Editoriale
La Resistenza delle ragazze e dei ragazzi
di Mario Gianfrate
Cucciolo, Balilla, Monello, Madama avevano un’età compresa tra i dieci e i diciassette anni. L’età del gioco e dei primi amori. Eppure, dinnanzi alla possibilità di contribuire alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo, non esitarono a imbracciare le armi; lasciarono la famiglia e si unirono ai partigiani, pagando con la vita. Le storie di questi “adolescenti inquieti”, sono storie di orrore e indicibili atrocità che ci invitano a riflettere su un periodo storico fondamentale per l’Italia, quello da cui ebbe origine la nostra Costituzione. Ha ancora senso, oggi, ripercorrere la grande epopea che è stata la Resistenza? In un momento di disaffezione verso i valori di libertà e giustizia, parlarne si rende più che mai necessario. E, soprattutto, parlare di ragazze e ragazze caduti durante la lotta di Liberazione significa indurre le nuove generazioni quanto meno a riflettere sul valore di quella lotta e sulla necessità di difendere la Costituzione, nata sulle ceneri del fascismo.
Sandro Pertini, Comandante delle Brigate Matteotti e futuro Presidente della Repubblica Italiana, diceva che dietro ogni articolo della Costituzione c’è il sangue di un italiano morto per la libertà. Perché è dalla Resistenza che nasce la nostra Costituzione: parafrasando Calamandrei, uno dei padri più lucidi tra gli estensori della Carta fondamentale dello Stato italiano, se volete conoscere, ragazze e ragazzi, dov’è nata la nostra Costituzione, andate in visita sulle montagne del Piemonte; per le strade di Milano, Firenze, Bologna, dove i partigiani hanno combattuto contro l’invasore tedesco e la tirannide fascista, caduti di fronte ai protoni di esecuzione repubblichini e nazisti; andate in Via Tasso a Roma dove gli antifascisti furono seviziati e assassinati; andate nei campi di concentramento germanici dove, in tanti, morirono di stenti. Visitate quei luoghi, perché è lì che è nata la Costituzione repubblicana.
E dalla riflessione scaturisca un impegno a difendere quella Costituzione, ancora non del tutto attuata – si pensi alla precarietà del lavoro in spregio all’articolo 3 della stessa, allo smantellamento dello Stato sociale -; ai tentativi di violarla attraverso sistemi elettorali in contrasto con i principi democratici su cui essa si fonda; a ribadire che l’Italia ripudia la guerra. Dalla riflessione scaturisca, cioè, ragazze e ragazzi, un impegno fermo, che non ammette compromessi: impegno che – come scrisse Piero Calamandrei, si chiama, oggi e sempre, Resistenza.
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