jr. durante una conferenza al The Fox Tucson Theatre in Tucson, Arizona. Credit foto: Gage Skidmore. Licenza: CC BY-SA 2.0

di Alessandro Andrea Argeri

“E alla fine tornano i Kennedy”, potrebbe essere il titolo di una saga familiare, una di quelle soap opere per casalinghe in onda nel primo pomeriggio arrivate alla terza dimenticabile stagione, ma andiamo per gradi. Non solo Donald Trump o Kamala Harris, la corsa alla presidenza della Casa Bianca vede la partecipazione di un terzo candidato, Robert F. Kennedy Jr., nipote del presidente John F. Kennedy assassinato nel 1963, figlio del senatore Robert F. Kennedy, anch’egli vittima di un attentato nel 1968. Tra i primi a sostenere l’incapacità dell’attuale presidente USA, ad aprile 2023 si era candidato alle primarie del Partito Democratico contro Joe Biden per poi ritirarsi per rappresentare l’America Indipendent Party (AIP), un partito politico di estrema destra che nel 2016 aveva appoggiato Donald Trump mentre nel 2020 aveva candidato il rapper Kanye West al centro di numerosi scandali, tra cui alcune dichiarazioni antisemite.

Tuttavia Robert F. Kennedy Jr. è differente per una serie di aspetti: molto presente nei territori, dove si pone come unico vero pacificatore di una Nazione rea di aver smarrito i suoi antichi valori, viene dalla sinistra del Partito Democratico, infatti da avvocato si è distinto per numerose battaglie ambientaliste, come quando nel 2007 vinse la causa contro la multinazionale chimica DuPont, condannata a pagare 396 milioni di dollari per le contaminazioni causate dalla sua raffineria di zinco in West Virginia; inoltre, in una Nazione dove la Chiesa di Roma conta oltre settanta milioni di fedeli, è ovviamente un fervente cattolico. Il suo santo patrono? San Francesco d’Assisi, di cui ha scritto “St. Francis of Assisi: A Life of Joy”.

La sua retorica non manca delle più tradizionali teorie del complotto: il Governo americano sarebbe un fantoccio dominato dalle grandi corporazioni; l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente è stata gestita “dall’industria petrolifera, dall’industria del carbone e dall’industria dei pesticidi”; la Food and Drug Administration è “dominata da Big Pharma”; la crisi climatica sarebbe stata creata da “Bill Gates e dal World Economic Forum e dal club dei ragazzi miliardari di Davos”; ci sarebbe una correlazione tra vaccini anti-Covid e autismo. A tal proposito, Kennedy è noto per essere stato uno dei più intransigenti negazionisti del COVID-19, addirittura a novembre 2021 in una conferenza a Milano raccolse 4mila manifestanti novax.

In breve, quello di RKJ è un concentrato di populismo anti-establishment molto simile al Movimento 5 Stelle delle origini, non a caso si rivolge a un ceto medio sempre più impoverito attraverso una retorica contro i miliardari, infatti “le persone molto ricche dovrebbero pagare più tasse” mentre l’inflazione sarebbe stata creata ad arte per arricchire i grandi magnati.

Ma, soprattutto, l’intuizione di questo figlio d’arte della politica americana è stata quella di puntare fin da subito sugli indecisi, sugli astensionisti, su quella cospicua parte di cittadini statunitensi di cui non si conosce chiaramente l’indirizzo politico. Così un terzo candidato potrebbe strappare voti sia ai democratici incerti su Kamala Harris sia ai repubblicani insoddisfatti di dover rivotare Trump. Allora la campagna elettorale del nuovo Kennedy potrebbe erodere entrambi gli schieramenti grazie alla retorica di non appartenere né all’uno né all’altro partito, con la possibilità di guadagnare voti anche dalle frange più estremiste. Proprio come è capitato da noi anni fa col Movimento Cinque Stelle, un partito estraneo al sistema tradizionale potrebbe ritagliarsi una grossa percentuale, di conseguenza in molti Stati si potrebbe andare al ballottaggio. Se sarà così, la politica internazionale avrà molto su cui riflettere.

Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).