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La Francia in fiamme

Le rivolte in Francia, la situazione in Ucraina sono trattate in questo articolo

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Aree di crisi del mondo n. 162 del 2-7-2023

La Francia in fiamme – divampa la rivolta

L’antefatto

Siamo ormai al sesto giorno dall’inizio della rivolta delle periferie francesi.

Il fatto scatenante è stato l’omicidio di un giovane diciassettenne avvenuto per opera delle forze di polizia francese durante un controllo stradale.

Dal video emerso poco dopo la denuncia dei fatti, la ricostruzione degli agenti si è rivelata quantomeno falsa, il ragazzo alla guida della vetture, aveva 17 anni, non credo potesse guidare il mezzo, che non risultava rubato, ma ciò non giustifica certamente il puntargli un’arma in faccia, minacciarlo con violenza causando una reazione di paura e poi sparargli a distanza ravvicinata perchè la vettura aveva iniziato a muoversi, il ragazzo è fuggito con il mezzo, a bordo vi erano altri due amici, testimoni dei fatti.

Poco dopo la ferita da arma da fuoco ha causato lo schianto del mezzo e la morte del giovane.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/27/francia-17enne-ucciso-da-un-colpo-darma-da-fuoco-dalla-polizia-non-si-era-fermato-allalt-degli-agenti-video/7209855/

I fatti sono avvenuti a Nanterre, la periferia nord di Parigi, da sempre molto problematica.

Gli agenti si erano giustificati asserendo che il giovane avesse tentato di investirli e per questo avessero aperto il fuoco, il video, smentisce categoricamente questa versione, presentandoci fatti completamente differenti con probabile responsabilità a carico dell’agente di diversi capi di imputazione.

Le indagini

Al momento la procura di Nanterre risulta avere aperto sulla vicenda due differenti fascicoli.

Il primo, basato sulle dichiarazioni degli agenti, riguarda l’indagine per tentato omicidio a carico del ragazzo.

Il secondo vede come indagato l’agente che ha aperto il fuoco, che è stato fermato, e che lo vede indagato per omicidio volontario.

Le indagini saranno orientate quindi a appurare i fatti.

Dal primo fascicolo potrebbero addirittura emergere eventuali nuovi capi di imputazione per entrambi gli agenti.

Le reazioni

Dopo la diffusione del video che inchiodava l’agente, sono scoppiate immediatamente le reazioni nelle “Banlieu” parigine, Nanterre, Asnière, Colombes, Suresnes, Aubervilliers, Clichy-sous-Bois, Mantes-la-Jolie.

Da li si sono estese a quelle delle più grandi città, Lione ed altre.

In queste notti le rivolte hanno causato danni enormi.

Centinaia di auto e furgoni dati alle fiamme, negozi e grandi magazzini devastati e depredati.

Circa 20 stazioni di polizia assaltate e depredate.

In particolare è preoccupante il fatto che siano state assaltate e svuotate le armerie delle stazioni di polizie e anche molte armerie civili.

Le armi sono comparse in possesso dei manifestanti.

Non solo armi civili, in alcuni casi i video ci hanno mostrato armi da guerra, mitragliatrici Minimi in cal. 5,56 NATO, Kalasnikov che sparano a raffica, non modificate per il mercato civile, per capirci.

Fattore questo molto preoccupante.

Le rivolte non sono una novità, nel 2005 erano esplose rivolte molto violente nelle periferie.

Queste durarono dall’ottobre 2005 a novembre 2005, anche allora le violenze iniziarono dalla morte di due adolescenti di origine magrebina che , inseguiti dalla polizia si erano rifugiati in un trasformatore elettrico finendo poi folgorati, un terzo si salvò. La tragedia avvenne nel comune di Clichy-sous-Nois, periferia nordorientale di Parigi.

Le proteste dilagarono in tutte le periferie dei grandi centri urbani francesi.

Cosa causa queste rivolte?

Sia nel 20005 che oggi, le cause occasionali o scatenanti, sono state le tragiche morti di alcuni giovani a causa dei rapporti violenti con le forze dell’ordine.

Se allora si poteva parlare di fatalità, oggi non è così.

Il brutale assassinio del giovane Nahel ha un effetto dirompente e tranciante nei rapporti tra le masse povere e ghettizzate francesi e l’apparato statale rappresentato dalle forze di polizia.

Sappiamo bene che la Polizia così come la Gendarmeria in Francia non sono certamente rappresentate da un agente che commette un atto tanto criminale contro un ragazzo, ma la serie di incidenti e di brutalità che sono all’ordine del giorno nella vita delle periferie nei loro rapporti con le forze dell’ordine ci dicono che ad essere in crisi è un modello di stato autoritario che impone i suoi modelli sociali e “valori” ad una popolazione che li rigetta.

L’integrazione in Francia non è mai davvero stata iniziata, negli anni 90 e 80 gli immigrati dalle ex colonie sono stati racchiusi in quartieri ghetto dove non è stata loro data possibilità di uscire se non attraverso l’arricchimento, lecito o molto più spesso illecito.

L’islam visto come una minaccia ai valori secolari del Paese e il rifiuto dell’accettazione di una società senza ascensore sociale come un rischio per il modello di società capitalista.

Sempre più dove una classe dirigente si distacca dalle condizioni reali di vita dei suoi cittadini, in special modo le classi meno agiate, e sempre più questo distacco sfocerà in una mancata comprensione del suo malumore e causerà rotture e fratture sempre meno colmabili con la violenza e la paura.

Questo è accaduto nel 2005, il futuro Presidente Sarkozy bocciò come feccia gli abitanti delle periferie, da pulire con una idro pulitrice.

Oggi analogamente la classe dirigente non si pone il problema dei costi che le proprie scelte errate stanno scaricando sui più deboli.

Gli aumenti di prezzo dei generi di prima necessità, mai compensati da aumenti salariali adeguati, sono mesi che si protraggono gli scioperi dei lavoratori in Francia nel silenzio dei nostri media e nell’indifferenza del governo francese.

Gli aumenti dei prezzi dell’energia elettrica e dei trasporti, che hanno pesantemente inciso sui magri bilanci delle famiglie più povere.

Anche la transizione energetica che le classi dominanti vogliono scaricare nei costi sulle classi più deboli contribuiscono ad esacerbare gli animi.

In Francia il tutto è condito con una situazione di disagio urbano esplosivo garantito da scelte pluridecennali di ghettizzazione mai arrivate ad un dunque, perseverando negli sbagli commessi e preferendo reprimere con durezza il dissenso piuttosto che affrontarne seriamente le ragioni scatenanti.

Nei due mesi di proteste del 2005 gli arresti furono poco meno di 3000, in 5 notti e sei giorni di proteste, oggi, siamo oltre i 3000 arresti, questo ci dice che ci troviamo di fronte ad un orizzonte degli eventi, oltrepassato il quale si cade in un baratro senza fine.

Il conflitto ucraino.

Preoccupa e molto, il continuo riferimento da parte ucraina a rischi legati alla centrale di Zaporizie, questi continui accenni, uniti a esercitazione fatte con la popolazione dei settori limitrofi a nord della centrale, ci mettono in allarme.

La centrale è sotto controllo russo, come ben sapete, pertanto non si comprende come mai i Russi dovrebbero autobombardare la struttura e causare un incidente nucleare.

Esattamente come in passato, gli ucraini annunciano come rischio legato ai russi ciò che loro hanno intenzione di commettere.

Preparano semplicemente il substrato informativo necessario alla campagna mediatica che seguirà l’attacco che opereranno proprio in quel settore, per bollarlo come opera dei Russi.

Abbiamo già assistito alla distruzione della diga di Novo Kakovka, per la quale sono stati danneggiati appunto i Russi che hanno visto la loro parte di territorio allagata pesantemente e molto più che non il settore sotto occupazione ucraina.

I bombardamenti dell’anno scorso, eseguiti dalle truppe del regime di Kiev, avevano danneggiato sicuramente la struttura, questo potrebbe averne provocato il cedimento progressivo. Nessuno ha potuto mostrare prove di esplosioni potenti avvenute nella diga che testimonierebbero un attacco come causa del cedimento strutturale.

Ora però il rischio è assai più grave.

Vertice NATO dell’11 e 12 luglio a Vilnius

Il prossimo vertice di Vilnius è una scadenza importante, il 4 sarà un mese dall’inizio dell’offensiva ucraina, ma di risultati concreti non se ne vedono.

L’Ucraina ha assoluta esigenza di portare sul tavolo qualcosa che garantisca ai governi occidentali di giustificare un ulteriore immenso sforzo per inviare risorse a Kiev, risorse che oramai appaiono estremamente assottigliate.

Un incidente gravissimo di cui accusare la Russia potrebbe servire alla bisogna.

Il bacino del Dnepr ormai divenuto una palude in via di asciugamento e consolidamento, a breve potrebbe divenire attraversabile e rappresentare pertanto un punto di attacco appetibile e meno difeso dai Russi.

L’offensiva sul campo

Ponte Antonovsky

Quando si dice che l’offensiva ucraina vada male, la vicenda del ponte di Cherson ne diviene un esempio.

Inviato un commando oltre la sponda destra del fiume, verso le posizioni russe, le truppe ucraine sono state usate per una missione suicida, senza mezzi con rifornimenti scarsi, hanno cercato di tenere una posizione precaria e inutile per alcuni giorni, uccisi i primi i comandi del regime, hanno inviato via via altri militari tentando di tenere una posizione assurda per poter asserire di aver piazzato una testa di ponte oltre la sponda sinistra del fiume, naturalmente dal punto di vista militare era una follia, un crimine contro i soldati ucraini di fatto, mandarli a morire per esigenze di informazione delle testate occidentali, ma così è e a loro basta quella come ragione.

Il tutto è finito con l’eliminazione delle ultime presenze, e nessuno resta vivo. Forse ne verranno inviati altri e faranno la stessa fine.

Artemovsk

Si riaccende il fronte di Artemovsk.

Le truppe di Kiev hanno attaccato nuovamente le posizioni a sud della città, premendo molto sulle linee russe.

Se questa spinta dovesse proseguire, prevedo che i comandi russi potrebbero ordinare un arretramento delle stesse di alcune decine di metri verso una linea maggiormente difendibile e che poco si presti a sfondamento da parte ucraina.

Nel nord simili tentativi non hanno per ora messo in crisi i punti fortificati delle difese russe, ma ripeto che una vera linea difensiva russa in questo settore sia solo la verticale a nord della città che passa vicino a Krasna Gora e Blagodatne.

Kremennaya

La pressione offensiva russa in questo settore prosegue, gli Ucraini hanno tentato di rispondere contrattaccando ma non hanno sortito alcun effetto.

Kupyansk

I Russi sono avanzati di alcune posizioni in direzione di Kupyansk, ciò richiama rinforzi ucraini in zona, e gli scontri si intensificano, sono segnalate diverse perdite di materiale ucraino ad opera dei droni kamikaze Lancet 3.

Fronti di Rabotino e Velika

Non rallenta l’offensiva ucraina in questo settore.

Se l’impegno non manca, ciò che manca sono i risultati, e una avanzata in settori limitati che in profondità stentano a raggiungere i 2,5 km, possiamo dire che ciò sia più simile ad un fallimento che ad un successo.

Comunque segnaliamo che le fattorie di Rivnopil sono passate sotto il controllo della 31a brigata motorizzata ucraina, che la 4 brigata tank ucraina si è portata in prima linea sul fronte tra Novodonetcke e Staromajorske.

Che in direzione di Rabotino, finora non sfiorato dai combattimenti, le operazioni sono condotte dalla 47a brigata meccanizzata, unità addestrata interamente dalla NATO con armi occidentali e che sta subendo pesanti perdite dall’inizio di questa operazione.

Verso Stepovo la 128a Brigata di montagna non si è più mossa in attacco in questi ultimi giorni.

Il generale Surovikin

La vicenda che lega i nostri media al generale “Armageddon” sono singolari, dopo il fallito ammutinamento della Wagner di Prigozhin, si sono sbizzarriti nell’inventare notizie legate a lui, dicendo che fosse prima sotto interrogatorio e poi agli arresti, naturalmente senza alcuna prova o reale conferma o voce di tutto ciò dal lato russo, ma giustificandolo con il silenzio mediatico del generale.

Peccato che quest’ultimo, non ami apparire, meno che mai durante una fase delicatissima del conflitto, e credo davvero che l’obiettivo di questa polemica fosse proprio il distrarlo dal suo lavoro e magari spingerlo a mostrarsi fornendo magari un elemento di aiuto nell’individuarne la posizione… dovranno fare di meglio.